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Promozione Femminile

È una finale bellissima, è il calcio femminile del futuro: il capitano fa doppietta e solleva una coppa storica!

Rhodense e Sarnico è sfida tra due società che puntano tutto sulle giovani: Apre Valtorta, ribaltano Samarati e Bescapè prima di un matto finale

Promozione Femminile Rhodense ·

PROMOZIONE FEMMINILE RHODENSE · Samarati e compagne alzano al cielo la Coppa Promozione dopo la finale pirotecnica col Sarnico

«Che ce frega de Pelè, noi c'abbiamo Bescapé, Bescapé» è un coro che dalle parti di Rho dev'essere riecheggiato spesso. Un coro dal sapore di Eccellenza, sfumata - o forse solo rimandata - all'ultima giornata: ma la Rhodense è rimasta in corsa per un titolo e, al momento clou, ha trovato di fronte la sua gemella, il Sarnico di Chiari. E allora, dal tifo arancionero, si è rialzato il coro, un coro forte, intenso, perchè Marta ha deciso anche la finale. Perché le biancazzurre, questa Coppa, se la stavano prendendo: Valtorta mette la freccia, apre il DRS sul rettilineo, ma alla staccata rinviene la squadra di Recchia, guidata dall'ex Inter. E il resto di questo giro finale? Un rollercoaster di emozioni, come l'epico duello Senna-Prost. Nessun incidente, nessun biscotto, ma solo la grande qualità di Samarati che emerge: il capitano trascina, come nei migliori racconti calcistici. Una doppietta per il sorpasso, una perla, quella di Barbieri, per chiuderla. O forse no? È Alonso contro Vettel nel 2010, è Rhodense contro Sarnico del 2025: Celestini e Avigo riaprono i discorsi, ma il triplice fischio li chiude. La Rhodense vince. 

ILLUSIONE BIANCAZZURRA, FUGA ARANCIONERA

Similitudini, quelle che accompagnano la finale di Promozione. Nei risultati, nelle ideologie: le medaglie d’argento dei due gironi di Promozione e, forse, le prossime avversarie nella lotta per l’Eccellenza. Un parallelismo, quello fra Sarnico e Rhodense, che esce dalle classifiche ed entra nelle idee dietro le due squadre. Parola d’ordine? Gioventù. 6/11 delle titolari in campo - e forse è meglio ricordarlo, si sta giocando una finale - per la compagine bergamasca potrebbero ancora giocare fra le allieve. Un’età media che cresce, ma non di molto, fra le arancionere. Un metaforico specchio, quello che scende sul rettangolo verde: le due protagoniste si specchiano, si riconoscono. C’è rispetto fra le società, c’è comunione d’intenti, ma soprattutto, oggi, c’è in palio un titolo.

Minuti di studio, quelli iniziali: un equilibrio fragile, ma che pare reggere. Ma è solo un'illusione, un fallibile miraggio che persiste per otto minuti. Una partenza cauta, quella della squadra di Recchia, che studia un avversario che, al contrario, ha cercato subito di imporre il proprio gioco. Una dinamica interrotta, però, dal talento di Marta Bescapè. Basta un centimetro all’ex Inter per crear calcio, ma soprattutto, per creare pericoli alla porta biancazzurra. Eppure, quando la squadra di Rho sembra aver preso le misure, sembra in procinto di trovare quella fiducia che un gol lo chiama da sé, è un gioiello a gelare i tifosi arancioneri: un sigillo direttamente da angolo, un marchio di fabbrica Recobiano che stasera però porta il nome di Eleonora Valtorta. Sinistro a rientrare che sfila vicino al palo di Giordano e s’insacca in rete.

Un capolavoro che consegna - momentaneamente - la coppa alle ragazze di Chiari, ma che non spegne la Rhodense. Una manovra che passa, proprio come accaduto nel primo quarto di tempo, dai piedi del suo nove, della sua punta. E così, il pareggio si costruisce, a colpi di inserimenti: quello vincente arriva al 18’, quando Marta, trovata dal diagonale di Avilia, viene prima fermata da Genchi, che non può nulla sulla ribattuta dell’attaccante. E ora, la storia sembra cambiare: perché mentre Chiari e compagne sembrano perdere quella serenità che aveva caratterizzato i minuti iniziali della sfida, la Leonessa d’Italia affila gli artigli, e ritrova nell’affollato centrocampo di Via Icmesa la qualità di Samarati. Una perla, quella con cui libera il suo otto alla fuga sulla fascia, un tacco volante che prepara, apparecchia, gli sguardi al pallonetto con cui riporta in vantaggio le sue compagne: un tiro imprendibile per Rizzi, che s’insacca poco sotto il sette, ma che significa soprattutto 2-1.

