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Studiò dal vivo Liedholm e altri grandi rossoneri, da oltre trent'anni allena i ragazzi del suo paese

A tu per tu con Alberto Icardi, fratello dell'ex colonna del Milan anni '80 Andrea, tecnico "guru" del calcio di Trezzano

Studiò dal vivo Liedholm e altri grandi rossoneri, da oltre trent'anni allena i ragazzi del suo paese

«Trentaquattro anni di carriera, ma questa è la prima volta che mi trovo ad allenare due squadre, vedendomi impegnato sette giorni su sette con questo sport meraviglioso, e misterioso. La passione non smette mai, e vivere a contatto con i più giovani ti trasmette così tanta energia». Alberto Icardi è un uomo di calcio, e un uomo di Trezzano. Da giocatore: «Mi sono fermato a 26 anni. Sentivo di non essere più al massimo della condizione, così ho scelto di cominciare subito ad allenare», e poi da tecnico in tutte le realtà in riva al Naviglio: dalla Vigor Trezzanese, all’AC Trezzano, fino all’attualità del Real. «È quello che ho sempre voluto fare. Quando incontro un ragazzo per strada a Trezzano è facile che sia uno che ho allenato personalmente».

Alberto Icardi trentenne in uno dei rari momenti senza calcio

Oggi l’impegno è sui 2010 e sui 2012 di via don Casaleggi, e sugli Esordienti Icardi dice: «Le categorie di passaggio sono le più difficili, ma spesso anche le più affascinanti. Sono ancora ragazzini ma vedi gesti tecnici che non ti aspetti. Per loro questo è un periodo cruciale, si comincia a salire nella piramide selettiva, da qui in avanti sono in molti quelli che decidono di lasciare a fronte del maggior impegno richiesto in agonistica». E come sono, in particolare, i 2010 di Icardi? «Di solito mi piace prendere gruppi più indietro, e farli crescere. Con loro questo non è stato necessario. Erano già bravi. Quando hai dei giocatori che hanno un’anima, devi solo fare in modo che questa venga trasferita a tutta la squadra e ne esalti le qualità; abbiamo molti giocatori offensivi, per esempio, per questo abbiamo un’anima propositiva, siamo un gruppo che gioca sempre sull’avanzamento, a costo di prenderci qualche rischio. Del campionato invernale sono molto contento. Siamo arrivati dietro solo all’Atletico Alcione, una squadra che ha subito solo un gol: ma quell’unico gol glielo abbiamo fatto noi!».

Il flusso di coscienza calcistico tocca tanti argomenti, per esempio gli Small Sides Games: «Difficili da organizzare da gestire, una scelta a mio avviso un po’ cervellotica. Erano meglio gli Shootout, più rapidi e anche più divertenti per i ragazzi». Risultati, prestazioni: «La competitività è aumentata perché il nostro è un mondo che va sempre più veloce. Ma un risultato può essere positivo anche se parziale. Vincere anche solo uno dei tempi, subire meno gol della volta precedente, o segnarne uno in più. L’importante con i bambini è non farli abbattere quando i risultati non sono quelli sperati». La speculazione filosofica sulle generazioni: «Oggi l’attenzione è diminuita perché ci sono più distrazioni, ma la capacità di apprendere e applicare è migliorata. Non c'è differenza sui valori immediati e quotidiani. Oggi i bambini sono l'evoluzione di quello che erano ieri. Ma la base la stessa».

DUE FRATELLI NEL CALCIO

Alberto Icardi è il fratello maggiore di Andrea Icardi, ex calciatore professionista che vestì per 117 volte la maglia del Milan tra il 1980 e il 1986, scendendo e risalendo dalla Serie B insieme ai rossoneri. Icardi giocò successivamente anche per Atalanta, Lazio e Hellas Verona, prima di intraprendere l’esperienza Australiana con i Marconi Stallions. Cominciò anche la carriera di allenatore proprio lì dove aveva terminato quella da calciatore, per poi tornare in patria ed allenare nelle giovanili di Milan, Monza e Alessandria. Ha poi guidato Derthona e Voghera. Dopo aver collaborato ancora con il Milan, oggi è impegnato con un importante progetto negli Emirati Arabi. «Con Andrea ho sempre avuto un grande rapporto - racconta Alberto Icardi - mai minato da screzi o litigi, alimentato invece da un confronto su tutti i temi, ovviamente anche quelli calcistici. Da fratello maggiore ho cercato di essergli sempre di supporto. Lo portavo a Milanello, si può dire che ho imparato a fare il tecnico seguendo lui, osservando il lavoro di gente come Zagatti, Galbiati, Giacomini, Radice, Castagner e Liedholm. È bello oggi, dopo tanti anni, frequentare il Vismara e osservare ancora da vicino i metodi di lavoro degli allenatori rossoneri».

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