L'intervento
17 Luglio 2024
Nell’edizione domenicale del Sole 24 Ore del 7 Luglio il primo quotidiano economico-politico finanziario italiano elenca dieci mosse per dare più continuità di valore (e di risultati) al calcio – La prima interessa le “radici” del sistema: l’avviamento alla pratica del calcio
Il calcio in Italia è lo sport più popolare, più praticato e più industriale.
Ciò scritto, la “produttività” della massima espressione di quella che all’estero è conosciuta come una forma di italianità, la “Nazionale” (anche gli “Azzurri”), nei primi ventiquattro anni del 21° Secolo appare criticabile: due i titoli riportati (quello mondiale 2006 e quello continentale 2020/2021), tuttavia fra i due e dopo l’ultimo si contano diverse esperienze deludenti.
“Il Sole 24 Ore” domenicale da molto tempo dedica una pagina agli eventi sportivi nazionali ed internazionali che si susseguono annualmente lungo il calendario, declinandoli per lo più sotto gli aspetti economico-finanziari.
Domenica 7 Luglio il giornalista Marco Bellinazzo, espero di economia del calcio, si è spinto oltre, presentando un elenco di 10 interventi commentati per un definitivo salto di qualità del sistema calcio. Una sorta di documento programmatico in tempi di elezioni degli organismi territoriali e nazionale della FIGC.
La prima delle 10 “mosse per il rilancio” è titolata Calcio per tutti – Sport a scuola e voucher per i meno abbienti.
Il modello delle “scuole calcio” a pagamento e la riduzione degli storici luoghi in cui veniva praticato gratuitamente – come gli oratori – sta rendendo il calcio sempre meno sport di massa.
Come ha ricordato il presidente dell’Inter Beppe Marotta qualche giorno fa, invece, “il gioco del calcio deve essere gratuito. La statistica dice che i talenti escono dai ceti meno abbienti. Il sistema scolastico deve permettere di giocare a calcio e praticare discipline sportive”.
Per i meno abbienti dovrebbe essere anche potenziato un sistema di voucher e bonus per favorire la pratica sportiva.
Procediamo con ordine e alcune premesse.
1. LA POSIZIONE DE “IL SOLE 24ORE” (MARCO BELLINAZZO) DEL 7 LUGLIO 2024
1. Condivisione in pieno della “visione” di Beppe Marotta: approdare nell’èra contemporanea alla gratuità dell’avviamento e dell’insegnamento del gioco del calcio.
2. LA “VISIONE” DI BEPPE MAROTTA
Il presidente del Football Club Internazionale Milano ha a cuore da tempo i vari aspetti inerenti il calcio giovanile. Periodicamente, in occasione di interviste e dichiarazioni pubbliche, ne parla. In merito al tema del “fu calcio gratuito quello negli oratori” il dirigente fotografa la realtà, forte anche delle origini lombarde; a proposito del “calcio a scuola” a chi scrive egli appare come persona equilibrata che si guarda bene dal preconizzare il calcio in esclusiva come “pratica obbligatoria” nell’àmbito dell’educazione motoria scolastica.
Nei primi giorni di Luglio in corso ecco l’esplicitazione del contenuto forte: la gratuità dell’avviamento alla pratica del calcio. Motivata anche e soprattutto dallo scenario che si evince dalle statistiche: quella serie di doti che inglobiamo nella parola “talento” e che è indispensabile per l’inserimento nella carriera lavorativa calcistica è inversamente proporzionale al grado di abbienza della famiglia di appartenenza. Ed intorno a questo ragionamento a voce alta del manager lombardo “Il Sole 24ORE” avanza appunto la soluzione “tecnica” del “voucher/bonus calcio”.
Per la cronaca, pochi giorni dopo l’esternazione in parola è stato richiesto in merito un pensiero al Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Malagò, in occasione di una intervista volante; dopo aver condiviso i contenuti dell’analisi, Malagò in modo diciamo retorico ha domandato al presidente del club meneghino di enunciare la fonte di risorse in grado di sostituirsi alle famiglie nella corresponsione delle quote corsi calcio alle associazioni sportive dilettantistiche.