Scompare l’equilibrio nel punteggio, ma ricompare velocemente in campo: perché il nuovo vantaggio arancionero porta con sé la reazione del Sarnico. Le biancazzurre risalgono, si scuotono, alla ricerca di un pareggio che avrebbe un’importanza decisiva adesso. Un progetto ambizioso, tentato da Zucchini e dal suo delicato destro, a cui però Giordano risponde presente. E così, al duplice fischio, il parziale racconta 2-1, ma il campo sembra parlare di totale imprevedibilità. Buone premesse per i successivi quarantacinque.

DIECI MINUTI DI FUOCO, MA IL REGNO È RHODENSE

Un perfetto filo, quello che congiunge le due frazioni: perché la ripresa si apre esattamente come si era chiuso il primo tempo, come se nessuno avesse mai fermato il gioco. Un risultato non scontato, visti i venti minuti che finora han deciso la sfida, ma che nessuno riesce a rompere nei primi dieci minuti. E così, i tecnici attingono dalle panchine: serve smuovere qualcosa per il Sarnico, serve evitarlo alla Rhodense. Eppure, intorno al quarto d'ora, sono ancora le titolari di Recchia a rischiare un 3-1 dal sapore di possibile sicurezza: una gran fuga sulla destra di Penna, che trova al centro Bescapè. Un attimo, un millesimo di ritardo, quello con cui l'autrice del pareggio arriva all'appuntamento col pallone: poco, pochissimo, eppure decisivo, perché il tiro sibila alla destra di Rizzi e si spegne sul fondo.

Una girandola di cambi, quella che continua sul campo del Real Meda, che non sembra però riuscire a sbloccare una sfida che sembra essersi congelata. Merito e colpa di entrambe: del pressing venuto da Rho, della buona gestione palla arrivata dalla bergamasca. E allora, il tentativo arriva dalle giocate delle singole: tutte difficili, nessuna che però sembra riuscire a far cambiare questo risultato che, ovviamente, fa sorridere le arancionere. Ma tutto rimane aperto, tutto rimane incerto: perché quando la difesa si apre, è Rizzi a metterci una pezza. Una prodezza, quella dell'estremo difensore bergamasco, che ipnotizza Bescapè, trovatasi sola a davanti al portiere avversario dopo uno slalom di quarantacinque metri.

Non è Sofia Goggia, non è Federica Brignone, è il nove di Recchia. Ma è soprattutto lo squillo che riaccende la partita: una timida reazione sarnicese, una risalita delle Leonesse, che riaffilano gli artigli alla ricerca di quel 3-1 che scaccerebbe ogni fantasma. Ma gli spiriti rimangono, tenuti in campo dalle parate del numero 12 biancazzurro, decisivo anche su Di Lorenzo. La sentenza, però, arriva, nel nome di chi questa finale la stava già decidendo, ma che vuole mettere il punto esclamativo sulla propria partita, sulla propria stagione: Bescapè guadagna il rigore, il destro di Samarati lo mette in rete. Ora è sicurezza, anzi, ora è apoteosi Rhodense. Perché il Sarnico vede allontanarsi il sogno, perché un minuto dopo il penalty dell'ex Sedriano, è Barbieri ad autografare la Coppa. Come la firma su un dipinto ad olio: il rettangolo verde la tela, il destro della centrocampista il pennello. Una fucilata da fuori area il soggetto raffigurato, il 4-1 il parziale che ne deriva.

Tutto scritto, tutto finito? Assolutamente no. Perché le ragazze di Chiari rinvengono, e in centottanta secondi quella sicurezza, quella serenità arancionera sembra sparire del tutto. Quattro minuti, quelli che bastano a Celestini per risvegliare le bergamasche: un rimpallo l'aiuta, ma la conclusione è un gioiello. Una palla imprendibile per Giordano, che s'insacca così in rete. Ma il treno biancazzurro sembra in arrivo direzione pareggio: una sensazione che dà il gol della diciotto, ma che conferma Avigo. Filtrante perfetto di Valtorta per la sette, che davanti all'estremo difensore di Rho non sbagliaÈ 4-3, è tutto riaperto, ma è soprattutto un finale di follia: al triplice fischio, però, il cielo si dipinge di arancionero. È della Rhodense la Coppa Promozione. 

