Nazionali Femminile
18 Giugno 2025
UNDER 19 FEMMINILE ITALIA · Giada Pellegrino Cimò, decisiva nella sfida con la Polonia e nel match con la Svezia (foto: FIGC)
Protagonisti, antagonisti ed eroi: gli elementi centrali della fiaba, di ogni storia a lieto fine. La sfida fra i primi, rotta dall'intervento del salvatore; The Saviour, com'era stato soprannominato Scott McTominay ai tempi dello United. Un ruolo rispettato, una volta arrivato ai piedi del Vesuvio, un ruolo conquistato, fra le Azzurrine di Matteucci, da Giada Pellegrino Cimò. Dalla Scozia alla Sicilia, dal Napoli alla Samp, il leitmotiv dei due centrocampisti rimane lo stesso: sigilli pesanti, come quello della doriana all'esordio con la Polonia, come quello della 2006 palermitana nella sfida con la Svezia. Dopo lo spavento iniziale, la doriana indirizza: un gol pesantissimo, che sembra essere il passo decisivo per il passaggio del turno. Un ruolo, però, in coabitazione con la novità di questa sfida: Emma Mustafic, la regina della ripresa, vittoriosa nel duello con Lundin. Ma al triplice fischio il cielo si dipinge di rosso, bianco e verde: l'Italia passa e fa un bel passo verso le semifinali. Il 6-0 della Francia sulla Polonia mette le azzurre a un passo dalle final four. Ma la matematica non c'è ancora.
L'otto aprile Italia e Svezia si giocavano il pass per la Polonia. A Forlì, in un clima teso - l'ultima occasione per accedere alle fasi finali dell'Europeo - lo 0-0 che chiuse la sfida qualificazione rappresentò una vittoria per entrambe: per le azzurrine, che conclusero così il girone da prima della classe, ma anche per le scandinave, che, matematica alla mano, chiusero da miglior seconde, riuscendo comunque a prenotarsi un posto fra le migliori otto d'Europa. Una giornata di festa, quella di inizio aprile, un'anticipazione di cosa sarebbe accaduto stasera. O forse no...perché ora l'unico risultato contemplabile è la vittoria: per l'Italia, reduce da un pari sofferto contro le padrone di casa, per la Svezia, sconfitta da una Francia che si candida ad occupare la prima piazza.
Un inizio di studio, di reciproca analisi. Un canovaccio tattico che sembra ricordare e ribadire quello che fu il pari di tre mesi fa. Tanta lotta, tanto equilibrio, ma due porte che rimangono serrate, lontane dalla sfera e, soprattutto, lontane dai guai. Con un possesso che favorisce le gialloblù, ma con un duo Gallo - Cocino che sembra costruire un muro invalicabile. Ma, allo scoccare del quarto d'ora, i discorsi cambiano; la svolta c'è. Nella doppia occasione di Bjorklund, chiusa però dai guantoni di Mustafic, il pericolo - doppio - che scuote il match, ma che soprattutto risveglia le azzurrine. La Nazionale di Matteucci alza la testa, il baricentro, e si avvicina così alla porta di Andersson. La spaventa, con il rasoterra velenoso di Fadda che bacia il palo lontano - il secondo di questo torneo, dopo quello colpito con la Polonia - e seppur lo 0-0 rimanga il presente di Italia - Svezia, il Tricolore sta cominciando a sventolare sul campo di Stalowa Wola.
Non ancora nel risultato, ma in un atteggiamento radicalmente cambiato: in una fame, quella di Cherubini e compagne, che forse non le ha ancora trascinate al gol, ma che le sta portando a metter casa nella metacampo avversaria. E che, proprio con questa nuova energia, le muove verso il vantaggio: con una Consolini capace di resistere a tre avversarie, con una Ferraresi gagliarda, ma soprattutto con chi lunedì era riuscita ad agguantare il pari all'ultimo secondo. Chi, insomma, sembra stia diventando l'isola sicura di questa spedizione polacca: Giada Pellegrino Cimò, la giocatrice della Provvidenza, arrivata a fari spenti a scaraventare in rete un pallone che sembrava non volerci entrare mai. Un sorpasso, quello trovato dalla Nazionale azzurra, che sembra render conto del passato, ma soprattutto del futuro di questa partita: perché dopo l'1-0 l'Italia continua la sua sinfonia, diretta dalla giocatrice del Sassuolo, ma impreziosita dall'assolo di Marta Zamboni, caparbia nel duello con Stojanovska, sfortunata nel rasoterra letto e controllato dall'estremo difensore del Karlskrona. All'accensione - metaforica - delle luci dell'intervallo nel teatro - calcistico - polacco, i tifosi italiani sorridono. Ma il vantaggio rimane sottile, fragile.