Una considerazione quella di Giovanni Malagò che si potrebbe leggere non tanto in termini di fabbisogno finanziario (tema per certi versi scontato), quanto per un aspetto giuridico, di cui andremo a trattare nell’ultimo paragrafo del presente testo.
3. LE PAROLE CHIAVE SUL TAVOLO
Ci sono: oratori, sistema scolastico, scuole calcio a pagamento, gratuità, scarsa abbienza e voucher/bonus. Non dimentichiamo però l’importanza dei numeri, che impiegheremo nello sviluppo del tema.
A. INSEGNAMENTO DEL CALCIO GRATUITO: CHI SONO I POTENZIANALI DESTINATARI E QUANTI SONO?
Partiamo da un punto fermo: l’insegnamento del gioco del calcio lo correliamo a bambini dai 5 ai 10 anni (Primi calci e Pulcini).
Negli ultimi 5 anni conclusi (2019/2023) la popolazione maschile di quella fascia biologica conta circa 1.600.000 unità. Ad essa aggiungiamo una quota parte del 5% per individua le potenziali bambine interessate dal tema.
Nello stesso arco di tempo sulla base dei dati FIGC la media annuale di bambini (e bambine) iscritte ai corsi Primi calci e Pulcini ammonta a circa 345.000 unità.
345.000 unità coinvolte nelle scuole calcio a pagamento su 1.680.000 unità potenziali, quindi il 21% circa, 1/5 della intera popolazione di fascia biologica inerente.
Lasciamo a “Il Sole 24ORE”, a Marco Bellinazzo, o forse meglio ancòra al presidente nazionale della FIGC, Gabriele Gravina, il comprendere se tale percentuale sia soddisfacente e se sia possibile incrementarla nella realtà.
Forse a partire anche da una verifica che non dovrebbe competere ad “Il Sole 24ORE”: le metodologie di insegnamento nelle scuole calcio (a pagamento) in termini per esempio di esplicazione dei “fondamentali” piuttosto che di riconoscimento dell’importanza anche della “individualità spontanea” all’interno di una disciplina sportiva che rimane “collettiva” (la occupazione ordinata del campo di gara attraverso i famosi “moduli di gioco”).
B. SISTEMA SCOLASTICO ED INSEGNAMENTO DEL CALCIO
Ammesso che un giorno il sistema scolastico (su base nazionale e/o su base regionale) si surrogherà al volontariato sportivo (asd / ssdrl) nella promozione, diffusione e pratica dell’esercizio fisico determinando la nascita del movimento sportivo scolastico, è arduo il pensare che i vertici del dicastero dell’ Istruzione (o degli Assessorati regionali alla istruzione) possano approvare provvedimenti che statuiscano come “materia obbligatoria” nell’àmbito dei programmi di attività motoria nella scuola dell’infanzia ed in quella primaria l’apprendimento del gioco del calcio.
C. ORATORI E GIOCO DEL CALCIO
Gli oratori “attivi” nella Penisola sono circa 6.000, di cui il 40% nella Regione Lombardia (vedi accostamento con Beppe Marotta al punto 2 sopra). Quanti siano dell’ 1.680.000 bimbi e bimbe (5/10 anni) a frequentare i 6.000 oratori per giocare in modo continuativo a calcio pare che non sia un dato a sapere.
Ora se è vero che la realtà del sacerdote che, dismessa la tonaca, scende in campo insieme con gli infanti fidelizzati alla parrocchia per misurarsi in appassionate contese pallonare pomeridiane, appare per lo più inverosimile, è altrettanto vero però che esistono due Enti di Promozione Sportiva, CSI (Centro Sportivo Italiano) e PGS (Polisportive Giovanili Salesiane), che contemplano fra le discipline sportive esercitate il gioco del calcio e le cui associazioni sportive dilettantistiche affiliate sovente fanno base negli oratori (in Lombardia ed in Emilia Romagna in particolare).
Dei 18.000 circa atleti minori (8/18 anni) a livello nazionale tesserati alle circa 13.000 Asd affiliate CSI (dati anno 2023), possiamo pensare che il 5% (900 unità circa) possa essere ascritto ai potenziali destinatari della questione in trattazione.
