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Prima puntata

Tornei di Scuola calcio, c'è qualcuno che avvelena i pozzi

Chi sta mettendo le società una contro l'altra? Alla fine ad andarci di mezzo sono i ragazzi

Tornei di Scuola calcio, c'è qualcuno che avvelena i pozzi

Un fenomeno strisciante, fatto di mezze parole, di detto non detto, sta avvelenando il clima tra le società. Di chi è la colpa? È quello che cercheremo di capire in questa nostra piccola inchiesta, ma per farlo dobbiamo spiegare bene come funzionano i tornei della Scuola calcio e perché "il sistema" che è stato architettato, nascondendosi dietro un principio di coerenza, sta colpendo i ragazzi impedendo a loro di crescere e divertirsi.

Tutto parte dalle società professionistiche del territorio torinese, Juventus e Torino. Da tradizione decennale entrambi i club hanno costruito una piccola rete di società affiliate sul territorio. Un principio sano che consente di sostenere concretamente le realtà dilettantistiche attraverso diverse modalità, in primo luogo la formazione degli istruttori. Sia la Juventus che il Torino ai club della loro galassia offrono quindi vari strumenti che consente loro di crescere proprio là dove spesso le società dilettantistiche sono più carenti.

Di pari passo sono poi cresciuti i momenti di confronto interni, tornei che, in un certo senso, posso essere definiti 'aziendali'. Ci si trova, si gioca, ci si confronta con le squadre professionistiche e si offre la possibilità ai ragazzi di mettersi in mostra. Contemporaneamente la società professionistica può continuare a seguire chi magari, rispetto ad altri ragazzi, è meno pronto per il salto e deve maturare all'interno del proprio club dilettantistico. Siamo cioè in presenza di un sano principio che va nella direzione che noi stessi, da queste colonne, auspichiamo e cioè che i ragazzi per crescere devono giocare di più.

Dall'altra poi ci sono i tornei della Scuola calcio che, va detto, hanno un duplice scopo e cioè costituiscono un'opportunità per il club che li organizza in termine di finanziamento diretto e allo stesso tempo quello di cui sopra, cioè consentire ai ragazzi di giocare di più. In questo caso poi, di misurarsi non più solo con le squadre della propria 'galassia', ma anche con squadre diverse, che non si incontrano né nei campionati ufficiali organizzati dal Settore giovanile, né quelli del circuito cosiddetto interno. È un valore aggiunto, se fatto bene, se curato nei dettagli, se si rispettano le regole, se al centro mettiamo la formazione tecnica dei ragazzi.

Da un po' di tempo a questa parte però, i principi sani che hanno portato alla costruzione da parte dei club professionisti orientati alla cura e al sostegno delle società dilettantistiche, si sono snaturati. Chi abbia iniziato per primo, come e perché si sia arrivati a questa situazione lo capiremo insieme. Una cosa è certa, questo sistema va debellato, a chi lo ha pensato e lo sta mettendo in pratica, forse gli è scappata la mano. Di che cosa stiamo parlando? Per comprenderlo è sufficiente osservare attentamente i calendari dei tornei, o anche solo le semplici locandine. Si noterà che dove c'è la Juventus, o anche solo semplicemente una squadra appartenente alla sua galassia, non compare nessuna società che fa parte della galassia Toro e naturalmente viceversa. Perché? È la domanda a cui cercheremo di dare delle risposto nel corso di questa nostra inchiesta. 

Pubblichiamo un 'caso emblematico' di torneo a partecipazione mirata: se compare uno dei due club professionistici di Torino, non compare l'altro così come nessuna realtà legata alla galassia del club stesso. Perché?

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