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Youth League, lo specchio delle difficoltà del nostro calcio

Le formazioni Primavera delle italiane in Europa faticano, Viscidi spiega: «Il meccanismo dei vivai italiani è distorto»

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Cher Ndour, dall'Atalanta al Benfica; Manuel Pisano, dalla Juventus al Bayern Monaco

Alcuni risultati della Youth League fanno riflettere e possono essere argomenti di valutazioni anche e soprattutto sul calcio giovanile di casa nostra.

Le giovanili dell’Ajax riscattano (in parte) la brutta figura della prima squadra sconfitta in Olanda dal Napoli per 6-1. La formazione di Peereboom sconfigge 5-1 il Napoli di Frustalupi. Sempre in Youth League il Barcellona di Oscar Lopez, maramaldo, batte 6-1 a Milano l’Inter di Cristian Chivu. Il Milan di Abate pareggia 1-1 col Chelsea di Brand. La Juventus di Montero supera 3-1 il Maccabi Haifa di Degu. I risultati conseguiti in Champions League dal Napoli e dall’Inter sembravano confermare un grande processo di crescita del nostro sistema. Purtroppo dietro le quinte, in Youth League, hanno stupito le nette sconfitte del Napoli e dell’Inter che sono un po’ lo specchio dell’andamento del settore giovanile italiano, bacino d’utenza dal quale le prime squadre dovrebbero pescare gli eventuali ricambi generazionali. E qui c’è uno spunto che è argomento di accese discussioni sulle metodologie dei tecnici responsabili della preparazione delle nuove leve.

Ad esempio nel campionato inglese le squadre hanno ritmo, intensità, una qualità tecnica media e una velocità superiore. Anche a costo di trascurare le disposizioni tattiche. Gli allenamenti sono finalizzati all’ottenimento di forza e rapidità di esecuzione. I loro allenamenti hanno ritmi diversi dai nostri, quindi più partitelle a tutto campo con un impegno costante e sempre alla ricerca della velocità. La preparazione atletica è una componente importante ma è caratterizzata sempre da una forte determinazione con l’obiettivo di vincere. Non ci sono vincoli anche a costo di rischiare e commettere errori di posizione. Le difficoltà del nostro calcio nei confronti europei sono dettate spesso dalla mancanza di velocità di gioco, dalla corsa e dell’aggressività componenti essenziali della Premier. La fusione di atletismo e qualità ha prodotto risultati vincenti. Il modo di giocare è una conseguenza delle metodologie di lavoro adottate nei settori giovanili inglesi e dalla conseguente mentalità acquisita durante il percorso preparatorio. Da noi il problema nasce alla base. Nella formazione delle giovanili c’è l’abitudine radicata di far prevalere la tattica. Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili: «C’è difetto di formazione. Troppa tattica che inibisce il talento. Il nostro meccanismo è distorto: gli allenatori delle giovanili sono valutati per i titoli vinti e non per i ragazzi lanciati. Per arrivare a un debutto in Serie A c’è dietro un lungo scouting, crescita, lavoro. Contano i risultati, non si tiene conto come si è lavorato sul giocatore».

FUGA DI… PIEDI

L’incidenza di tecnici giusti al momento giusto. A Leao gli hanno cambiato la carriera: Tiago Fernandes, l’allenatore dello Sporting Under 19 e Stefano Pioli che nel Milan gli ha dato fiducia. Leao deve tanto pure a Ibra che gli ha trasmesso la mentalità vincente. E la necessità di essere sempre concentrato. Come se non bastasse ci sono pure giovani calciatori italiani emigrati all’estero. Alcuni pagati a peso d’oro. È il caso di Cesare Casadei dell’Inter, l’ultimo esempio in ordine di tempo. Denis Franchi, portiere classe 2002 di San Vito al Tagliamento, dopo tre anni al Psg U19 ceduto al Burnley. È il primo italiano Under 17 passato da un club dilettantistico a uno professionistico straniero. Il percorso del diciottenne bresciano Cher Ndour, centrocampista centrale di 190 cm, dopo sette anni nell’Atalanta dal 2021 è in Portogallo al Benfica “B” e ha vinto la Youth League sconfiggendo in finale 6-0 il Salisburgo e segnando pure un gol. Primo italiano a riuscirci. Ha vinto poi all’Estadio Centenario di Montevideo pure la Coppa Intercontinentale U20 contro il Penarol (0-1). Nato a Brescia da padre senegalese e madre bresciana, ha giocato 4 anni nelle giovanili bresciane per poi passare all’Atalanta, e quindi è approdato a Lisbona nell’Aguias (Aquile). Filippo Calixtè Manè, difensore centrale classe 2005 all’U19 del Borussia Dortmund, pure lui senegalese da parte di padre e nato a Magenta, ha già totalizzato 15 presenze nella Nazionale U17 di Corradi. In Germania è approdato lo scorso anno dopo trascorsi nel Novara e nella Sampdoria. Suo coetaneo nel Borussia è Vincenzo Onofretti, ala destra che ha ottenuto 15 presenze nell’U17. Vincenzo è nato ad Arnsberg da padre italiano e madre portoghese. Fabio Chiarodia è nato ad Oldenburg e gioca a Brema. Difensore centrale classe 2005 che ha già una quotazione di mezzo milione di euro. Figlio di genitori italiani che da Cinto Maggiore in provincia di Venezia nel ’93 sono emigrati in Sassonia. A 9 anni è passato all’Academy del Werder Brema. Nel dicembre dello scorso anno, a soli 16 anni e 168 giorni, ha esordito sia pure per alcuni secondi in prima squadra. In Germania non mancano gli attaccanti nati in Italia. Manuel Pisano da Torino, classe 2006, cresciuto prima nel vivaio del Pozzomaina, società piemontese di Promozione poi nella Juventus. Il Bayern lo ha strappato al club bianconero e gli ha dato la maglia numero 9 dell’Fbc Juniors U17, academy dei campioni di Germania. Prima punta, grande fisico e spiccato senso del gol. Nicola Tresoldi, attaccante 2004, la sua vita cambia quando nel 2017 la sua famiglia si trasferisce ad Hannover. Nicola è bravo negli studi e anche coi piedi, dote quest’ultima che il responsabile sportivo del suo istituto scolastico, lo segnala all’Hannover 96. Tresoldi inizia a giocare e a segnare (con una media di 20 gol a stagione). Debutta in prima squadra in un’amichevole contro l’Union Berlino. Non solo in Germania fioriscono giovani italiani. Il difensore classe 2006 Andrea Natali dopo trascorsi nelle giovanili dell'Espanyol da più di un anno milita nella cantera del Barcellona. Natali è stato convocato da Massimiliano Favo responsabile dell’U15, la più giovane delle selezioni azzurre.

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