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Politica Sportiva

Le colpe dei club: alle supercazzole dei "federali" servono le uova

La Lombardia capofila, questa volta però sarà difficile riuscire a metterci una pezza

Uova

Un ottantenne con la bronchite, senza voce, pallido, ma il suo intervento è un manifesto per le società e al tempo stesso una grave accusa nei confronti di chi ha gestito il calcio negli ultimi anni. Carlo Tavecchio apre l’assemblea di metà mandato con il suo solito pragmatismo, diretto, ripercorre la storia, a partire da quando ministro era Pescante e lui guidava la Lega Nazionale Dilettanti, per spiegare ai suoi club cosa si è fatto, cosa andava fatto, dove si è sbagliato, dove adesso bisogna incidere. Ma non sarà facile. Perché pretendere che con il Decreto Milleproroghe si possa affossare la legge Spadafora è impossibile, si può mettere al massimo una pezza. Ormai la frittata è stata fatta.

E allora si lavori sui ristorni, questo l’appello, dopodiché a Tavecchio va riconosciuto che lui, quando era presidente federale, aveva già messo sul chi va là le società, avvertendole che se non si metteva mano al vincolo lo avrebbe fatto (male) la politica, e le società, a quel punto, avrebbero dovuto subirne le conseguenze. E così alla fine è andata. Sperare ora che i vertici federali, quegli stessi che sono stati incapaci di fare attività di lobby quando era necessario, risolvano il problema è utopia. Ma i veri colpevoli sono i presidenti di società, perché non si può applaudire il presidente della LND quando dice che “dobbiamo capirla questa riforma”, oppure “dobbiamo sfidare la dimensione di quello che abbiamo di fronte e capire come accompagnare questo processo in maniera intelligente”. Io mi sarei alzato e avrei messo mano alle uova.

Giancarlo Abete, commissario della Lega Nazionale Dilettanti, e Carlo Tavecchio, presidente del Comitato Regionale Lombardia

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