Torneo delle Regioni • Femminile
18 Aprile 2025
TORNEO DELLE REGIONI FEMMINILE LOMBARDIA - Gioia De Vincenzi e Giulia Baruffaldi
Altro che proclami, è la pura realtà dei fatti: la Lombardia è sempre più nella leggenda. Quella di una squadra dominante negli ultimi due anni e storicamente fuori categoria, anche se dimostrarlo è tutt'altra cosa, o almeno, lo dovrebbe essere. Sì, perché anche di fronte all'avversario più tosto delle ultime tre stagioni, le ragazze di Cattaneo stupiscono di nuovo l'Italia: prima la rimonta del Veneto da 2-0 a 2-2, poi la rete decisiva in pieno secondo tempo supplementare per vincere il terzo Scudetto consecutivo. Un'impresa iconica, sia perché arriva in una partita semplicemente illogica, come la rovesciata e la doppietta di Porro o il miracolo di De Vincenzi (da subentrata in porta), sia perché traccia un legame indissolubile con la storia: 20 anni dopo, una regione riesce a conquistare per la terza volta il titolo di Campioni d'Italia. L'ultima? La Lombardia, sempre e solo la Lombardia.
6.5 • È capitato, capita e capiterà. Una giornata storta è successa anche a leggende come Buffon e Neuer, purtroppo a lei capita in una gara importante, ma la squadra la aiuta nel miglior modo: vincendo una partita folle anche per chi ne ha sempre protetto i pali con personalità.
Dal 20' st • 9 • Solo la prima delle protagoniste di una partita che a parole diventa difficile da spiegare. Entra a metà secondo tempo, cosa già insolita per un portiere, e diventa l'eroe di una finale Scudetto. Sì, perché a pochi minuti dalla fine manda sulla traversa un tiro deviato che molto probabilmente sarebbe costato il Tricolore, poi fa un miracolo in uscita in pieno secondo tempo supplementare. Sulla coppa non ci mette solo le mani, ci lascia proprio le impronte digitali.
8 • Il treno non passa solo alle spalle del campo, ma sfreccia a rapidità supersonica sulla fascia destra. Lì, dove «Frecciarossa» appare davanti a chiunque aiutando a raddoppiare gli avversari, coprendo bene col fisico e chiudendo in scivolata un tiro in piena area di rigore nel primo tempo. Picco di velocità? Incalcolabile.
8 • Se non hai lo Scudetto cucito sulla maglia non puoi entrare. «The Wall», sì, perché è un muro contro cui si schianta qualsiasi cosa, ma gli interventi fondamentali li fa grazie a una lettura del gioco da bi-campione d'Italia. Fa girare alla larga chi passa dalle sue parti temporeggiando alla grande, poi è sempre ben posizionata, vedasi quando chiude un filtrante pericolosissimo allo scadere. Una muraglia mobile, brava anche palla al piede: praticamente un incubo per gli attaccanti.
7.5 • Una montagna russa, come le emozioni di una sfida in cui, ancora una volta, fa praticamente di tutto. È importante ad allontanare un paio di palloni, pecca forse nella copertura di Arzeno sull'1-2 e concede lo spazio per l'occasione principe dei tempi supplementari, però è anche la stessa che salva un gol sulla linea sporcando di quel che basta il tiro per rallentarlo e fargli cambiare la traiettoria. Mette anche la spalla per deviare un tiro insidioso, poi spedito sulla traversa da De Vincenzi, fino a che la paura la fa venire agli avversari quando sale in attacco e di destro calcia centralmente. Il terzo gol del suo TDR non arriva, ma «Orient Express» si conferma un difensore da share massimo.
8.5 • De Muri è indubbiamente forte, però finisce nelle tasche di chi a soli 17 anni gioca una partita semplicemente assurda. Una sfida in cui combatte, contrasta, anticipa e si fa la fascia avanti e indietro per quasi due ore, sfidando un avversario da molti individuato come il più forte del torneo. Dovrebbe essere la più giovane in campo, invece gioca con la personalità di chi le finali le mangia a colazione.
