Under 17 femminile
16 Giugno 2025
UNDER 17 FEMMINILE COMO · Alzano la coppa al cielo le ragazze di Malpede, che escono vincitrice dal final round al cardiopalma con l'Erbusco
«The show must go on», almeno, fino al punto - forse punto esclamativo - messo da Maltseva. Un finale thriller, un poema Omerico che trova però una nuova penna: dalla piuma dell’autore greco, alle protagoniste di Como - Erbusco. Un filo, quello che collega l’ultimo atto del campionato allieve all’atto conclusivo dell’Under 19, mantenuto intatto, al termine di una partita che si può definire in un unico modo: infinita. Arrighi apre, sembra confermare l’esito della Juniores, ma ben presto Gaudenzi taglia il filo. E allora, serve ricucire il nastro, con pazienza, perché non bastano novanta minuti, e affidandosi alla classe di Asia Sessa, ma soprattutto al suo carisma: perché per prendersi il pallone, per calciare un penalty, nei supplementari, in finale, ce ne vuole. Careri intuisce, ma non evita. Tutto scritto? No, in questo poema c’è tempo, spazio, per un ultimo plot twist. Quando tutto sembra pronto alla festa biancazzurra, Cappellano dice no. Un capolavoro su punizione, che consegna le ultime sei pagine del racconto al dischetto del rigore. Perché proprio sei? Perché Cassina ne para due e le rigoriste lariane ne segnano quattro. E così, il Como è campione di Lombardia.
Sono passati trentasei giorni da quel dieci maggio, da quel Como - Erbusco che, per le Juniores lariane, era valso il titolo regionale e l’accesso ai nazionali. Il destino, si sa, può essere strano: qui però, la sorte non c’entra nulla. Una coincidenza, ma soprattutto, l’ennesima dimostrazione di due società al centro del movimento. Allora Roveda contro Macchi, oggi Malpede contro Zafferri. Ma l’imprevedibilità rimane la stessa.
Imprevedibile, come l’imbucata di Sessa dopo nemmeno due minuti dall’inizio del match: imprevedibile, come la fuga di Arrighi alle spalle della difesa bresciana. Un inizio sprint, uno scatto alla partenza bruciante, quello delle comasche, che proprio con la sette si portano subito avanti. E le avvisaglie di una storia già vista sembrano confermarsi. Un hint sbugiardato però dalla cavalcata di Terzi, sfuggita alla marcatura di tre avversarie: una magic seven segna, l’altra - pur con un tocco di Maltseva - serve l’assist. La sfera carambola sui piedi di Gaudenzi che, a porta vuota, insacca il pari rossoblù. E come fra Rosberg e Hamilton ai tempi di Mercedes, la lotta sembra più equilibrata e serrata che mai.
Un’inerzia che, però, sembra sorridere a Trevisi e compagne, trascinate dal pari raggiunto, e guidate dalla propria capacità di attaccare il campo. Soffrire, sì, ma con il mantra dell’immediata verticalizzazione sempre ben presente. E così, il canovaccio tattico si definisce. Il pressing del Lago, la velocità di ripartire della formazione del tecnico ex Brescia. In breve, equilibrio. Senza nessuna grande occasione, ma con una grande tempesta che incombe. Come i nuvoloni che minacciano - e la pioggia che si abbatte - il Cavenaghello, come la furia di Cappellano a dieci minuti dal termine della frazione: inserimento perfetto sull’invito di Gaudenzi, filtrante arretrato per l’inserimento di Terzi, in una sorta di scambio di favori fra la 2007 e il TGV che vola sull’out di destra. Un filo di ritardo e un terreno fattosi scivoloso negano il gol all’Erbusco, ma risvegliano un Como che ritrova la grinta, la foga di Fettolini. Metri di campo, quelli che si riprende la nove, occasioni, quelle che costruisce la bomber: resistendo al ritorno di due avversarie, trovando lo spazio per concludere. Un destro da posizione angolatissima, una pronta risposta di Careri. E al duplice fischio, tutto sembra in discussione: perché il pareggio regge, anche se a renderlo ancora presente e non più passato ci pensa Maltseva. Ancora una sgaloppata di Terzi, stavolta un muro costruito dal braccetto lariano. Sul più bello, a un metro da quella linea che avrebbe significato 1-2, la biancazzurra salva. Quarantacinque minuti di lotta alle spalle, ma altri quarantacinque sembrano in vista.
