Under 19 Femminile
10 Maggio 2025
La felicità di Matteazzi e compagne, che si prendono il titolo lombardo e volano ai nazionali
Una storia che si ripete, un finale già visto: dopo trecentosettantotto giorni, Mauro Roveda si riprende ciò che il tecnico ha lasciato in eredità alle Pantere di Meda. Ce lo eravamo chiesti qualche settimana fa: può lo stesso allenatore conquistare per due volte di fila il titolo femminile juniores? Le statistiche dicono no, Roveda dice sì. Allora il Real Meda, oggi il Como 1907 di Allegra De Rossi e Alessia Rocco: la zampata della trequartista apre, la doppietta dell’attaccante chiude. Il Golden Boy l’ha rifatto: un romanzo manzoniano, una storia da far ritornare in mente i Promessi Sposi. Una coppa, una Lucia, che trova e ritrova il suo Renzo calcistico: il matrimonio a Cavenago, ma la vita che li aspetta sul Lago. Il Como è campione di Lombardia.
Come definire la stagione di Como ed Erbusco? Forse perfezione è la parola che più calza quando parliamo del percorso fatto dalle under 19 di scena in via de Coubertin. Due officine, una bresciana e due lariana, due artisti, Macchi e Roveda, che hanno saputo dipingere due capolavori pressoché perfetti: gironi dominati e, alla fine, finale conquistata. Una sbavatura sull’opera dell’ex Real Meda, che però ha saputo assicurarsi il pass per Cavenago a casa propria, una Gioconda calcistica quella dell’ex Cortefranca: ma ora, viene il bello, ora viene il difficile. Perché ora servono le ultime pennellate, gli ultimi colpi di genio - artistico e calcistico - che oggi servono per assicurarsi il titolo. Pronostico? Impossibile. Motivazioni? Serve dirlo, davvero?
E un’artista, una pittrice comasca che una settimana fa aveva già deciso il passaggio del turno delle sue compagne, rischia di decidere la finale dopo appena tre minuti dal fischio d’inizio. Gran gestione palla di Rocco che, liberatasi della marcatura, chiude troppo il destro, sfiorando il palo lontano: le ragazze di Roveda, però, son partite forte, il suo nueve è partito forte. Ma è proprio l’occasione della bomber del lago a risvegliare Polese e compagne dal timore iniziale. Rinviene, fra le rossoblù, quel mantra della compattezza, raccontato dai numeri - otto gol subiti in ventidue partite - e dal campo brianzolo. E allora, nell’equilibrio che emerge, sono i piccoli spiragli che le avversarie lasciano a divenire il tema della contesa: come al 18’, quando solo una puntuale uscita di Bosaia disinnesca Giada Moschetto, pronta nell’attaccare la palla pericolosamente vagante vicino alla porta biancazzurra.
Un quarto d’ora di equilibrio, di lotta, un lampo, un fortunoso rimpallo, che spezza l'instabile 0-0: al 35’ De Rossi, favorita da una fortunosa spizzata di un difensore avversario, insacca il vantaggio lariano. Ma il gol trovato dalle ragazze dell’ex tecnico delle Pantere non sembra in realtà cambiare il canovaccio tattico di una sfida che, nel pieno stile delle finali, deve e sembra doversi affidare proprio a questi colpi, a questi attimi di indelebile memoria. Un momentum che, però, sono ancora le lariane a trovare sull’ultima occasione del primo tempo: un 2-0 che passa, proprio come ci si poteva immaginare, dai piedi, anzi dalla testa, di Rocco. È proprio l’attaccante che incorna sugli sviluppi di corner il doppio vantaggio comasco. E così, al duplice fischio il titolo sembra aver preso la strada del Lago, ma nulla è ancora deciso.
