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Promozione Femminile

I social, la Presidente-Influencer e la sfida in Promozione: «Un'identità femminile al 100%»

Si chiama Eva Milano il nuovo progetto marchiato Mammone - Aleotti: Content Creator in squadra e Maria Caciotto alla guida

PROMOZIONE FEMMINILE MARIA CACIOTTO

PROMOZIONE FEMMINILE EVA MILANO • Maria Caciotto, Presidente dell'Eva Milano

Spirito di adattamento. Al mondo che cambia, che ti dà strumenti nuovi, ma che devi "saper" utilizzare. Spirito di Rivoluzione. Necessario, per modificare la realtà, adattandola allo standard che consideri giusto. Calcio e social, soprattutto quando si parla di Dilettantismo, sono un binomio da studiare. Una finestra su chi rimane lontano dai riflettori. Come la Terza Categoria - se si parla di Zeta Milano - come la Promozione Femminile, col progetto Eva Milano. Un nome che richiama «alla prima donna della storia», come raccontano Giuseppe Mammone e Maria Caciotto. Ma non solo. Eva è molto di più; si racconta in un acronimo: "Empowerment", "Vibes" e "Ambition". «La voglia riscrivere il proprio ruolo, di non accettare i limiti imposti, di scegliere la propria direzione», annuncia la Presidente.

100% FEMMINILE

«L'esperienza al Brera ci ha fatto rendere conto di quanto nel femminile ci sia tanto da raccontare, ma allo stesso tempo di come ci sia un buco mediatico che vorremmo cercare di colmare: al di sotto della Serie A e di eventi di caratura "internazionale" c'è un vuoto che i social potrebbero aiutare a "riempire"»; e così, la fine del progetto non ha fermato Giuseppe Mammone e Leonardo Aleotti, che sono ripartiti. Con un'idea; anzi, con nuove idee. «Avevamo conosciuto molte ragazze, "content creator", e pensavamo che il loro contributo potesse essere decisivo nel raccontare questo mondo. Poi è arrivata Maria - Caciotto, ndr - e abbiamo deciso tutti insieme di affidare a lei la Presidenza. Perché riteniamo che l'identità di questa squadra debba essere 100% femminile, perché vogliamo che sia evidente che questa non è la versione femminile di una squadra maschile: questa potrebbe essere la chiave per parlare del movimento». Ma dietro tutto ciò, c'è molto di più; c'è la voglia di rivoluzione: «Quello che mi ha colpita fin dall’inizio - racconta Maria Caciotto -  è l’idea di creare una squadra che non fosse solo “una squadra di calcio”, ma un manifesto. Eva Milano nasce per dare voce a tutte quelle ragazze che vogliono raccontarsi attraverso il calcio, anche fuori dal campo. È un progetto che parla di identità, libertà e coraggio, ma anche di gioco, di sogno e di possibilità. In un momento in cui il calcio femminile sta cercando di consolidarsi, Eva Milano vuole portare un messaggio chiaro: non vogliamo essere un’imitazione del calcio maschile, ma un nuovo modo di viverlo, a modo nostro».

Un messaggio che si ritrova anche nel nome: la prima donna la storia, ma anche un acronimo che significa tanto. "Empowerment", "Vibes" e "Ambition". Tradotto: EVA. Il peso, però, la Presidente lo carica soprattutto sulla E: «La forza di riscrivere il proprio ruolo, di non accettare limiti imposti, di scegliere la propria direzione. È l’energia che spinge ogni ragazza a prendere spazio, a sentirsi all’altezza, a non dover chiedere il permesso per esistere o per sognare in grande. L’empowerment è il nostro cuore: è ciò che trasforma una società in un movimento». Le prime risposte? Più che positive. «La scelta di Maria ha portato anche all'arrivo di altre influencer, come Chiara D’Ambrosio, Sofia Balzani e persino Giada Sabellico, che ha deciso di trasferirsi a Milano per unirsi a noi, nonostante ci troviamo a fare "solamente" il campionato di Promozione. E da lì tante atlete in giro per l'Italia ci hanno scritto. Ci hanno raccontato la loro esperienza, e ci hanno detto quanto fosse bello ciò che stavamo facendo, quanto fossero desiderose di partecipare. Da Trieste, da Rimini, dalla Liguria. Dall'altra parte però c'è un gruppo con tante ragazze "normali", che vogliono semplicemente giocare a calcioIl nostro lavoro - e, in parte, anche la nostra difficoltà - è quella di unire questi due "mondi": all'inizio non è stato facile spiegare a tutte ciò che stavamo facendo, ma ora il gruppo vive con la consapevolezza di essere promotore di un messaggio. Ed è bellissimo, anche per chi sta fuori: siamo stati a un passo da prendere Lisa Alborghetti - entusiasta di ciò che facciamo qui - ma per motivi puramente logistici non siamo riusciti a concludere. Magari ogni tanto verrà a giocare».

Insomma, una svolta radicale: ma, mi raccomando, non chiamateli Zeta al femminile. Ci sono somiglianze - quelle che spingono Mammone a definirli dei «quasi cugini» - ma ci sono anche ambizioni diverse: «È un paragone che è stato fatto, seppur non direttamente da noi, ma ci sta: d'altronde, il modo in cui utilizziamo Internet è simile. Però il messaggio che lanciamo è differente: loro, oltre a rappresentare il calcio dilettantistico, si impongono come squadra che vuole partire dalla Terza Categoria e arrivare alla Serie A. Noi non abbiamo questa velleità, per ora, ma l’obiettivo iniziale è la rappresentazione del movimento per quello che è, che può attrarre e che meriterebbe di avere più rispetto a ciò che ottiene». Ma di svolta radicale si parla anche pensando alla stessa Maria Caciotto. Che ha deciso di intraprendere questa carriera dirigenziale, dopo gli anni passati sui campi: «È un cambio di prospettiva enorme, ma anche naturale. Da arbitra ero dentro il gioco per far rispettare le regole; da presidente mi trovo a costruire qualcosa che le regole voglia cambiarle. È una sfida bellissima, fatta di responsabilità ma anche di tanta passione. Sto imparando che guidare una squadra significa creare un ambiente in cui ogni persona possa sentirsi valorizzata, ascoltata e parte di qualcosa di più grande».

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