Attesa, per un temporale che sembrava non passare più, per una tempesta di fulmini e saette, ripagata dallo spettacolo che la ripresa riserva. Un inizio lento, figlio di un campo che ancora mostra qualche criticità, un brivido allo scoccare del quinto minuto: Cappellano recupera, ruba quel pallone vagante fra Cassina e Maltseva e guarda la porta. La vede, la punta: e la palla sfila, sibila vicino alla porta comasca. Ma l’Erbusco infuria, nel segno di chi questo gol in finale lo sta ancora cercando. L’identikit del nove bresciano, ma anche di una Terzi indiavolata: stessa fuga dell’attaccante, stesso sfortunato risultato. Vicini al palo, ma con la rete che non sembra volersi gonfiare.
Un doppio spavento, una doppia occasione che scuote il club nel Lago: nella panchina, da cui si alza Corinne Giovio - che aveva chiuso i conti nell’andata col Sedriano - e in generale in un atteggiamento che si riassume in una sola parola: coraggio. Il coraggio di risalire, il coraggio con cui Caprani tenta di sorprendere Careri da posizione impossibile. Il pallone sfila, ma i segnali sono quelli giusti. La grinta c’è, la reazione rossoblù, altrettanto: e cosi, si torna su un copione già scritto dalle ventidue in campo. L’equilibrio. Che Finazzo rischia di rompere, dopo un’insistita azione del Como, ma che pochi centimetri lasciano sostanzialmente invariato. Fino al triplice fischio: l’1-1 è ancora intatto e il verdetto è chiaro. Saranno supplementari.
Reazione alla Max Verstappen, tempo di ripartenza: un minuto. Caprani infuria e il suo piazzato sfila poco sopra la traversa. Segno forse che, dopo i novanta la bilancia sembra si stia lentamente inclinando. Una garra diversa, quella mostrata nei minuti finali dei regolamentari, ribadita poi all’inizio dei supplementari. Il Como sta cercando la quinta, sta cercando il Doblete. E solo Careri e la traversa negano, o meglio, rimandano il sorpasso: perché Corti trova una risposta clamorosa del portiere gialloblù, ma Fettolini, nel giro di venti secondi, si guadagna il rigore che significherebbe 2-1. Un peso incredibile, quello sulle spalle di Sessa: sostenuto dal diez, lanciato in porta con forza e precisione. L’estremo difensore di Zafferri intuisce, ma il penalty è imparabile. Il Como mette la freccia.
E se nell’iconografia classica il lampo era il simbolo di Zeus, del Re dell’Olimpo, così rischia di essere anche il piazzato di Ballerio: ventidue secondi e il rasoterra della tredici rischia di riportare, di nuovo, tutto in parità. Ma la porta rimane a distanza. E così il pericolo sembra scampato. Anche perché le lariane sembrano riuscire, dopo il vantaggio, a ribadire quella compattezza che si era già presentata nella ripresa. E così, quando mancano quindici minuti, la Coppa sta prendendo la direzione del Lago.
E ora il mantra diventa proteggersi, con quelle energie che Malpede ha saggiamente tenuto in serbo per questo momento, per questa finale tensione. La velocità di Marotti, mandata in campo a contenere proprio chi, questo risicato vantaggio, lo ha messo seriamente in crisi. E con la grinta di una Giovio che, in questo momento della partita, sembra averne più di tutti: pressando, spingendo, e creando. Ma il fulmine, a tinte gialloblù, arriva a tempo scaduto: quando già il Como sembra aver fatto partire la festa. Quando il verdetto sembra già scritto: una sfinita Casartelli stende la Giovanissima Pelladoni. Il risultato? Rosso al difensore biancazzurro e punizione Erbusco. L’ultima chance, l’ultimo respiro: preso in carico dall’esperienza, da Elisa Cappellano. Parabola imprendibile e 2-2. E ora, tocca ai rigori, degna e logica conclusione di una finale imprevedibile.