IL TABELLINO

Rhodense - Uesse Sarnico 4-3
RETI (0-1, 4-1, 4-3): 8’ Valtorta (U), 18’ Bescapè (R), 26’ Samarati (R), 35’ st rig. Samarati (R), 36’ st Barbieri (R), 40’ st Celestini (U), 43’ st Avigo (U).
RHODENSE (4-3-1-2): Giordano 7, Branca 8, Miotto 7 (27’ st Cantoni sv), Barbieri 8.5, Orsatti 7.5, Pagani 8, Penna 7 (27’ st Di Lorenzo sv), Avilia 7.5 (9’ st Bellitto 7), Bescapè 9.5, Majone 8, Samarati 10. A disp. Pellegrini, Patuano, Arcieri, Rovelli, Benedetti, Fassina. All. Recchia 9. Dir. Cantoni.
UESSE SARNICO (4-2-3-1): Genchi 6.5 (20’ Rizzi 7.5), Marcandelli 6 (40’ st Arceri sv), Laffranchi 6.5, Baloumi 6 (11’ st Gherdevich 6.5), Battistini 7.5 (16’ st Monceri 6), Chiari 8, Avigo 8.5, Zucchini 7, Vincenti 6 (18’ st Celestini 8), Cirillo 6.5, Valtorta 9. A disp. Nesi, Goffrini, Corona, Monatanari. All. Chiari 7.5. Dir. Pelis.
ARBITRO: Adenti di Pavia 7.
ASSISTENTI: Dadati di Chiari, Santarsiero di Busto Arsizio.
AMMONITE: Pagani (R), Majone (R).