Un numero esiguo che tuttavia merita considerazione.
Naturalmente oggigiorno con “quel passato” vi sono due differenze basilari: per quanto più contenute nelle dimensioni, anche le Asd affiliate CSI/Calcio e dimoranti presso gli oratori in genere richiedono alle famiglie una quota corso; a scriverla tutta poi in “quel passato” l’accostamento dell’ “insegnamento del calcio” (inteso in senso accademico) con gli oratori non regge più di tanto; insomma, ci si auto-formava quotidianamente osservando ed emulando i ragazzi più alti (o più dotati). Con un occhio anche ai campioni della serie A in televisione (90° Minuto).
D. SCUOLE CALCIO FIGC (UNA VOLTA “NUCLEI ADDESTRAMENTO GIOVANI CALCIATORI – NAGC”)
I dati 2022 fonte FIGC/LND: 6.624 scuole calcio suddivise fra Scuole Calcio Élite, Scuole di Calcio e Centri Calcistici di base.
In soldoni, 6.600 circa poli di avviamento al gioco del calcio che ospitano 345.000 circa tra bimbi e bimbe.
“Calcio e Finanza”, la prima testa giornalistica italiana on-line dedicata agli aspetti economico-finanziari del calcio in particolare, nel Gennaio 2021 (ante entrata in vigore del “lavoro sportivo” ed ante incremento significativo dei costi energetici) ha svolto una ricerca circa le dimensioni delle rette pagate dalle famiglie alle Asd gerenti le scuole calcio. A seguire le risultanze.
E. SCUOLE CALCIO – LE RETTE IN CAPO ALLE FAMIGLIE (CALCIO E FINANZA - GENNAIO 2021)
L’indagine ha interessato circa 100 scuole calcio, a campione su tutto il territorio nazionale, nelle grandi città ed in quelle di provincia.
In estrema sintesi le fasce in media:
- 39% fra 200 e 300Euro
- 28% fra 300 e 400Euro
- 23% fra 100 e 200Euro
- 7% fra 400 e 500Euro
- 3% fra 500 e 600Euro
Non rappresentative le casistiche “corsi gratuiti”, da 0 a 100Euro ed oltre 800Euro.
Come scritto, si tratta di dimensionamenti base anno 2021. Non è del tutto fuori luogo pensare che negli ultimi 3 anni, a causa di una serie di fattori (caro energia, lavoro sportivo, incerta disciplina iva …), alle suddette rette in media sia stata applicata una politica tariffaria incrementativa.
F. IL TALENTO CALCISTICO INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLA CAPACITA’ REDDITUALE DELLA FAMIGLIA (BEPPE MAROTTA)
Di studi in materia di ricerca e di selezione del talento (scouting) nel calcio e nello sport in generale di certo ne esistono in un numero elevato.
Negli Usa il tema del rapporto fra il successo dei calciatori brasiliani (anni 60/70) e le umili origini fu oggetto di studio a livello universitario.
Persino Papa Francesco, enunciando alcuni pensieri in merito alla pratica sportiva, ha citato il “riscatto”:
|…| I poveri hanno sete di riscatto: offri loro |…| un paio di scarpette, una palla e si mostrano capaci di gesta impensabili. La fame, quella vera, è la motivazione più formidabile per il cuore: è mostrare al mondo di valere, è cogliere l'unica occasione che ti danno e giocartela. Questa è gente che non vuole farsi raccontare la vita, vuole vederla con i suoi occhi. Ha fame, tanta fame di riscatto. Per questo certe vittorie portano a commuoversi".
Chi scrive non ha conoscenza di “statistiche” (alle quali fa riferimento il dirigente Beppe Marotta) circa il rapporto inversamente proporzionale fra talento calcistico e condizioni di “abbienza” delle famiglie in Italia.
Sta di fatto che nell’indagine di “Calcio e Finanza” sopra citata circa la politica tariffaria delle scuole calcio, le difficoltà delle famiglie nel sostenere in linea generale l’impegno finanziario è emerso in modo significativo.