Un percorso, quello preso dalla Coppa, che però sembra essere messo in discussione fin da subito: perché l’Erbusco parte forte, deciso nel mantenere, anche e proprio sul più bello, il titolo di imbattute di Lombardia. Un tentativo, quello tentato dalle bresciane, che rischia però di essere subito messo e rimesso in discussione: è solo un gran intervento di Martina Moschetto, decisiva nell’alzare in angolo il tentativo di Sosio, a tenere in piedi le speranze rimonta delle ragazze di Macchi. A gran intervento risponde, un minuto dopo, gran intervento: fuga della neoentrata Cappellano che, al momento del tiro, si fa però ipnotizzare da Bosaia. I due portieri lasciano così il parziale invariato, ma una buona mezz’ora potrebbe cambiar tutto.
E mentre sugli spalti scroscia un sonoro «Forza Como!», nel rettangolo verde le biancazzurre sembrano aver trovato la chiave giusto per reagire al forcing rossoblù. Non un semplice catenaccio e contropiede, ma una fase difensiva attenta, che spinge lontano la corazzata di Macchi. E quando la squadra di Via Deledda arriva pericolosamente vicino alla porta comasca, a risolvere la situazione ci pensa Bosaia: è proprio l’ex Milan a disinnescare la girata di Giada Moschetto, bloccando a terra la sfera.
E alla fine, la storia si ripete: lo avevamo detto dopo due minuti dall’inizio della partita che Rocco era indiavolata, lo sottoscriviamo e confermiamo adesso. Dopo un quarto d’ora di forcing bresciano, è la nueve a riportare sulla strada del suo Como il titolo: la bomber, scappata alla marcatura di Polese, scarta Martina Moschetto e, a porta ormai vuota, insacca così il 3-0 comasco. La strada per il Lago, ora, sembra essere tracciata, anche perché, nei minuti successivi, proprio il Como sembra ritrovare metri importanti di campo. Un parziale pesante, proprio nel momento clou della stagione, sembra far perdere certezze alle ragazze del tecnico ex Cortefranca. E questo, a cinque minuti dal termine dell’incontro, non può che favorire le lariane. Una grinta, una garra, che però ritorna, riemerge in Zona Cesarini. Ma, Caro Erbusco, almeno per oggi, “la rabbia non ti basta”: il golden boy Roveda l’ha rifatto. Il Como è sul tetto di Lombardia.
Como - Erbusco 3-0
RETI: 35’ De Rossi (C), 45’ Rocco (C), 30’ st Rocco (C).
COMO (4-2-3-1): Bosaia 9, Bettarelli 7 (6’ st Casartelli 6.5), Mboup 7.5, Cariboni 8.5, Piatti 7, Pedron 7.5, Sosio 7 (9’ st Pizzi 7), Giovio 8, Rocco 10, De Rossi 9.5 (37’ st Sarandrea sv), Matteazzi 7 (45’ st Tavecchio sv). A disp. Giorio, Gandola, Scibilia, Pozzoli, Righi. All. Roveda 10
ERBUSCO (4-3-3): Moschetto M. 8, Zucca 6.5, Berlinghieri 7.5, Locatelli 6, Polese 7 (42’ st Galli sv), Parimbelli 8.5, Moschetto G. 7.5, Zambelli 6.5 (36’ st Secci sv), Corioni 7, Gafforelli 6 (6’ st Cappellano 6.5), Pozzalli 6.5. A disp. Gozzini, Scattini, Inverardi, Modica, Ilardi, Brugali. All. Macchi 7. Dir. Cappellano.
ARBITRO: Anastasi di Busto Arsizio 7.
ASSISTENTI: Ferretti E. di Varese, Ferretti A. di Varese.
AMMONITE: Cariboni (C), Polese (M).
COMO
Bosaia 9 Su ogni palla, su ogni tentativo tentato dall’avversario lei c’è, risponde presente fra i pali e fuori da essi. "You shall not pass" urla - metaforicamente - alle rossoblù, ma a differenza di Gandalf non batte il bastone per terra, ma i guantoni sulla palla. E così la saracinesca biancazzurra si chiude su Cappellano, si richiude poi su Moschetto.
