Politica sportiva
14 Luglio 2024
Christian Mossino, Elisa Candido, Eudo Giachetti, Gianni Ventura: per il calcio hanno fatto cose incredibili (solo non ci vengono in mente adesso)
Ogni volta che sento parlare un dirigente federale mi viene l'orticaria. Sono così chiusi nel loro mondo, sempre a caccia di visibilità, carriere, qualcuno di soldini, poltrone che ormai hanno tutti lo stesso disco pronto a partire e a ripetere all'infinto le stesse banalità.
In questi giorni, con le elezioni alle porte, sono due gli argomenti che tengono banco e quindi danno il via ai ritornelli. Se l'obiezione è: veramente volete proporre Abete presidente della Federcalcio? La risposta è sempre la stessa: E chi metti? Come se questi dirigenti triti e ritriti che hanno portato nel calcio italiano solo morte e distruzione potessero essere la medicina giusta a danni causati da loro stessi. Vi pare una cosa sensata? Obiettivamente, pensatesi un momento.
La seconda obiezione riguarda il cambiamento. «Tutti dicono che vogliono cambiare questo calcio ma nessuno spiega cosa». Mai abusare della pazienza dei lettori, ma c'è un solo presidente, uno, datemi il nome, che crede che la riforma dello sport sia una cosa buona e giusta? «Sì ma noi abbiamo dovuto subirla e abbiamo fatto di tutto per contrastarla». Balle grosse come una casa. L'attuale classe dirigente a partire proprio da Abete, Mossino, e tutti i presidenti di regione Foschia in primis, avrebbero dovuto mettersi per traverso. Senza dimenticare che la Federcalcio, unica in Italia, è riuscita a peggiorare con le sue Noif la legge.
Questo è quello che bisogna fare, chiedere l'abolizione della legge, o quanto meno modificarla affinché colpisca coloro che realmente sfruttano le ASD per fare business, non le società di calcio che occupano il territorio e svolgono una funzione sociale. È una cosa talmente facile che tutti lo dovrebbero capire. Tutti. Carlo Tavecchio, che era un dirigente competente, chiedeva di inserire una riga semplice semplice e cioè che la legge si applicasse solo per i campionati nazionali. Fine.
Sulle personalità che in Italia potrebbero fare il presidente della Federcalcio meglio di Gravina anche qui non vogliamo abusare della pazienza dei lettori. Verrebbe sarcasticamente da dire chiunque. Il compito dei giornali è un altro, sappiamo bene che proporre dei candidati significa sostanzialmente "bruciarli", eliminarli cioè da una ipotetica candidatura. Se dipendesse da noi proporremmo una donna a capo della Federcalcio, una personalità non vincolata alle logiche di potere che sta guidano l'attuale governance.
Una manager capace di fare tabula rasa, capace di ricostruire una struttura nuova, con dirigenti anch'essi non invischiati in … do una mano a te e tu dai una mano a me … che riporti quell'euforia che serve nel nostro sistema calcio.
Il nostro naturalmente è un sogno e tale resterà. In Federcalcio fanno carriera i mediocri.