Talent Scout
10 Febbraio 2023
UNDER 17: Daniele Pendreca, classe 2006 ex Chiasso
Quanto lontano devi andare per raggiungere i tuoi sogni? «In Svizzera» risponderebbero con decisione Filippo Tiengo e Daniele Pendreca, abbiatensi di nascita ma emigranti per scelta. Una scelta che li ha portati alla ribalta nel calcio professionista del Canton Ticino dopo una vita passata tra i campionati provinciali milanesi.
I due fuoriclasse del Chiasso, rispettivamente classe 2005 e 2006, non si sono davvero trasferiti oltralpe ma paradossalmente le loro ambizioni calcistiche hanno trovato nutrimento più tra le bianche montagne elvetiche che nel "bel paese". E la vita dei pendolari, già normalmente poco agevole, diventa ancor più impegnativa quando c'è un confine di mezzo: «È un bel sacrificio - commenta stoicamente Filippo Tiengo - perché sono almeno 20 ore settimanali di allenamenti e comunque ci vuole un’ora ad andare e una a tornare, senza contare le trasferte. E il tempo rimasto da dedicare alla scuola è molto poco». Ma i sogni, è risaputo, vivono di sacrifici e lo sa bene Daniele Pendreca che ha investito non solo tempo ed energie dietro al sogno del pallone ma anche una fetta della propria salute, tanto che di recente è stato costretto a tornare in Italia dopo un anno e mezzo passato con i colori rossoblù.
Però, almeno nell'immediato futuro, le loro aspirazioni sono molto concrete tanto che entrambi hanno espresso la volontà di giocare in patria nella prossima stagione. Ma perché andare all'estero se poi si vuole competere nei campionati italiani? È una questione di opportunità, opportunità che le società italiane non gli hanno dato ma che hanno trovato a Chiasso. L'opportunità di crescere e di poter sognare, l'opportunità di giocare con grandi squadre e di essere allenati dai migliori allenatori. Ma perché Filippo e Daniele non hanno tale possibilità nel nostro paese? Quasi sicuramente si sarebbero risparmiati molti sacrifici se avessero avuto le stesse possibilità vicino a casa.
PAROLA DI SCOUT
Giosofatte Cavallaro, osservatore di lunga data attualmente in forza al Novara, ha le idee chiare in proposito: «I campionati provinciali non sono ben visti né dagli osservatori né dalle società professionistiche e quindi nessuno li considera. Io dico sempre di valutare il giocatore e non dove ha giocato». Ed è con questo approccio che "Gesù", come lo chiamano gli amici, ha scoperto Daniele e Filippo nei campi della provincia milanese e li ha accompagnati nel grande salto che li ha portati al calcio professionista. Ma il merito non è solo dell'osservatore capace o del giocatore di talento ma anche della lungimiranza del Chiasso che, nonostante la società fosse già sull'orlo del fallimento, ha continuato ad investire senza remore sui giovani e sui loro sogni, al di là della loro provenienza calcistica.
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