Morale: tutto ciò premesso e considerato, il giornalista Marco Bellinazzo giunge ad affermare che il calcio sarà sempre meno sport di massa in Italia.nEd enuncia la soluzione tecnica ai fini di giungere ad una “gratuità” dell’avviamento della pratica del calcio in grado di mitigare quello scenario: la istituzione di un bonus calcio.
Per cercare di comprendere i termini della proposta de “Il Sole 24ORE” facciamo una digressione circa un bonus vigente da anni e per alcuni versi similare; il bonus cultura.
G. IL BONUS CULTURA: I NUMERI EFFETTIVI
Il “Bonus Cultura 18app” è stata un’iniziativa introdotta dal Governo Renzi nel 2016 con l’obiettivo di ispirare e diffondere la passione per la cultura tra i giovani. Questo programma annuale, rivolto ai ragazzi di 18 anni, ha offerto loro l’opportunità di ricevere un buono del valore di 500 Euro spendibile in una varietà di settori culturali.
I tagliandi dei bonus cultura ricevuti dai giovani acquirenti vengono monetizzati dagli operatori economici fornitori dei beni e dei servizi per il controvalore in euro dal MEF / Dipartimento del Tesoro. Che utilizza una parte del gettito fiscale annuale per rifondere appunto gli operatori economici a fronte della presentazione dei bonus. Il tutto entro un tetto annuale che, in sede di Legge di Stabilità, viene fissata dal legislatore.
Nel solito arco di tempo quinquennale 2019/2023 preso in considerazione, il tetto medio annuale delle risorse messe a disposizione per la agevolazione in parola è stato di circa 190milioni di euro.
Trattasi di un impegno (stimato) nel Bilancio statale annuale che naturalmente va poi coperto con le risorse del gettito tributario introitato dai cittadini e che, in ogni caso, per ciascun anno del periodo in questione non è stato del tutto “consumato”.
Diciamo che in media annualmente sono stati circa 380.000 i neo diciottenni che hanno utilizzato il bonus cultura (190.000.000Euro: 500Euro = 380.000).
Seguendo l’indicazione de “Il Sole 24ORE” trasliamo il tutto in chiave “bonus calcio”.
H. “BONUS CALCIO (PROPOSTA DE “IL SOLE 24ORE”: I NUMERI IPOTETICI
Riprendiamo le cifre sostanziali della questione:
- la cifra annua media di 345.000 bimbi e bimbe coinvolte nelle scuole calcio è in linea con quella dei 380.000 giovani 18enni destinatari del “bonus cultura”;
- la cifra unitaria del bonus cultura pari a 500Euro è altrettanto in linea con la media delle politiche tariffarie delle scuole calcio di cui al punto E sopra.
Tra l’altro, a proposito di “abbienza”, per l’anno in corso il diritto all’accesso al bonus culturale è stato condizionato dal legislatore sulla base dell’indicatore ISEE del nucleo famigliare e sulla base dei risultati scolastici ottenuti dal giovane richiedente.
Ciò scritto, volendo ignorare l’indicatore ISEE, il fabbisogno finanziario annuale per istituire il “bonus calcio” ammonterebbe a circa 172,5milioni di euro (€ 500 bonus unitario x 345.000 famiglie coinvolte), un valore inferiore al dato medio quinquennale del “bonus cultura”.
L’ammontare medio annuale del prelievo fiscale (Irpef, Ires, Iva) in capo ai contribuenti dello sport professionistico, che di fatto appartengono nella stragrande maggioranza all’industria del calcio, si aggira intorno al miliardo di euro.
Una cifra che garantirebbe persino la copertura non solo del “bonus calcio”, ma di un ipotetico “bonus sport” a favore di tutta la popolazione potenziale della fascia biologica in questione (€ 500 x 1.680.000 = € 840.000,000).
Si tenga conto però che una quota parte oscillante fra il 35/40% di tale gettito, in sede di Legge di Bilancio, viene dallo Stato impiegata per contribuire a finanziare lo sport italiano (costi di funzionamento CONI/CIP/FSN/DSA/EPS, organizzazioni attività promozionali ed agonistiche, missioni olimpiche).
Tenuto conto di quanto sopra, come si usa dire la coperta è corta; in ogni caso difficilmente gli altri settori di spesa pubblica rimarrebbero silenti innanzi ad un riversamento completo allo sport del gettito tributario originato dallo sport.