Fragile, perché la sicurezza l'1-0 non te la dà mai. Ma forse instabile, anche per l'assoluto stato di forma raccontato dall'autrice del vantaggio. Da una Giada Pellegrino Cimò in stato di grazia e, dopo cinque minuti dall'inizio della ripresa, anche clamorosamente vicina alla doppietta. Nascondersi e riapparire, come la sfera fra i piedi della siciliana, che scalda i guantoni di Andersson e inaugura così una ripresa che sembra però ribadire e confermare la sensazione del primo tempo. Un deja-vu del primo quarto d'ora: il possesso gialloblù, controllato e gestito da un'Italia che, forte del risultato, sembra aver ora un atteggiamento più prudente. Perché, finisse così, le Azzurre farebbero un passo, forse un balzo - ancora non decisivo, ma clamorosamente importante - verso le semifinali e, di conseguenza, verso la qualificazione al mondiale. Ma la partita è ancora lunga e nulla è ancora deciso: perché poi magari un destro da trenta metri rischia di cambiare tutto, rischia di scombussolare i piani. È il tiro di Larsson, è però anche la grande risposta di una Mustafic decisiva anche sulla respinta di Lundin.
E così, proprio come accaduto nel corso della prima frazione, lo spavento scuote le ragazzi di Matteucci. Le rimette in pista, ma soprattutto, le trascina fuori da una pressione che si stava facendo eccessiva. E questo, per ora, può bastare: nessuna clamorosa occasione, ma una lotta a centrocampo - foraggiata, anche, dalle forze fresche mandate in campo dal tecnico empolese - che permette all'Italia di riprendersi quei metri di campo persi nel corso dei primi minuti. E quando le svedesi scendono, i guantoni dell'estremo difensore bianconero proteggono: un duello che si rinnova, quello con la numero 20 di Noren, nuovamente vinto dalla campionessa d'Italia.
E mentre la Svezia si scopre, nel tentativo dell'ultimo assalto, l'Italia attacca: nonostante il risultato, nonostante la pressione scandinava, alla ricerca di un raddoppio che, in questo momento della partita, significherebbe sicurezza. Un azione che passa dai piedi delle subentrate: di Girotto, che spizza, e di Ventriglia, che illude. La rete si muove, ma il pallone sfila sul lato esterno. Entrate da trascinatrici, tutte le ragazze alzatesi dalla panchina: perché Sciabica sfiora il 2-0, proprio sull'invito di Martina Cherubini. Un'Italia che incarna il principio secondo cui "la miglior difesa è l'attacco", ma che, soprattutto, al triplice fischio, si prende la seconda piazza del girone. E con l'ampia sconfitta della Polonia - 6-0 con la Francia - le semifinali son sempre più vicine.
Italia - Svezia 1-0
RETI: 38' Pellegrino Cimò (I)
ITALIA (4-4-2): Mustafic, Consolini, Cocino, Gallo, Lombardi, Zamboni (21' st Cherubini Martina), Fadda, Cherubini Maya, Perselli (29' st Sciabica), Pellegrino Cimò (44' st Ventriglia), Ferraresi (29' st Girotto). A disp. Belli, Pizzuti, Tosello, Bertora, Tironi. All. Matteucci.
SVEZIA (4-2-3-1): Andersson, Svensson, Mattsson, Staaf, Stojanovska, Larsson, Broddheimer, Jensen (38' st Ihrfelt), Sjodahl, Persson Welin (38' st Fredgren), Bjorklund (11' st Lundin). A disp. Cavander, Andersson, Bjonberg, Dahlman, Landin Sjonblom, Cron. All. Noren
ARBITRO: Fabienne Michel (GER).
ASSISTENTI: Jasmin Matysiak (GER) Nikolett Bizderi (HUN).
QUARTO UFFICIALE: Anna Adamska (POL).