8.5 • Se fosse un post Instagram qualcuno nei commenti direbbe sicuramente: «Sta correndo pure nel mio giardino». Sì perché si divora il campo metro su metro, centimetro su centimetro, millimetro su millimetro e qualsiasi altra unità di misura più piccola, fino a parlare di atomi. Oltre a questo, però, è una mina vagante anche per la difesa avversaria, spesso messa in difficoltà o inserendosi negli spazi o mandandoci le compagne, come l'assist preparato per Baruffaldi e Zorzetto. I due palloni recuperati alle spalle a fine partita sono il simbolo di chi autoproduce energia infinita.
7.5 • Con Riva che corre ovunque e Porro che ha bisogno di star vicino alla porta, serve qualcuno lì in mezzo che equilibri tutto quanto. Missione non semplice, ma lei la compie benissimo, aiutando pure la linea difensiva quando c'è da abbassarsi. È la bilancia dei campioni d'Italia.
10 e lode • Icona del calcio dilettantistico femminile. Probabilmente lo era già prima di questa finale, ma dopo una partita del genere entra di diritto nella storia di questo sport, anche se in realtà sembra che ne giochi un altro. Da capitano alla sua ultima gara con la maglia della Rappresentativa segna una doppietta decisiva per vincere il terzo Scudetto consecutivo, di cui il primo in rovesciata. Tutto in neretto, sì, perché è proprio un'altra cosa.
9 • I balletti li fa fare alle avversarie con la sua capacità nel dribbling superiore alla media, e con quel mancino che niente ha a che fare con il TDR. Un sinistro utilizzato prima per spaccare la finale Scudetto, poi per servire l'assist per la leggendaria rovesciata di Porro. È la sua consacrazione definitiva.
7.5 • A cavallo della storia. Illumina il terreno di gioco con colpi di qualità, come il triangolo chiuso di tacco con Baruffaldi, ma se lo mangia anche scendendo fino a centrocampo per recuperare palloni su palloni e aiutare la squadra. La spada per incidere la «Z», poi, la estrae nel momento più magico: è dalla sua punizione che nasce la rete della vittoria. La sesta della sua competizione, invece, non arriva, però «Zorro» chiude un Torneo delle Regioni da 5 gol in 6 partite: tanta roba.
8 • Provare a fermarla quando parte palla al piede? Sì può tentare sì, però è sconsigliato. Già, perché va al doppio delle altre e aggredisce ogni spazio, come quello che si conquista con un gran uno-due sulla sinistra prima di mettere dentro un pallone perfetto per il mancino di Carrer: è l'assist che sblocca la finale Scudetto. L'ennesimo colpo vincente di un torneo giocato alzando sempre l'asticella.
Dal 27' st • 7.5 • La Lombardia fa un solo cambio di movimento, ed è lei l'eletta per svoltare una finale Scudetto, a 17 anni. Una pressione che avverte forse nei primi minuti, anche perché il Veneto è avversario vero, poi però fa quello che meglio le riesce: spunto a sinistra, dribbling a rientrare e bomba col destro che quasi sfonda il primo palo. A centimetri dal sogno di un gol che sarebbe stato indimenticabile, un po' come quello già fatto con la Basilicata, segno che la strada intrapresa è quella giusta.
9 • In due anni di Torneo delle Regioni, tre aggiungendo quello da vice di Mignani, non era mai successo di subire 2 gol nella stessa partita, ma forse perché la Lombardia non ha mai trovato dinanzi al proprio cammino una squadra alla sua altezza come il Veneto. Neanche questo, però, ferma i campioni di tutto, ed è forse questo il grande merito di una Rappresentativa sempre più leggendaria, allenatore compreso. Sì perché la gestione dei cambi è impeccabile: prende la dura decisione di cambiare portiere, ma lo fa per il bene della squadra e il destino lo premia, lo stesso che non sfida decidendo di lasciare in panchina eventuali rigoristi. Cose mistiche sì, però l'albo d'oro parla chiaro: è il suo secondo Scudetto di fila, il terzo per la Lombardia, di nuovo, esattamente 20 anni dopo.