E dagli spalti si leva un grido: «Cassina sei meglio di Buffon!». Basta un solo penalty, per giustificarne il senso: l'estremo difensore intuisce su Ballerio. La perfezione della parata dell'1 comasco, la perfezione delle rigoriste: Sessa, Iannella e Parisella segnano. Con un altro sussulto, nel mezzo, perché la biancazzurra si ripete. Lo rifà, ne ferma un altro: intuisce su Polese, e consegna così le chiavi della finale - e di questa stagione - a Maltseva. Careri intuisce, ma non ci arriva: il Como è campione di Lombardia.
Como - Erbusco 2-2 (4-2 dcr)
RETI (1-0, 1-1, 2-1, 2-2): 2’ Arrighi (C), 7’ Gaudenzi (E), 9’ pts Sessa (C), 18’ sts Cappellano (E).
COMO (3-5-2): Cassina 10, Casartelli 7, Maltseva 9, Iannella 8.5, Caprani 8 (1’ sts Marotti sv), Finazzo 7.5, Arrighi 8 (9’ st Giovio 7.5), Galimberti 7, Fettolini 8.5, Sessa 9.5, Corti 8 (1’ sts Parisella sv). A disp. Fumagalli, Rocco, Vanossi, Catalano. All. Malpede 10. Dir. Sampietro.
ERBUSCO (4-2-3-1): Careri 7, Haraciu 6.5, Molinari 7 (34' st Mori 6.5), Marinoni 7.5 (13' st Pelladoni 6), Polese 7.5, Trevisi 7.5, Terzi 7 (5' sts Andreoli sv), Zambelli 7.5, Cappellano 8.5, Gaudenzi 8 (30' st Ballerio 7), Vitali Pedretti 7.5 (10' sts Turla sv). A disp. Vicini, Bonfadini, Recrosio, Tengattini. All. Zafferi 7. Dir. Mori.
ARBITRO: Padrin di Busto Arsizio 7.
ASSISTENTI: Scardino di Milano, Buratti di Busto Arsizio.
AMMONITE: Finazzo (C), Iannella (C), Casartelli (C), Marinoni (E), Terzi (E), Haraciu (E).
ESPULSA: 18' sts Casartelli (C).
COMO
Cassina 10 La Coppa passa, inesorabilmente, dai suoi guantoni. La perfezione di due interventi decisivi: due rigori ben calciati, due letture che li bloccano prima che possano varcare la linea di porta. Apice di una prestazione eccellente: perché il suo posizionamento aveva permesso di contenere la velocità delle attaccanti di Zafferi, di anticiparle prima che riuscissero ad arpionare il pallone.
Casartelli 7 Un'ottima collaborazione, quella che intraprende con Iannella. Da tripla intesa su Fifa, dimostrata nel corso della partita, soprattutto nel contenimento della scatenata Cappellano. Un lavoro fondamentale, come quello fatto su Gaudenzi: duello fra velocità e doti da stopper. In breve, emozioni. Quel rosso a fine supplementare pareva quasi inevitabile: fallo tattico che ci stava, capolavoro - quello della nove su punizione - che nessuno poteva immaginare.
Maltseva 9 Il pari regge novanta minuti anche grazie a quell'intervento su Terzi: non si molla niente sul campo di Cavenago, perché anche a tempo scaduto c'è bisogno di lei. C'è bisogno di lei con quella scivolata che allontana il pallone dalla porta al momento giusto, ma c'è anche bisogno di lei per calciare un rigore pesantissimo. Ma alla fine, la rete si gonfia, e il Como vince.
Iannella 8.5 Leader della difesa biancazzurra; una straordinaria dote dell'onnipresenza, dimostrata dal fatto che, pur in marcatura su Cappellano, le chiusure più preziose della sua gara siano su Gaudenzi e Terzi: il tutto, con un braccio che le fa male, molto male. Ma su quel braccio c'è una fascia da onorare, e quindi c'è da rimanere con le compagne.
