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Under 15 femminile

Tormentata dagli infortuni, torna in tempo per la finalissima e segna il gol che vale il titolo

Sempre a fianco alle compagne, anche quando non poteva giocare: Karabelyova mix perfetto fra difesa, incursioni e killer instinct

Under 15 femminile Rhodense ·

UNDER 15 FEMMINILE RHODENSE · Veneta Karabelyova, la 2009 che ha trascinato le Rhodense di Oliverio al titolo regionale

«Quando entra fa sempre la differenza», il fil rouge di tutta la sua carriera: anche con un lungo infortunio alle spalle, anche con il proprio prime da recuperare. Di Veneta Karabelyova se ne parlava così più di un anno fa, quando con Alessia Nuzzi aveva sfiorato l'impresa - poi definitivamente portata a termine a Zingonia - contro l'Atalanta. Pur con un problema che - come si scoprì più avanti - era lontano dal potersi considerare risolto: perché Veneta ci ha sempre convissuto, ma, lasciata Sesto e approdata a Rho, quel fastidio al ginocchio si è fatto ingestibile. Eppure, dopo uno stop lunghissimo, il difensore è tornato, ha ricominciato a ergere il muro e, al momento giusto, ha messo in scena il proprio killer instinct. Quello che, alla fine, ha portato in Via Cadorna il titolo regionale. 

GRINTA E CORAGGIO

Il tema, calcistico e personale, di Karabelyova è il coraggio: quello che mette in campo, con la voglia di lottare su ogni pallone, quello di combattere contro ogni avversario; un aspetto che forse, si può interpretare come riflesso della propria anima. La rappresentazione agonistica di chi è Veneta: una ragazza che non molla mai, sempre pronta a ogni situazione che la vita le ponga davanti. Come quella presentatale dai legamenti del suo ginocchio. Che già, a poco tempo dal suo arrivo a Nerviano, da dove - calcisticamente - proviene il difensore arancionero, avevano rallentato il suo percorso alla Pro Sesto. Fatto di successi, di grandi imprese, ma anche di molto tempo passato ai box. A combattere contro un problema che, però, andava affrontato di petto. Perché bisognava operarsi, allungando così i tempi di recupero e allontanando il rettangolo verde che per l'arancionera assume le forme di un aristotelico luogo originario a cui tornare. Dimostrato dal suo desiderio di esserci, sempre, anche quando i medici non le permettevano di giocare: perché quando non poteva fare niente, piuttosto raccoglieva le borracce. Ma c'era sempre: agli allenamenti, alle partite. E così, è diventata un esempio. Con quell'innato carisma che l'ha portata a diventare un punto di riferimento per una piazza che l'aveva cercata ancor prima che andasse a Sesto San Giovanni e che ha poi assistito a un recupero record.

Il 18 maggio Karabelyova torna titolare, per l'ultima partita della fase interregionale col Torino. Ed è lì che il difensore dà sfoggio di un trittico di qualità che risulteranno poi fondamentali fra le Giovanissime: difesa, incursione e killer instinct sui calci piazzati. Sono i tre caposaldi che permettono di definire il proprio modo di far calcio, e che, soprattutto, finiscono per risultare decisivi anche fra le ragazze di Oliverio. L'infortunio di Chiara Marini e l'unione fra bisogno e desiderio di giocare fanno il resto: perchè con una stagione, quella delle Allieve, che si avvia alla conclusione, c'è il rush finale delle Under 15 da portare a termine. E se i minuti nelle gambe - e il fastidio al ginocchio - non sono ancora ottimali, le doti tecniche son quelle che servono. Dimostrate a Sesto, ribadite nell'Under 17, confermate col Brescia: perché al Mario Rigamonti Veneta entra e incide. Le grandi chiusure, i primi strappi a spaccare il campo, e un fulmine a ciel sereno che a fine secondo tempo rischia di indirizzare una semifinale su cui, però, Veneta aveva già messo la firma. Anche se, per il vero capolavoro si deve attendere una settimana. In quella torrida domenica di Cavenago, in quella caldissima finale che sembra non sbloccarsi mai. E dalla panchina si alza lei: con il tre sulle spalle, con il colpaccio sfiorato e poi riuscito. E questa Coppa è anche sua. 

BONUCCI, CHIELLINI, PERROTTA, LO STRANO MIX

Le qualità di Veneta sono un districato e complicato puzzle, da scoprire mano a mano che si uniscono i pezzi. Da scoprire mano a mano che la partita e le giornate avanzano. Appena entra, si pensa subito a Bonucci: per la posizione, al centro del tridente difensivo, per il modo di interpretare il ruolo. Una buona proiezione in fase offensiva, una buona capacità di vedere e costruire gioco. Sono i primi tasselli, la cui composizione però cambia. Perchè da semplice - quello che la Ravensburger definirebbe come un 100 pezzi -il compito si fa più difficile: perché a Bonucci segue Chiellini, alla capacità di costruire gioco segue quella di interromperlo, quando l'azione avversaria si fa minacciosa. Uno stopper intelligente, ed estremamente efficace: e in quella BBC inaugurata da Antonio Conte era proprio Chiello a rappresentarlo. Rocciosa - aggiungiamo - e caparbia. Come fatto con il Como. Ma forse, proprio sul campo di Via Pier de Coubertin, è mancato forse l'ultimo gruppo di qualità: l'ultimo sacchetto di mattoncini per descrivere Karabelyova. Aspetti che, forse, emergono meglio nei campi a 11, fra le Allieve. Perché è con le ragazze di Fornari, con Gaia Arcieri in campo, che Veneta può sganciarsi e attaccare la profondità«Un incursore alla Perrotta, ma con le caratteristiche di un difensore centrale», come la definisce Fabio Bruno, responsabile del femminile della Rhodense. E ora, proprio negli ambienti arancioneri ci si prepara alla prossima stagione: con una Veneta pronta a tornare nel suo prime, con una società, quella di Rho, che ribadisce la sua centralità nel progetto. E con un mix che si prospetta vincente. 

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