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Politica sportiva

Sono pronti a morire (per una sedia) nel nome della lealtà: tutte balle

Se il calcio italiano è sempre più in crisi la colpa però è soprattutto delle società di calcio

Sono pronti a morire (per una sedia) intanto le società annegano nella burocrazia

Il calcio "ingrassa" così tanti dirigenti federali che alla fine del calcio stesso non interessa più niente

C'è chi accusa il sistema, chi i dirigenti federali, chi la politica. La risposta è molto più semplice e questo vale non solo in casa della Federcalcio ma a trecento sessanta gradi coinvolge l'intero Paese. Siamo cioè sempre pronti a lamentarci ma alla fine consegnamo, attraverso il voto, il potere a chi alla fine poi pensa solo ed esclusivamente ai propri interessi e la volontà di cambiare resta solo e sempre sulla carta.

Gabriele Gravina, attuale presidente della Federcalcio, dopo la batosta rimediata ai campionati europei in Germania con la Nazionale guidata dal commissario tecnico Luciano Spalletti, ha preso tutti in contropiede convocando l'Assemblea elettiva. Siamo nel quadriennio olimpico, tutte le cariche elettive in seno allo sport italiano devono essere rielette e lui non ha molte speranze visti i disastri della nostra Nazionale, tenta quindi un ultimo disperato tentativo e cioè impedire alle possibile altre candidature di organizzarsi.

Stessa cosa vale per il Comitato regionale Piemonte Valle d'Aosta. Così ieri, venerdì 12 luglio Mauro Foschia, l'uomo del calcio a 5 diventato presidente per volere di Christian Mossino e tutti coloro che in Mossino hanno creduto, ha chiesto al Consiglio di Lega della LND di poter votare il 31 luglio. Il 31? Direte voi, sì il 31 perché in questo modo se c'è qualcuno che pensa di potersi candidare non ha materialmente il tempo per riuscire a raccogliere le firme eccetera. Ovviamente tutto legittimo ma molti si sono stupiti, altri invocano un mancato confronto elettorale che è il sale della democrazia, altri mettono in campo gli avvocati.

Tutto questo però non stupisce chi si occupa di politica sportiva. In 35 anni da cronista ho visto più dirigenti saltare i fossi da una parte e dall'altra di uno schieramento per pura convenienza personale, invocando quasi sempre un presunto impegno morale, che palloni da calcio. Tutte balle. Del calcio a questi dirigenti non frega assolutamente nulla, interessa una sola cosa: la poltrona. Se ai dirigenti federali interessasse qualcosa il nostro calcio non sarebbe in questo stato, la legge dello sport non sarebbe mai stata approvata o quantomeno non così.

Scaricare però tutto sui dirigenti federali è troppo comodo, la più grande responsabilità è in capo ai presidenti di club e quindi alle società che sono completamente assenti ai dibattiti politici veri, completamente allo scuro di come funzioni la macchina federale, che votano sempre sempre sempre a favore del sistema. Questo perché? Perché il sistema è costruito così, perché le Delegazioni provinciali sono occupate da dirigenti che a loro volta tengono alla poltrona prima che alle società, che ti invitano a portare loro la delega del voto perché … non stare a perdere tempo … ci penso io. Per un cambiamento vero bisogna smettere di parlare di incarichi e iniziare a parlare di calcio.

Nessuno vi garantisce che se votate un nuovo presidente, altri consiglieri, cambierà tutto, ma un cosa è certa e cioè che se continuerete a votare coloro che vi chiedono il voto da 20 anni e per voi hanno fatto solo chiacchiere e continuano a farle, la vostra situazione non migliorerà.

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