Seconda puntata
19 Dicembre 2023
Il dire e non dire, sussurrare, avvisare, informare. Però meglio non fare nomi, sai com'è. E noi naturalmente rispettiamo la volontà di quanti, dopo l'uscita del nostro primo articolo, hanno cercato di incoraggiarci, chiedendoci di andare avanti con la nostra inchiesta, fornendo nuove evidenze, testimonianze, ma anche commenti di grande tristezza sul clima che fino a questo momento è stato sotterraneo.
Un primo risultato lo abbiamo ottenuto, non in maniera ufficiale naturalmente perché nessuna società è stata da noi sentita, semmai, come siamo abituati a fare su questo giornale, la porta è sempre aperta e tutti coloro che hanno qualcosa da dire lo possono fare. Apertamente. Ora sappiamo, almeno dalle testimonianze fin qui raccolte, perché sia il Torino che la Juventus preferiscono evitare di entrare in "contatto", del perché cioè chiedono di non partecipare agli stessi tornei.
Il problema, tanto per cambiare, riguarda i genitori. E noi siamo andati a spulciare anche nel nostro recente archivio per verificare se quanto ci veniva detto era vero e in effetti, seppur parzialmente, abbiamo trovato dei riscontri. Spesso, sovente e volentieri ogni volta che due squadre delle due società si incontrano sulle tribune scoppia il finimondo con mamme e papà che finiscono per venire alle mani. Qualcuno dirà che è la norma, rifiutiamo questo stereotipo. Non è così, non è la norma, succede raramente.
Sembra invece che nei tornei, parliamo della Scuola calcio e parliamo di quelli che si disputano in Piemonte, succeda spesso e che alla fine sui giornali le società non finiscano per le qualità messe in campo dai giovani calciatori, bensì per quello che succede in tribuna. D'altronde è risaputo che, soprattutto i grandi media, se finisce a botte e di mezzo ci sono Torino e Juventus, diventa subito un caso nazionale. E giustamente aggiungiamo noi. La cosa strana è che questo stato di cose sembra materializzarsi solo in Piemonte.
Una domanda però corre d'obbligo, veramente Torino e Juventus non sanno gestire questo fenomeno e per risolverlo si preferisce non incontrarsi? Perché se è così la toppa è peggiore del buco. La nostra opinione è che sì, in effetti i casi successi sono più di uno (ci ricordiamo ancora il torneo a Borgomanero con genitori finiti in ospedale) e francamente finire sotto i riflettori per questi aspetti non è il massimo. Torino e Juventus però sono società che per i Dilettanti fanno molto e noi, proprio da queste colonne, abbiamo più volte ribadito il grande lavoro che le società fanno per migliorare il mondo calcistico che li circonda e quindi non possiamo fermarci di fronte a certi episodi. Dobbiamo fare fronte comune, isolare chi non sa stare al mondo, offrire ai ragazzi le migliori opportunità possibili.
Tra le testimonianze raccolte una in particolare ci ha colpito e cioè quella del Santena 2014. «Siamo qui, a due passi dal Carmagnola, una società con la quale abbiamo sempre collaborato con piacere perché ci sono dirigenti splendidi, fanno un'attività positiva e ci piace confrontarci con loro. Se organizzano un torneo andiamo ben volentieri perché sappiamo di trovare un ambiente positivo e loro sono sempre venuti ai nostri. Da quando sono diventati punto Juve ci è stato detto che questa cosa non sarà più possibile». E qui dobbiamo fare una riflessione. Che cosa c'entrano le Accademie? Per quale motivo si deve impedire ad una propria affiliata di partecipare ad altri tornei? Siamo sicuri che dietro a questa presa di posizione ci sia la Juventus? La domanda è ovviamente retorica e la risposta è scontata: no.
Il perché è il principio stesso che muove il club, sostenere le realtà territoriali dilettantistiche. Una cosa che gli riesce bene fin dai tempi in cui Beppe Furino era responsabile del settore giovanile e già allora spuntavano le prime affiliazioni. Non è quindi una presa di posizione della società. È più probabile che sia qualche dirigente un po' troppo zelante che cerca di porre un rimedio ad un problema che esiste ma lo fa nel peggiore dei modi e cioè impedendo ai ragazzi di confrontarsi tra di loro. Stiamo parlando di Scuola calcio, non dimentichiamolo, i ragazzi hanno dei diritti che hanno la precedenza su tutto, non sono dei professionisti a contratto, per non parlare poi della Academy.
Ovviamente questa è una tesi che abbiamo raccolto e verificato, ma non è l'unica. C'è chi invece sostiene che dietro a questo modus operandi ci siano in realtà interessi di bottega, legittimi sotto un certo punto di vista, e nella prossima puntata racconteremo di una nuova realtà, una società fresca fresca che sta organizzando tornei a tutto spiano ma che di fatto non è una società come tutte le altre. È una realtà interessante, stiamo parlando della Bekings. Restiamo sul pezzo.
Commenti all'articolo
roberto.battisti
19 Dicembre 2023 - 22:27
Il problema grave è sì che non si possano incontrare le squadre di Toro e Juve....e per certi versi andrebbe anche bene ma le Academy....paesi che distano pochi chilometri e che hanno ottimi rapporti tra di loro non possono partecipare agli stessi tornei e addirittura non possono fare una semplice amichevole....una vergogna....stiamo parlando di bambini!!!!?