Caprani 8 Ottima alternanza, fra contenimento e spinta: una lettura eccellente dei momenti della partita, dei momenti delle avversarie. Scende in difesa, aiuta nei momenti critici, ma nei momenti di risalita del Como, è proprio alla sua velocità che si affidano le compagne: l'eurogol non le riesce, ma il segnale arriva loud and clear (1’ sts Marotti sv).
Finazzo 7.5 Classe e fisicità per la centrocampista ex Inter. A tratti, ingabbiata nelle maglie rossoblù, ma sempre capace di riemergere proprio con quelle due qualità. Fiammate, lampi che però rischiano di essere davvero pesanti: centimetri la separano dal gol che, a pochi minuti dalla fine, avrebbe significato titolo già alla fine dei regolamentari.
Arrighi 8 Fari spenti, velocità settata su max: così avrebbe programmato la sua auto, se stessimo giocando a Need For Speed. Per non farsi notare dalla difesa, per riuscire però a scappare a tutte. E sull'assist di Sessa si fa trovare al posto giusto. Tutto fatto? No, perché quel pallone bisogna metterlo in porta. Palla da una parte, portiere dall'altro. E 1-0 Como.
9’ st Giovio 7.5 L'arma segreta dalla panchina: una Giovanissima, ma già trascinatrice fra le allieve. Tanto da non poterci rinunciare nonostante la finale Under 15. Il riconoscimento delle proprie qualità, non disatteso ma confermato dall'esterno biancazzurro: jolly, anche in campo, per Malpede. Da esterno ad attaccante, ma il contributo è sempre fondamentale.
Galimberti 7 Un mastino, che ricorda per grinta Gennaro Gattuso, per citare così un altro campione del mondo: sempre pronta ad azzannare le avversarie, ma instancabile. A inseguire la portatrice palla, a rendere difficile il passaggio, con questa garra che rende il Como una squadra sempre equilibrata.
Fettolini 8.5 Lotta, tantissima. Perché le avversarie conoscono le sue doti: la seguono, la inseguono, quando l'attaccante scappa e non si ferma. E poi, nel momento clou, son costrette a fermarla fallosamente. Perchè l'ha porta sembrava nel mirino. La palla va a Sessa e il Como ritorna avanti.
Sessa 9.5 Don Andrés delle allieve di Malpede. Una classe che ricorda, con le giuste proporzioni, la classe del centrocampista del Barcellona. Dimostrata da quell'assist incredibile, da quel movimento che le permette di scappare a una doppia marcatura. E Iniesta si rivede anche nel carisma: perché Asia "non aveva paura di calciare, un calcio di rigore"; anche in finale, anche nei supplementari, la diez si prende la palla e la scaraventa in porta.
Corti 8 Edin Dzeko, l'attaccante che nella storia recente dell'Inter si è forse più sacrificato per la sua squadra. Accettando di giocare alle spalle del proprio compagno, accettando di abbassarsi sempre alla ricerca della palla. E si son visti sprazzi del bosniaco sul campo di Cavenago, anche se, al momento giusto, una punizione forse più alla Pjanic stava cambiando la storia della finale. Ma Careri e la traversa le negano la gioia del gol (1’ sts Parisella sv).
All. Malpede 10 "Brivido, ci vuole un brivido", cantava Gue Pequeno: e questo Erbusco gliene ha dati tanti. Ma alla fine, la Coppa finisce nelle sue mani, nella sua bacheca. Con una prova corale, in cui sì, è servito un grande centrocampista e un gran portiere, ma quello che forse ha fatto la differenza è stato il gruppo: capace di soffrire, nei momenti critici, e di tirar su velocemente la testa. Una scelta, incomprensibile al momento, ma giustificata dal campo: i cambi. Uno nei primi centocinque minuti, due nel secondo supplementare: ma l'energia portata dalla panchina in quel momento della partita, sembrava il vero game changer.