LE PAGELLE

RHODENSE

Giordano 7 Una sbavatura, quella sul primo gol. Una traiettoria velenosa, che la inganna sul primo palo, ma che non la intimorisce, non la spaventa. Si riprende subito, sfruttando il suo ottimo posizionamento: nella ripresa sempre un passo fuori, sempre un passo avanti rispetto a chi tentava di sorprenderla in contropiede.
Branca 8 Fin dai primi momenti della partita, si alza e avanza, su quell'out di destra che diventa la sua seconda casa. Una posizione che però non la esclude dalla fase difensiva, dove ritorna velocemente. Un motorino instancabile, capace di arrivare al tiro in mezzo all'area. Ovunque.
Miotto 7 Molto centrale, sempre presente nellla fase difensiva. Quasi un terzo centrale: perché l'ampiezza va difesa, ma così la densità in quell'area del campo rallenta la manovra biancazzurra, la ostacola. E poi svetta, vola e recupera di testa ogni sventagliata tentata dal Sarnico (27’ st Cantoni sv).
Barbieri 8.5 Toro nel centrocampo arancionero, una fisicità dirompente, dominante, che forse nasconde quella qualità che tira fuori al momento giusto, quando meno te lo aspetti. Un fulmine a ciel sereno, una magia da lontanissimo che decide la sfida. 
Orsatti 7.5 La più giovane in campo, ma la sicurezza che trasmette è quella di una veterana, di chi quel ruolo lo ha occupato per tanto tempo. Perché i tempi di uscita son sempre perfetti, una puntualità all'appuntamento con l'avversario da treno giapponese, forse meglio: se i secondi di ritardo sono trentasei per quanto riguarda il sistema ferroviario nipponico, qui si parla di pochi millesimi. 
Pagani 8 Meno uscite, ma stesso risultato: le sue letture tengono in pieni la Rhodense, anche quando il Sarnico offende e aggredisce le arancionere. Una sentenza negli interventi, una sentenza in area, dove svetta su tutti i palloni, su tutti i pericoli portati dalle biancazzurre. 
Penna 7 Pochi spazi le concedono le avversarie, ma quando i centimetri che le lasciano aumentano, eccola che parte e spinge. Anche con spirito di sacrificio, quello che serve in queste partite, anche come assistman, da vera seconda punta: ed eccola, a scalpitare larga a sinistra e cercare così il dialogo con Bescapè (27’ st Di Lorenzo sv).
Avilia 7.5 Perfetta l'imbucata per Bescapè in occasione del pareggio: il giro giusto, quello che prende la palla, per finire sui piedi dell'ex Inter. E da quella mattonella continua a spingere continua a inserirsi: un lavoro estenuante, un compito che la stanca fisicamente, ma quella fame mostrata in occasione dell'1-1 non la perde mai. 
9’ st Bellitto 7 Forze fresche necessarie, fondamentali per la sua Rhodense. Ma una qualità che non manca mai, che mette il Sarnico in apprensione: bella la conclusione tentata sul finire della ripresa, un tiro potente che costringe Rizzi a un super intervento.
Bescapè 9.5 Da quando è arrivata a Rho, è sempre riuscita a fare la differenza: lo ha fatto nell'under 17, lo ha fatto in prima squadra. Questione di motivazioni? Forse, e in una finale le si trovano tutte. Un tema portato avanti dalle prime battute della partita, quando sono in tre a doverla contenere. Il binomio perfetto, qualità e velocità, che per un attaccante significa una sola cosa: pericolosità. Un gol, un rigore procurato: due miracoli le negano la doppietta, ma non la gioia della Coppa. 
Majone 8 Un mediano atipico: meno fisico, ma tanto giocoliere. Quella dieci le dona, è forse il numero che più ne descrive le doti. Un sombrero per eludere la pressione avversaria, un controllo palla sempre perfetto. Ma coi grandi sei della storia condivide la calma, quella che serve per gestire una posizione così delicata. 
Samarati 10 Come definire una partita così? Una doppietta in finale, con la fascia al braccio: una sorta di replica, di remake, di quanto accadde due anni fa in semifinale di coppa. Stavolta, però, fa tutto Giorgia: un eurogol da trenta metri, un rigore siglato a dieci minuti dalla fine. Esplode in un'esultanza di gioia, lì sotto il proprio pubblico, che tanto l'ha acclamata per tutta la partita. Le giovani di Rho la cercano, è un esempio da seguire. E allora, se questo non è essere capitani...
All. Recchia 9.5 Riscatto? No, sarebbe sbagliato definire così la vittoria in Coppa. Perché il campionato ha raccontato di una squadra forte, che nonostante la giovane età ha saputo lottare fino all'Ultimo. E in finale è arrivata una prestazione da veterane, da chi, ha ribaltato una partita e ha resistito al ritorno delle avversarie. Masterclass, che prepara a quelle che saranno le ultime battute della stagione. Perché ne mancano due, e questo risultato, aldilà del trofeo, dà una linfa, una sicurezza, che può essere decisiva.