Bettarelli 7 Ricordo di un libero d’altri tempi per come si muove nella difesa biancazzurra: più arretrata, più posizionamento rispetto alla compagna, grande capacità di interdizione. Il risultato è evidente: la sua squadra prende zero gol contro una formazione che ne aveva fatti centosessantanove nella regular season.
6’ st Casartelli 6.5 Si barrica in trincea con le compagne con l’obiettivo di tenere la porta inviolata e il vantaggio intatto: fondamentale quella chiusura su un pallone pericolosamente vagante in area, su cui lei si avventa e di testa, prima di tutti pulisce e riordina.
Mboup 7.5 Buona lettura di quelli che sono i filtranti tentati dall’Erbusco. Quando le bresciane provano a tagliare il campo con dei lanci lunghi, puntuale e matematico è il suo colpo di testa: anche quando non devia definitivamente, comunque rallenta la manovra rossoblù. Nei minuti finali gioca nonostante la fatica si faccia sentire sulle gambe: più di una volta a terra per i crampi, rimane in campo ad ogni costo, con ogni forza rimasta.
Cariboni 8.5 Diverso modo di interpretare il ruolo di difensore, stesso risultato poi su quello che è il finale della sfida. È lei che esce sui portatori palla, senza però mai prendersi rischi eccessivi. Fondamentale poi quella chiusura su Corioni, su cui si immola, murando così il tiro dell'attaccante bresciano. Meglio The Wall "Samueliano" o, come la definiscono dagli spalti, il nuovo Chiellini?
Piatti 7 Fisicità contro velocità: è questo lo scontro che prende piede sull'out di sinistra, dove alla rapidità di Pozzalli risponde con il fisico. Risultato? Avvincente, e ribadito per tutto l'arco della gara, in tutto l'arco del campo. Sì, perché lei, la giocatrice da marcare, non se la vuole lasciar scappare. Ed eccola, quindi, seguirla per tutto il rettangolo verde, anche lontano dalla propria zona di competenza.
Pedron 7.5 Duttilità è probabilmente la parola che la definisce al meglio: se infatti, quando Giovio lascia la posizione per tentare la cavalcata verso l'area avversaria, è lei ad occuparsi dell'interdizione, nella ripresa Roveda si affida proprio alla centrocampista come terminale più avanzato dell’area mediana biancazzurra. Tanto lavoro sporco lì davanti che però permette alle lariane di infastidire la manovra avversaria.
Sosio 7 Pochi minuti prima di uscire dal campo rischia il colpaccio con un pallonetto insidiosissimo che trova una risposta pulita e attenta dell’estremo difensore rossoblù. Una partita di tanta corsa in cui è spesso invitata dalle compagne ad attaccare alla profondità: velocità e rapidità di gambe le permettono di involarsi verso la porta avversaria.
9’ st Pizzi 7 Assolo di pressing: uno strano modo di definirlo, un’adeguata descrizione di ciò che fa. Perché le compagne sono chiuse in difesa e tocca a lei aggredire i difensori rossoblù per limitarne la manovra. E se questo significa fare a spallate, prendere anche qualche colpo, ecco, per lei non è un problema.
Giovio 8 A fine primo tempo sul campo di Cavenago va in scena una replica di quel box-to-box fatto da Zanetti in un derby della Madonnina. Riprendendo le parole di chi quella partita la stava commentando si è avuta l’impressione che "non ci fosse più centrocampo non ci fosse più difesa ma solo Giovio". È l’apoteosi di una partita di duelli e lotta a centrocampo: non si è mai tirata indietro, portando così tanto equilibrio, ma anche tanta qualità in quell’area del campo.
Rocco 10 Doppietta, in finale: se rimaniamo sull’Inter viene in mente solo El Principe Diego Milito. E lei è forse la Princesa di questo Como, la giocatrice in grado di decidere la semifinale, quantomeno di indirizzarla verso la sua squadra, ma anche quella in grado di battere con una doppietta una squadra che non perdeva da tanto, tanto tempo. Forse le parole sono superflue, perché in questi casi è meglio far parlare il campo.