ERBUSCO (A CURA DI GIOVANNI POLIMENI)
Careri 7 Sicura in uscita e decisiva tra i pali. Un po' meno precisa in costruzione, ma si fa perdonare con un intervento notevole nel primo tempo. Parata clamorosa nel primo supplementare, poco prima del rigore per il Como. Sul quale intuisce, ma non riesce a deviare.
Haraciu 6.5 Attenta in difesa e molto propositiva in attacco. Il gol del pareggio scaturisce dalla sua caparbietà sulla fascia destra. Commette il fallo da rigore nel primo tempo supplementare.
Molinari 7 Più accorta della collega di fascia. Sulla sinistra si pensa più a contenere le avversarie, lasciando più spazio di manovra a Gaudenzi in fase offensiva.
34' st Mori 6.5 Entra in difesa sulla fascia sinistra e fa il suo quando il Como alza la pressione. Poco dopo il rigore pericolosissima con un destro al volo di poco a lato.
Marinoni 7 Leader del centrocampo. Alterna grande qualità tecnica palla al piede a tenacia e cattiveria agonistica in difesa.
13' pts Pelladoni 7 Entra per provare l'assalto finale dopo il rigore realizzato dal Como nel primo tempo supplementare. Nel momento critico, la sua fuga porta al rosso di Casartelli e alla punizione di Cappellano.
Polese 7.5 L'abitudine a giocare con avversarie più grandi si sente. È scaltra e decisa in difesa, il suo apporto al reparto arretrato si sente particolarmente.
Trevisi 7.5 Prestazione da capitano vero, guida il reparto difensivo con grande personalità. Contiene le attaccanti avversarie nonostante la differenza di stazza, è il simbolo dello spirito combattivo di questa squadra.
Terzi 7 Esterno d'attacco di gran rapidità. Cerca di aiutare in costruzione di gioco entrando dentro al campo. A fine primo tempo e ad inizio ripresa ha due grandi chance, ma è di poco imprecisa (5' sts Andreoli sv).
Zambelli 7.5 Gioca sulla trequarti con un approccio box ti box. Si sacrifica spesso in fase difensiva andando a formare un centro campo a tre in contenimento. In fase offensiva cerca spesso l'inserimento in area creando scompiglio nella difesa avversaria.
Cappellano 8.5 Ha un altro passo rispetto alle altre. Terminale offensivo che attacca spesso la profondità, ma fa' reparto spalle alla porta quando deve far salire la squadra. Doti atletiche e tecniche di alto livello. Nella ripresa quando il ritmo cala, anche a causa delle condizioni del campo, lei continua a correre come niente fosse. Segna la punizione che manda la partita ai rigori all'ultimo secondo dei tempi supplementari.
Gaudenzi 8 Esterno longilineo a cui viene affidata la fase offensiva sulla fascia sinistra. Utile anche in fase difensiva e in costruzione di gioco, abbassandosi per agevolare la manovra. Suo il gol del pareggio con una classica chiusura dell'azione da lato a lato.
30' st Ballerio 6 Entra sulla fascia destra per dare maggiore freschezza. Sfiora il pari dopo pochissimi minuti dal rigore di Sessa.
Vitali Pedretti 7.5 Grandi doti di palleggio, è il metronomo della squadra. È ovunque in mezzo al campo, aiuta le compagne senza tirare il fiato. Cardio impressionante (10' sts Turla sv).
All. Morgani 7 L'atteggiamento e l'assetto tattico mettono parecchio in difficoltà il Como. Le ragazze sono ordinate e combattive, e non mollano fino all'ultimo minuto. Quello in cui pareggiano una partita infinita. Il sogno si conclude solo ai calci di rigore.
ARBITRO
Padrin di Busto Arsizio 7 Il dubbio più grande, in realtà, arriva solo dal momento in cui si riprende il gioco: il campo sembra ancora troppo bagnato, e il rischio per le giocatrici rimane. Ma le letture son perfette: dal rigore su Fettolini, al rosso a Casartelli, alla gestione generale della partita. Metro coerente e gialli estratti con criterio, per rispondere al nervosismo, tipico di una finale, ma che rischia di sfuggirgli di mano.