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Vamos Giulia! La leggenda ti attende

La "divina" Dragoni passa dall'Inter al Barcellona; a 16 anni è la prima italiana a indossare la camiseta blaugrana

Giulia Dragoni

Era il 3 dicembre del 2018, poco più di quattro anni fa, e sulla prima pagina del nostro inserto dedicato alla Scuola Calcio (Terzo Tempo) scrivevamo così.

Qui di normale c’è poco o nulla: l’aggettivo più corretto è “straordinaria”. Col pallone tra i piedi fa delle cose incredibili, difficili solo a pensarsi per i più. Mavillo Gheller, vedendola giocare, ha usato queste parole: «Quella ragazzina vale mezza squadra». Giorgio Fabris, Responsabile Tecnico del CFT di Quarto Oggiaro, non ha dubbi: «Io la seguo da tre anni. Non ho mai visto una così. È un talento puro: può diventare lo spot per tutto il calcio femminile».

È proprio questo il ruolo che noi affidiamo a Giulia. Veder giocare le bambine è un’esperienza speciale: hanno una capacità innata di creare empatia tra loro e il pubblico. E hanno ottime capacità tecniche, perché non è vero che il calcio femminile è meno qualitativo rispetto a quello maschile. Giulia, che oggi veste la maglia biancorossa del Cimiano, rappresenta il grado massimo della spettacolarità in rosa (come la fascetta che è diventata il suo tratto distintivo). A detta di molti è la migliore 2006 d’Italia. Lo ha dimostrato nella Danone Cup 2018, quando ha indossato la casacca nerazzurra dell’Inter e si è presa la scena di Coverciano. Nonostante sulla sua carta d’identità sia scritto “novembre 2006”, ha fatto la differenza in mezzo a compagne e avversarie classe 2004: il gol alla Roma e la tripletta al Livorno valgono più di mille parole.



Oggi i club professionistici si contendono il cartellino della ragazza, che per ora continua a giocare con i maschi. Anche gli osservatori che la vedono casualmente, magari perché stanno seguendo i suoi compagni non possono non notarla. Rapisce lo sguardo, è sorprendente nella sua semplicità: tocca il pallone con una sensibilità più unica che rara. Che palleggi nel parco o che parta in conduzione palla, è sempre una calamita per gli occhi.

Le giocate di Giulia sono il modo migliore per raccontare il processo di miglioramento del calcio femminile. Il livello si sta alzando sempre di più. E, più si alza, più favorisce tutto il movimento, permettendo lo sviluppo della terra di mezzo, ossia delle società femminili dilettantistiche di qualità che dovranno colmare il vuoto tra “le femmine che giocano con i maschi” e le professioniste.

In poco più di quattro anni, Giulia Dragoni è si è messa in luce con la maglia dell'Inter, giocando sempre, e ampiamente, sotto età, nel solco di quell'apparentamento con le società di Serie A fortemente voluto dalla governance di Carlo Tavecchio (che per le ragazze ha fatto molto più di qualche gaffe). A novembre 2022 ha debuttato a sedici anni nella massima serie nostrana; a gennaio 2023 la prende il Barcellona.

Cosa cambia? Tutto, e più di tutto. Giulia è la prima calciatrice italiana a indossare la casacca blaugrana, a varcare i cancelli de "La Masia" firmando un contratto professionistico in un paese dove il Calcio Femminile è una cosa diversa; per investimenti, per esposizione, per cultura. Cambia che Giulia Dragoni ha scritto una pagina di storia del calcio; il suo spot è diventato un kolossal, e ora può sognare di vivere un Superclàsico al Noucamp, un giorno, davanti a più di novantamila persone.

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