De Rossi 9.5 Un primo tempo difficile, in cui trova pochi spazi, raddoppiata dalla difesa e dal centrocampo dell’Erbusco, che vede nella trequartista lariana la costruttrice di gioco del Como. Eppure al momento giusto è come se fermasse il tempo e si prendesse lo spazio per indirizzare la palla in porta e siglare il vantaggio. E nel secondo tempo? Fa quello che forse può raccontare meglio ciò che hai fatto durante la partita: sacrificio e dedizione alla squadra. (37’ st Sarandrea sv)
Matteazzi 7 Di spazio ne trova poco in attacco, merito sicuramente di una Berlinghieri davvero in partita: eppure quando trova un minimo, anche solo un semplice metro, per dialogare con le compagne, eccola partire e non fermarsi più. Ma il compito di un capitano e anche quello di caricare di dare la spinta alle compagne: e su questo, nessuno l’ha potuta limitare e contenere (45’ st Tavecchio sv).
All. Roveda 10 Back to back Roveda, una favola che continua e che forse oggi definire favola è sbagliato: perché a luglio il Como si è accaparrato un golden boy, perché a maggio il tecnico ha dimostrato di esserlo. Quella sconfitta, quel brivido corso all’andata con la Cremonese, ha forse caricato una squadra che dopo aver recuperato lo svantaggio ed essersi presa la finale vola così ai nazionali. Se la categoria fosse la luna, Mauro Roveda sarebbe Neil Armstrong: dopo aver messo la bandiera del Meda, ci mette anche quella del Como.
ERBUSCO
Moschetto M. 8 Quella parata a inizio ripresa, quel volo che manda in angolo il tentativo di Sosio, è quella forse la sintesi di cosa un portiere può fare per la squadra: tenerla in piedi, tenerla in partita, anche quando ormai sembra tutto scritto. Un intervento da antologia, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto dal punto di vista emotivo.
Zucca 6.5 Posizione avanzata per i terzini di Macchi, che dal punto di vista tattico sembra essere interessante: l'Erbusco così ha una soluzione in più, ha una giocatrice in più pronta ad attaccare l'area avversaria. Bello il duello che ingaggia con Sosio: velocità da flash dell'autovelox per i due laterali in campo a Cavenago.
Berlinghieri 7.5 Dopo l'Ultimo dei Mohicani, al campo di Via De Coubertin va in scena l'Ultima delle Rossoblù (a mollare): perchè anche sotto di tre gol, è lei che si butta, anzi si lancia, nella metacampo delle lariane a cercare un pallone da riprendersi. Ed è sempre lei che, quando Polese, acciaccata, esce dal campo, occupa la mattonella del capitano per disinnescare ogni tentativo avversario.
Locatelli 6 Tanto lavoro sottotraccia, nel tentare di contenere un fiume comasco in piena, piena corsa Titolo. Eppure, la sua posizione, oltre al modo in cui cerca di limitare De Rossi, crea delle difficoltà alle biancazzurre, che devono provare a trovare spazi sulle fasce.
Polese 7 Esce zoppicante, stremata da una lotta estenuante con Rocco. La sfida nella sfida, che non vuole abbandonare finché può: perché un capitano è anche questo, un leader che non lascia mai le sue compagne sole. E quella fascia che ha al braccio, anche in questa finale, ha saputo onorarla (42’ st Galli sv).
Parimbelli 8.5 Un passo da gigante, una falcata che la caratterizza, ma soprattutto la fa apparire in tutte le zone del campo. Davvero ovunque, quel numero sei che porta sulle spalle lo si vede comparire anche lontano dalla linea difensiva: ma tutto ha un senso, è tutto finalizzato al recupero palla, il più vicino possibile alla porta avversaria. E non molla mai, davvero mai: in pieno recupero, ostacola e ferma Rocco, lanciata verso la doppietta.
Moschetto G. 7.5 Una rapidità devastante, una barra della stamina che non sembra scendere mai. Spesso la si vede in proiezione difensiva, a chiudere le avversarie, e un secondo dopo ad attaccare la porta di Bosaia: ed è proprio l'ex Milan a negarle un gol che si sarebbe meritato. Esce dal campo con la consapevolezza di poter cantare: "I've tried so hard and got so far".