Ora, ammettendo in astratto che gli altri gerenti i servizi pubblici accettassero invece l’incremento significativo delle somme destinate allo sport per il “bonus calcio” (€ 172.500.000 circa), ebbene la vera questione che si presenterebbe sarebbe di carattere meramente giuridico:
di fronte ad una popolazione potenziale annua di 1.680.000 destinatari di un “bonus sport” quale attore decisionale riesce a dotarsi di una copertura legislativa fondata per circoscrivere a 345.000 beneficiari (su una popolazione di 1.680.000 persone) l’agevolazione del “bonus calcio”?
Cerchiamo di rispondere nell’ultimo paragrafo.
I. BONUS CALCIO: UNA PARTITA GIURIDICA NON SEMPLICE
Nel caso del “bonus cultura” l’iniziativa della istituzione (eventualmente mutuata da ordinamenti giuridici stranieri) fu dello Stato. Non ci fu una proposta formale di organismi “esterni”, anche parastatali, come potrebbe essere il CONI.
A proposito del CONI, Confederazione delle Federazioni Sportive e delle Discipline Sportive Associate, l’articolo 3 dell’edizione 21 Novembre 2023 del suo Statuto recita che “Il CONI promuove la massima diffusione della pratica sportiva, … omissis …”.
Alla luce di quanto sopra è arduo (per non scrivere impossibile) che sia il CONI a farsi interprete della proposta “bonus calcio” presso il legislatore.
Non solo questo; la sua posizione diciamo di “neutralità” statutaria potrebbe essere certificata anche innanzi ad una iniziativa di proposta del “bonus calcio” a cura del soggetto istituzionale più logico: la FIGC. Federcalcio che, in ogni caso, farebbe bene a cercare formalmente il consenso del CONI, per evitare il ripetersi della vicenda “bonus sponsorizzazioni sportive” (anno 2020): allorché il Parlamento decise di escludere dal beneficio gli operatori economici che sponsorizzano le Asd/Ssdrl in regime agevolato ex Legge n. 398/1991, il CONI rimase in sostanza silente, non essendo stato coinvolto nell’iniziativa avviata da alcune leghe sportive di alcune federazioni.
Quindi la FIGC, incassata la dichiarazione di neutralità da parte del CONI, comunque coinvolto, si farebbe attrice della proposta del “bonus calcio” verso lo Stato. Oppure, come scritto in apertura per il bonus cultura, potrebbe essere lo stesso legislatore statale a prendere l’iniziativa.
Il “braccio operativo” esiste dal 2012, si tratta del Dipartimento dello Sport del Governo che, secondo la stesura dell’ultima edizione del Regolamento del 28 Maggio 2020, fra le varie funzioni è previsto che esso “cura le procedure inerenti i contributi in materia di sport rivolti alle famiglie, … .
Le risorse quindi dal MEF/Dipartimento del Tesoro verrebbero bonificate sul conto corrente della società “Sport e Salute spa” che, dal 1° Gennaio 2019, di fatto opera quale “tesoriere” del sistema sportivo nazionale (per intenderci esso gestisce la quota parte del gettito fiscale proveniente dal comparto sportivo professionistico di cui al punto H sopra).
Giunti a questo punto non rimane che il passo cruciale al quale molto probabilmente allude Giovani Malagò (vedi punto 2 sopra): quale attore decisionale legislativo (Governo e/o Parlamento) è in grado di inserire in modo congruo, fondato il “gioco del calcio” fra i settori merceologici in cui l’espressione Made in Italy è indicativa secondo i dettami dell’art. 16 della Legge 20 Novembre 2009, n. 166, al fine di poter motivare l’istituzione di un “bonus calcio” (345.000 beneficiari) innanzi ad un panorama sul quale operano altre 44 federazioni sportive che, sulla carta, rappresentano la popolazione di 1milione e 300mila persone (5/10 anni) fuori dal calcio, dalle scuole calcio a pagamento?
Una questione alta, da Sabino Cassese, eccellente giurista specializzato in materia di pubbliche funzioni.