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Torneo delle Regioni Under 15

Il portiere del futuro è un campione d'Italia: ha 15 anni, studia da Neuer e sogna i prof

Alessandro Pessagno, lo Spider-Man della Lombardia

LOMBARDIA UNDER 15

LOMBARDIA UNDER 15: Alessandro Pessagno, portierone della formazione di Peccati

Vi ricordate di Superman? Al secolo è conosciuto come Emilio Azzolari, ma dopo i miracoli del Torneo delle Regioni sarà ricordato come un eroe col mantello: maglietta blu, "S" rossa su sfondo giallo e un'innata capacità di cambiare la storia. È un classe 2008 e lo scorso 27 aprile è salito sul trono d'Italia. Ma non è il solo. Con lui, assieme ad altri 18 classe 2008 a cui i superpoteri di certo non mancano, c'è anche Spider-Man. Sì, Spider-Man: quello agilissimo, quello delle ragnatele, quello che salta da un grattacielo all'altro. No, al secolo non è conosciuto come Peter Parker, bensì come Alessandro Pessagno: è nato a Iseo, vive a Palazzolo, gioca nell'Uesse Sarnico e nella vita fa il portiere. Ma non solo, perché anche lui lo scorso 27 aprile è diventato campione d'Italia

SUPEREROI

Come Wanda e Visione, come Tony Stark e Pepper Potts, come Bruce Banner e Natasha Romanoff. Emilio Azzolari e Alessandro Pessagno sono proprio come loro: due supereroi inseparabili, due supereroi che si completano, due che senza l'un l'altro non avrebbero lo stesso successo. Al Torneo delle Regioni è andata proprio così: Superman Emilio ha giocato ogni singolo minuto dall'esordio contro la Puglia alla finalissima di Vercelli contro la Toscana, Spider-Man Alessandro è rimasto sempre in panchina. In silenzio, senza dire mai una parola fuori posto, incitando i compagni, ma soprattutto col sorriso. Quel sorriso che lo contraddistingue da sempre, precisamente da quando all'età di 6 anni ha dato i primi calci al pallone nella squadra del paese. Poi un saltino in avanti all'Oratorio San Giuseppe, quindi il passaggio all'Uesse Sarnico, infine una medaglia più che meritata a coronamento di un percorso ineccepibile. E considerando che parliamo di un ragazzino di appena 15 anni è un dettaglio impossibile da trascurare.

PAROLE

Dopotutto non è semplice rimanere seduti in panchina per sei partite, ma Alessandro è un ragazzo diverso. Se mai ci fossero dubbi, ci hanno pensato le sue parole a spazzarli via: «In questa settimana ho imparato tante, tantissime cose. Grazie al mister adesso so come si può essere d'aiuto alla squadra anche senza giocare, so che bisogna dare sempre il massimo e stare accanto ai compagni per portare a casa il risultato». Il tutto lo ha fatto con Emilio Azzolari: è rimasto al suo fianco in campo durante gli allenamenti, in spogliatoio prima della partita, in camera in hotel. «Tra noi si è creato un bellissimo rapporto. Lui è un ragazzo molto divertente - racconta Alessandro - e pure scaramantico, sono contento di aver condiviso questa esperienza con lui». Emilio e Alessandro: due rivali? No, due amici. Ma come si vive un'esperienza come il Torneo delle Regioni rimanendo sempre in panchina? Le parole di Pessagno andrebbero prese e incorniciate: «Prima di partire non mi interessava sapere se sarei stato il primo o il secondo. Sapevo che avrei potuto giocare sei partite così come zero, per me non era un problema visto che ero comunque felicissimo».

STORIA

Il suo è uno Scudetto meritato. E la medaglia d'oro è il giusto premio per una settimana da vero supereroe. Passerà alla storia per il torneo che ha regalato alla Lombardia il terzo titolo italiano a livello Giovanissimi, passerà alla storia per una delle rimonte più clamorose del secolo, passerà alla storia per la consacrazione di Alessandro Pessagno. Che non ha giocato nemmeno un minuto, vero, ma che tornerà nella sua Palazzolo con una storia da raccontare, altrettanto vero. Campioni d'Italia si diventa ma soprattutto si resta per sempre. «Sinceramente ancora non l'ho realizzato. L'emozione è stata grandissima e mi rimarrà sempre nel cuore: non avevo mai provato una cosa simile da quando gioco a calcio». Emozioni simili a quel Milan-PSV Eindhoven del 28 agosto 2013? Chi può dirlo. Per molti sarà ricordato come un semplice spareggio Champions League, altri sorrideranno ripensando alla doppietta di Kevin Prince Boateng. Ma per Alessandro è molto di più: la prima volta allo stadio. «La ricordo come fosse ieri. Sono milanista dalla nascita grazie a mio papà e quella volta ero felicissimo. Tuttavia - ricorda col sorriso il portierone - passai metà del tempo a giocare al Nintendo. Però sono scusato: ero davvero piccolo».

MANUEL

Il cuore è rossonero ma l'idolo è un portiere tedesco, uno che negli anni ha probabilmente cambiato il modo di interpretare tale ruolo: Manuel Neuer. E in un certo senso il classe 2008 bresciano lo ricorda pure: in primis per il capello - biondissimo e sempre pettinato ad hoc - dopodiché per le caratteristiche. Alessandro è un portiere esplosivo, istintivo e con qualità fisiche importanti. Inoltre, proprio come il portierone del Bayern Monaco, non è male neanche nel gioco coi piedi. Il paragone con il tedesco nasce da lontano, come racconta proprio il baby calciatore bresciano: «Ricordo che quando ero piccolo il papà di un mio amico mi chiamava sempre Neuer perché facevo il portiere. All'inizio non lo conoscevo nemmeno - racconta - ma poi quando l'ho conosciuto me ne sono innamorato». Se Neuer è ormai da anni nell'Olimpo dei migliori estremi difensori della storia, Alessandro ha tutte le intenzioni di emulare il suo percorso. Ovviamente con le dovute proporzioni: «Il mio sogno è fare del calcio il mio lavoro. Sarebbe davvero stupendo e sto dando tutto affinché possa raggiungerlo. Intanto penso a chiudere la stagione come si deve».

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