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Under 15 femminile

Una doppietta in finale dopo sette mesi di stop: il Milan si gode la centravanti del futuro

Dalla Cremo al Vismara, fino al lungo infortunio: ma Angelica "Arma Letale" Ferranti ha ritrovato la forza che l'ha incornata regina

Angelica Ferranti

UNDER 15 FEMMINILE: Angelica Ferranti

Ritrovarsi, nelle difficoltà. Quando i nuvoloni incombono, quando la tempesta è ormai sulla propria testa. "Per aspera, ad astra", Angelica Ferranti: perché un infortunio di sette mesi l'ha preparata al gran finale, perché quel calvario durato 207 giorni è stato spazzato via nell'arco di una manciata di secondi. Dal 6 ottobre al 27 aprile, dai tornei FIGC in Sicilia al gol del 4-1 con l'Hellas Verona. L'inizio del suo assolo, continuato nei quarti, arrivato all'apice con due doppiette di fila. Quella al Vismara manda il Diavolo in Finale, quella di Anagni manda le ragazze di Sacchi in Paradiso. Il Milan è Campione d'Italia e Angelica sembra essere la regina. 

TALENTO

Cremona, terra natale di Angelica, nella propria passione, nel proprio sport: perché proprio nella Città delle tre T Ferranti vive la sua crescita calcistica. Iniziata all'Esperia, dove la bomber si è scoperta attaccante dal talento innato, continuata nella Cremonese, che ne ha viste le potenzialità e l'ha chiamata a indossare una casacca, quella grigiorossa, che accompagnava la 2010 anche allo stadio. Perché, mentre l'attaccante guarda i suoi idoli segnare allo Zini, la Cremo osserva l'esplosione di una giocatrice che, in breve, diventa pedina inamovibile delle Giovanissime, pur due anni sotto età. In un contesto competitivo, ma dove la classe di Angelica lascia spazio anche alla sua duttilità: da bomber, a esterno, riuscendo così a ritagliarsi uno spazio importante in una formazione che, nel 2023, si laurea campione di Lombardia. Grazie a lei, grazie a quei dieci minuti di fuoco che culminano col pareggio ai danni di un Como che verrà poi battuto dal sigillo di Giorgia Morelli. «Ferranti incide come un miniaturista, come un amanuense, incide come una stilografica sulla pergamena» si diceva di lei il 7 maggio 2023. Ma a quel punto, il Milan era già entrato nella storia di Angy. Perché il Diavolo ne aveva viste le doti e, su comune accordo con la famiglia, avevano deciso di aspettarla, fino all'estate del 2024. Quando Angelica saluta i colori grigiorossi - almeno sul campo, allo stadio la curva continua ad essere casa sua - e abbraccia i colori rossoneri. "Incide come un minaturista", si diceva nella finale regionale Giovanissime, «semplicemente devastante» si scrive di lei dopo la tripletta con l'Inter

Ma poi, un crac che rischia di fermare un processo di inserimento cominciato nel migliore dei modi: in campo, ma più in generale in un gruppo che fin dal primo giorno l'ha accolta come se fosse una di famiglia. In Sicilia, Angelica sente un forte dolore alla coscia. La diagnosi? Distaccamento della cresta iliaca. La prognosi? Tre mesi di stop, che non le permetterebbero di giocare a undici, ma che comunque le darebbero la possibilità di rientrare in tempo per la fase interregionale. Ed è qui che però la linea temporale sembra dilatarsi: perché tre diventano sette, perché il sei gennaio ad Angy non viene dato il via libera per poter rientrare con le compagne. Ed è qui, che, però, l'ex Cremonese trova quella forza che la spinge a non mollare. In una rabbia, in una frustrazione che non la ferma, ma che Ferranti riesce a trasformare in combustibile per la risalita. E, da quell'infortunio, ritorna nel modo migliore: con un ingresso che si trasforma in gol in pochissimi secondi; con una frustrazione che si trasforma in gioia, per lei, e per le sue compagne, sempre affianco durante i periodi bui, e di nuovo con lei a Verona. Angelica è tornata, e forse qualcosa in lei è cambiato: non nella fame, che si è mantenuta costante, ma in una forza fisica che l'ha resa ancor più incisiva lì davanti. Con la nove che fu di giganti come Weah e Pippo Inzaghi, ma che fra le ragazze di Treccani si prende Angy: meno panzer, rispetto a ciò che quel numero rappresenta nell'iconografia calcistica, ma stesso killer instinct. Com'era Fernando Torres, com'è Marcus Thuram: fisico - Q.B. - e velocità, in un binomio che si riassume nell'aggettivo "infermabile". 

DE-VA-STAN-TE

Ma un punto interrogativo era rimasto su Angelica Ferranti: come si sarebbe comportata a undici? Un passaggio complicato, sicuramente. Perché lo spazio da attaccare aumenta, perché gli schemi cambiano. Un dubbio svanito, però, grazie alle sue prestazioni. Perché la fisicità rimane, perché la stamina sembra permetterle di spaccare anche campi più grandi. Il nove, allora, ritorna sulle spalle di Hernan Crespo. Perché Angy diventa, proprio come l'argentino, "Arma Letale" al servizio di SacchiKiller instinct, si era detto per lei: e di killer instinct finisce per parlare, inesorabilmente, il campo. Dimostrato col Sassuolo, dalla girata in porta sul tentativo di Cappello, alla fuga su Cavaliere che si trasforma in una doppietta che prepara ad Anagni. Sede del final round di questa stagione, dell'ultimo giro di valzer contro una Juve desiderosa di riconferma. Crtl-C, Ctrl-V, il copione si ripete: opportunismo e fuga devastante. In sei minuti: prima beffa Avolio, poi scappa - in un duello che si presenta e ripresenta come scena madre di questa finale - a Fava. Il risultato? 2-0 Milan e Scudetto in tasca. Incoronazione di un anno complicato, ma le cui conferme sono arrivate anche fuori dal campo. Perché, insieme al Tricolore, è arrivata anche la Nazionale. Con tante chiamate arrivate nel corso dell'anno - anche quando l'ex Cremonese si trovava ai box - con un tempo giocato nell'amichevole con la Germania. Welcome Back, Angelica Ferranti. 

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