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Il talento del futuro arriva dal Giappone: supera il razzismo e sogna di diventare professionista

Il calcio come compagno di vita: l'integrazione fino alla grande fioritura al Seguro

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UNDER 16 SEGURO • Il talento del Seguro viene dal Giappone e sta sbocciando. Triplette e assist, il calcio per Shunnosuke Fujita

Un cavallo corre libero e veloce in una risaia, sullo sfondo un cielo che tramonta con toni caldi, vicini al giallo. Un contorno di glicini che profumano l'aria e la brezza serale che inizia ad alzarsi, la libertà. Questo vento orientale si leva dal campo verde quando Fujita, il 10 prodigio del Seguro, rincorre rapido il pallone. Il ragazzo, di origine Giapponese, ha un nome molto simbolico: Shunnosuke da cui "Shun", nome di un personaggio tradizionale Cinese che rappresenta il cavallo, Fujita da cui Fuji "glicine" e "ta" campo di riso. Una corsa pura ed entusiasta che crea un legame unico con il pallone. Legame che si crea grazie alla forza della passione, quella per il calcio, che ha accompagnato Shun in un viaggio lungo: che parte dalla prefettura di Fukui in Giappone fino ad arrivare a Seguro, dalla tenebra del razzismo fino all'integrazione e all'espressione personale. Un ragazzo timido e vivace, che esprime in campo quel suo entusiasmo un po' distaccato, tipicamente orientale, come si è visto nei festeggiamenti del Seguro dopo una grande vittoria contro i rivali dell'Alcione. Il suo sorriso composto andava in contrasto con la gioia sfrenata dei compagni. In contrasto anche con la determinazione, il ritmo e la voglia che trasudano dai suoi movimenti, che lo rendono le sue caratteristiche un mix inedito fra la tecnica e classe tipiche dei giocatori giapponesi, e la determinazione e il vigore del calcio italiano. Il numero dieci, col sogno di raggiungere i professionisti, in questa prima stagione in maglia blu sta sbocciando e strappa così parecchi dei suoi timidi sorrisi: 8 gol in 8 partite, fra cui una tripletta partendo dalla panchina.

IL VIAGGIO 

Shunnosuke, o meglio Shun, il suo soprannome che significa appunto "cavallo" scelto per la sua particolare rapidità e corsa instancabile che mostrava già dai primi attimi di vita, si trasferisce in Italia con la famiglia quando aveva appena 24 mesi. Dopo soli tre anni dal suo arrivo, Shun incontra la sua grande passione, inizia a giocare a calcio ed è subito amore: non solo può imitare le gesta del padre che ha giocato a livello liceale in Giappone, ma lo sport gli rende più semplice la conoscenza e la relazione con gli altri. Il calcio diventa la sua piazza di conoscenza, il luogo sicuro in cui crescere e poter esprimere la sua personalità, come racconta il padre Kazuyuki: «Lo sport è stato importante per lui, il calcio italiano richiede infatti di farsi vedere, di mostrare le proprie qualità in campo e la propria personalità al di fuori. Shune è sempre stato timido e in campo difficilmente esprimeva il suo estro, finché non ha capito che per migliorare doveva far sentire la sua voce e dimostrare la sua unicità. Questo lo ha aiutato a sbloccarsi, sono abbastanza sicuro che se avesse giocato in Giappone non sarebbe il calciatore che è oggi». Shun ha imparato a mettere se stesso nella corsa, nel dribbling ma soprattuto nell'assist: soddisfazione che lui preferisce a quella del gol, sicuramente complice la sua ammirazione per Modric. É da questa crescita che nasce quel profondo legame col pallone che si sprigiona dalle sue giocate. 

LA TEMPESTA E L'ARCOBALENO

Durante un torneo estivo, però, si apre un capitolo complicato nella storia di Shun. Dove il sole portato dal calcio si è eclissato per qualche momento, nascondendo fortunatamente un cielo ancora più terso. Lo sport infatti stava fallendo nel suo principio più potente: unire le persone. Il ragazzo, mentre giocava nei pulcini all'Alcione, si trovò in difficoltà a causa di qualche insulto a sfondo razziale che arrivava dalle tribune. Il calcio però si è risollevato per poi trionfare. Shune infatti è stato avvolto dalla protezione dei compagni e dell'allenatore, dei genitori e della società. Il ragazzo è riuscito a superare questa difficoltà anche grazie all'aiuto che ha ricevuto e l'accaduto lo ha motivato a dimostrare sul campo quanto valesse, a far sentire la sua voce, ad esprimersi. Il padre Kazuyuki è fiero per la risposta bellissima che tutto l'ambiente ha dato: «Mio figlio ha ricevuto un grande sostegno, siamo molto grati a tutto l'ambiente perché ha davvero aiutato Shun a superare un periodo molto difficile, la risposta è stata incredibile». Il trionfo dello sport si riassume in queste parole: «É anche per questo che Shun ama ancora il calcio. Riuscire a superare l'accaduto grazie al sostegno ricevuto, lo ha motivato e fortificato molto, rendendolo anche particolarmente disponibile verso gli altri».

LA STELLA POLARE 

Ora "cavallo pazzo" Fujita sta vivendo una stagione da sogno. Gol e assist costellano le sue partite, Shun al Seguro riesce ad esprimere al meglio le sue qualità in pieno stile Mitoma: tecnica di alto livello combinata a corsa e rapidità con grande fiato che gli permette di sgroppare per tutta la partita senza accennare pause. L'obiettivo del viaggiatore Fujita è quello di fare il meglio coi blues che ha conquistato subito, con un colpo di fulmine, e provare a vincere con il tecnico Acquaro con il quale ha subito trovato un'ottima intesa. Chissà quale sarà la prossima tappa di Shun, forse la grande occasione di lottare per un posto fra i professionisti riuscendo a coronare il suo sogno, la stella polare che indica gli indica la direzione sin dal primo giorno di viaggio. Infine, il numero 10, condivide lo stesso sogno con tutti gli amanti del calcio, perché questa storia insegna che il nostro sport è e deve essere, divertimento, unità e passione. 

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