UESSE SARNICO

Genchi 6.5 Un duello, quello con Bescapè, che si interrompe troppo presto. Spettacolari interventi, quelli con cui aveva tenuto in piedi il suo Sarnico dopo il vantaggio biancazzurro, concentrati di tecnica e istinto: una partita che s'interrompe troppo presto, a causa di un infortunio che si spera non sia troppo grave. 
20’ Rizzi 7.5 Entra a freddo, ma la testa è già pronta ad affrontare la sfida. Forse una minima indecisione sul primo gol di Samarati, comunque di difficile lettura, ma un riscatto che arriva subito e che prosegue nel secondo tempo: clamorosa la parata su Bescapè, altrettanto quella su Di Lorenzo.
Marcandelli 6 Tanta corsa, tanta quantità per cercar di difendere il suo out di destra, il suo fortino. Pochi spazi, tanta presenza in difesa ad aiutare le compagne, a sostenerle. Lei c'è, sempre (40’ st Arceri sv).
Laffranchi 6.5 Uno strappo, quello con cui si presenta al pubblico rhodense. Una furia che è costretta a calmierare nei minuti successivi, quando le si chiudono spazi in attacco, ma in difesa i pericoli aumentano. E dopo un primo tempo passato a contenere le offensive di Avilia, Bescapè e Branca - un trio niente male che incombe sul suo lato - nella ripresa si sposta al centro, chiudendo la sfida come terza a destra. Duttilità. 
Baloumi 6 Non lascia mai la posizione, non lascia mai quella mediana dove c'è sempre. L'equilibrio, un mantra che ricerca per tutto l'arco della partita, per sé, ma soprattutto per la squadra. Pochi fronzoli, tanto lavoro sottotraccia finché è in campo. 
11’ st Gherdevich 6.5 Entra e in un paio di minuti concede un riassunto di Gherdevich: quel controllo palla senza senso, che le consente di girarsi in un fazzoletto. Ci si chiede come abbia fatto, ci si chiede come sia possibile. Eppure, l'ha fatto, ne siamo certi. E poi lo rifà, lo ripete, ancora delizia tutti con questa gestione palla.
Battistini 7.5 La torre di controllo dev'essere stata avvistata, perché fino al sessantacinque lo spazio aereo sopra Meda è occupato da un difensore, da Emma Battistini: svetta, vola su ogni palla vagante. Le ferma tutte? Quasi. Ma il risultato è sicurezza. 
16’ st Monceri 6 Entra nel momento più delicato della partita, quando la Rhodense sembrava esser cresciuta e soprattutto, sembrava potersi prendere tanto campo: ma il coraggio non le manca, quella grinta di pensare tanto a offendere e meno a difendere. E così si alza, persino come quinto quando serve. 
Chiari 8 Un cliente scomodo, un avversario forte: ciò che si ritrova di fronte è Bescapè. E alla velocità della nove, risponde con la fisicità: armi diverse, in un duello che sembra essere quello che fa la partita. E ci mette cuore, perché dove non arriva col fisico, prova ad arrivare con l'anima.
Avigo 8.5 Una partita complessa, in cui di spazi ne trova pochi, pochissimi: scalpita sull'out di sinistra, prova sempre a inserirsi, ma non riesce mai a trovare gli spazi giusti. Minuto quarantatrè, tutto cambia: l'abilità di un'attaccante sta in questo, nel farsi trovare sempre pronto, anche quando si fa fatica. Inserimento perfetto e gol, ma soprattutto, partita riaperta. 
Zucchini 7 Un avvio prudente, affianco a Battistini, su quella mediana che poi si trova costretta a lasciare, per alzarsi dove serve, dove può pressare e dar fastidio. E alla fine, diventa il collante del Sarnico, con un gioco che passa sempre e comunque dai suoi piedi, dalla sua visione di gioco. 
Vincenti 6 Spalle alla porta, sempre e comunque. Marcatura fissa sull'attaccante biancazzurro, che si trova quindi a un bivio: o aiuto le compagne, o sparisco dal gioco. Ovviamente, la scelta ricade sulla prima, con una fame che mostra sempre, persino quando batte il pallone che dà il via al secondo tempo. 
18’ st Celestini 8 Risveglia, riscuote le compagne, quando tutto sembra perduto: fortuna, perchè nel calcio ci vuole anche quella, ma anche tanto talento, quello con cui scarica in porta il pallone del 4-2. Un tiro perfetto, quasi di prima, su cui Giordano non può nulla. 
Cirillo 6.5 Pressing costante, asfissiante sui portatori palla arancioneri. Quando lo spazio le si chiude, le si apre questo lavoro, che tiene il Sarnico lì, vicino alla porta di Giordano. Di palloni ne gioca pochi, ma il contributo c'è. 
Valtorta 9 Gol e assist, già così potremmo parlare di una semifinale capolavoro: ma serve fare un passo in più, serve descrivere il gesto tecnico che porta al vantaggio biancazzurro. Un sinistro a fil di palo, che inganna Giordano e s'insacca in rete. Ma la sua mobilità per il campo è la chiave tattica della partita: e se servisse una dimostrazione, basti pensare alla posizione da cui serve il passaggio per Avigo. 
All. Chiari 7.5 Come detto dallo stesso allenatore a fine partita, in questa finale è mancata quell'esperienza che una squadra così giovane non può avere. È forse mancata quella lucidità per tenersi in partita anche dopo il 2-1. Ma una sconfitta, seppur pesante, visto cosa c'era in ballo, non toglie ciò che è stato fatto durante la stagione: un secondo posto con una squadra con tante Allieve e un Playoff ancora da giocarsi. L'esperienza si fa, servono anche queste cadute, ma la qualità resta.

ARBITRO

Adenti di Pavia 7 Un metro sempre coerente, una finale che scorre bene, con pochissime proteste. Sul rigore la lettura è perfetta: si strattonano, ma alla fine il contatto irregolare sembra essere quello del difensore biancazzurro. Rimane forse troppa clemenza nell'utilizzo dei cartellini. 

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