Zambelli 6.5 Non si tira mai indietro, anche quando ci si può far male: prende colpi su colpi, si rialza, riprende fiato, ricomincia ad aiutare le compagne. Un loop che sembra infinito, ma che la vede protagonista, sempre. Come Neo di Matrix, cercano di colpirla, ma lei sembra avere la forza dell'Eletto (36’ st Secci sv).
Corioni 7 Non riesce mai a vedere distintamente la porta: è costantemente raddoppiata, le viene tolto lo spazio per girarsi. Eppure, in quell'area piena di maglie, è sempre la più cercata, è sempre la più servita. Perchè lei ha bisogno delle compagne, ma l'Erbusco ha bisogno di lei e della sua capacità nel gestire palla.
Gafforelli 6 Un ruolo difficile, quello di collante, che cerca di gestire, nonostante le difficoltà della finale. Eppure, nell'affollato centrocampo, mentre la palla è contesa, è lei ad emergere e subito cercare la porta. Poi torna lontano dai riflettori, ma a cercare comunque di fare la differenza.
6’ st Cappellano 6.5 Uno strappo, una fuga e un tiro che Bosaia è brava nel disinnescare: è così che si presenta ai comaschi, ai tifosi e soprattutto alle giocatrici. Ed è così che fa capire a tutti che oggi ha grinta da vendere. E così le avversarie devono seguirla per limitarla.
Pozzalli 6.5 Velocità impostata su 99, se giocassimo a Fifa. Agilità, pure. E queste qualità le permettono di muoversi per tutto il fronte offensivo. Parte da destra, ma va un po' ovunque, riuscendo anche a tagliare il campo e dialogare con Giada Moschetto. Una capacità, quella di accentrarsi, che crea più di un grattacapo alla difesa biancazzurra.
Macchi 7 Il risultato, forse, è bugiardo: un severo 3-0, che non racconta dell'equilibrio che il campo ha invece saputo mostrare. Una squadra solida, compatta, che ha preso gol su punizione e su corner. Quando rientri negli spogliatoi sotto di due, è sempre difficile recuperarla. Il suo Erbusco perde nel momento clou, nel momento sbagliato, ma non deve smarrire una consapevolezza: quella di essere una squadra forte, davvero forte.
ARBITRO
Anastasi di Busto Arsizio 7 Un metro chiaro fin da subito: la partita è piacevole, priva di troppe interruzioni, seppur con l'idea di lasciar correre possa in qualche occasione sfuggire qualche fallo. Anche quando la tensione e il nervosismo sale, la gestione rimane ottima: pochi cartellini, tanto dialogo. E così, le proteste - soprattutto quelle di campo - rimangono contenute.
Felicissimo del risultato, ma soprattutto del suo gruppo, Roveda, allenatore del Como: «È stata una gran bella partita, di cuore. Sono contentissimo per il gruppo: han dato tutto, anche coi crampi han resistito e hanno vinto. Credo che l'andata con la Cremonese abbia fatto capire a tutte che sono troppo forti come gruppo: quella sconfitta è stata la prima vittoria per arrivare fino ad oggi. Adesso iniziano i nazionali, ma prima c'è riposo: per molte di loro è la prima volta, ma d'ora in poi quello che arriva è un di più, ma è soprattutto esperienza per loro».
Un risultato che non deve cambiare una verità, quella di essere forti, secondo Macchi, allenatrice dell'Erbusco: «Sono contenta del viaggio che hanno fatto le ragazze, indipendentemente da questi ultimi novanta minuti: sono contentissima della squadra che sono, della squadra che hanno meritato di essere in alcune fasi di questa partita. Quando subisci due gol nel primo tempo, è difficile ribaltarla. La cosa difficile, ora, sarà far capire a questo gruppo che quest'ultima partita non toglie nulla a chi sono queste ragazze. Ma in un percorso di crescita bisogna anche passare da questi momenti».