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Promozione Femminile

Sono il nuovo volto del calcio femminile: Accademia Milano Calcio si presenta in grande stile

L'augurio di Martina Rosucci, ospite della presentazione presso il partner Grenke: «Oggi esiste il sogno di diventare una calciatrice»

Presentazione Accademia Milano Calcio

Martina Rosucci con il capitano dell'Accademia Milano Calcio Silvia Cantoni

Ha già cominciato a farsi conoscere sul campo, con il primo posto solitario nel campionato di Promozione dopo cinque giornate; ora è arrivata anche una presentazione in grande stile tenutasi nel pomeriggio di martedì 24 ottobre presso gli uffici del main partner Grenke, in zona Garibaldi. Quello di Accademia Milano Calcio è il nome nuovo del calcio femminile in città: un progetto che parte da lontano e che ancor più lontano vuole arrivare muovendo una passo alla volta. Un nome che oggi trova e mostra a tutto il mondo del calcio - non soltanto femminile - la sua precisa identità.

Il Country Manger di Grenke, Aurelio Agnusdei, e la presidentessa Simona Ladislao

È il Country Manager di Grenke Italia, Aurelio Agnusdei, a raccontare la genesi e lo sviluppo di una collaborazione che ha radici profonde nel tempo: «Grenke ha iniziato ormai otto anni fa questa sua avventura nel calcio femminile, otto anni che per questo mondo sono stati un'era geologica, perché da allora è cambiato tutto. Abbiamo iniziato proprio perché pensavamo che il calcio dovesse essere patrimonio di tutti, collegandoci a tematiche alle quali siamo sempre stati molto sensibili come le pari opportunità, o il gender gap. Il calcio femminile ci sembrava un bel modo per dimostrare concretamente ciò che pensavamo, e il nostro impegno. Siamo partiti con un progetto che si chiamava Dreamers, negli anni abbiamo seguito gruppo che si è creato, e siamo rimasti legati a questo mondo che ci aveva affascinato fin da subito subito, cercando di portare anche qualche competenza manageriale in un contesto dilettantistico generale dove ce n'è bisogno.

Una delle problematiche che abbiamo affrontato, infatti, è sempre stata quella di dover traslocare a fine anno, perché il calcio femminile è sempre stato un po' "ospite" di quello maschile. Noi abbiamo sempre avuto l'ambizione di dare una casa stabile al calcio femminile, e quest'anno si è deciso insieme al gruppo storico dirigente di fondare una nostra società (con sede nel centro sportivo di via Fleming, ndr) che tenevamo avesse nel nome la parola "Milano", perché a oggi è l'unica squadra femminile che gioca a Milano».

L'incontro di via Gaetano de Castilla, che a margine della prima squadra femminile ha presentato anche l'altra squadra in forza all'Accademia - un'Under 16 maschile - è proseguito con gli interventi del vicepresidente del CRL Mario Tavecchio, che ha sottolinato quando il calcio femminile sia un'area su cui tanto c'è ancora da fare, ma con un enorme potenziale di sviluppo; e dello storico responsabile lombardo Luciano Gandini, che ha fornito dati eloquenti sulla crescita del panorama lombardo in termini di consistenza dei campionati e di volume di società che stanno investendo nel femminile.

Parola al responsabile lombardo del calcio femminile Luciano Gandini

Dopo gli interventi dell'allenatore della prima squadra Luca Garaffoni, e della predisentessa Simone Ladislao, è stato poi il turno dell'ospite speciale, la calciatrice della Juventus e della Nazionale Martina Rosucci, che ha portato la sua testimonianza davanti ragazzi e ragazze delle squadre della neonata società, complimentandosi personalmente per l'impegno e il sostegno che Accademia Milano Calcio e Grenke stanno dando al movimento. Cruciale un passaggio del suo intervento, durante il quale ha ripercorso anche le tappe della sua prestigiosa carriera: «Io non ho mai avuto il sogno di diventare una calciatrice, semplicemente perché questo sogno una volta non esisteva. Adesso invece sì. Da un anno e mezzo a questa parte, con l'avvento del professionismo, possiamo scrivere di fianco a mestiere "calciatrice", ed è una cosa molto bella. Il mio consiglio alle più giovani è di comprendere che molte volte il talento non basta. Servono tanto lavoro, spirito di sacrificio e gioco di squadra, perché senza l'aiuto del compagno io non vado da nessuna parte, e le mie qualità non vengono esaltate. Questo è un discorso valido in ogni ambito, anche quello manageriale: aiuto reciproco, dedizione al lavoro, credere in quello che si fa.

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