Torneo delle Regioni Under 17
23 Marzo 2024
RAPPRESENTATIVA UNDER 17: Buzzetti
L'ha fatto. L'ha fatto con quella scarpa rossa della Nike. L'ha fatto con quella scarpa rossa della Nike, rotta da un lato e tenuta insieme dal nastro adesivo. L'ha fatto con quella scarpa rossa della Nike che no, sicuramente non butterà mai. L'ha fatto con quella scarpa rossa della Nike che sì, probabilmente finirà in una teca di plexiglas. E l'ha fatto con quella scarpa rossa della Nike che chissà, magari un giorno potrà finire in un museo. Chi può dirlo se non il tempo? D'altra parte tutto, ma proprio tutto dipenderà da lui. Sì, proprio lui, Matteo Buzzetti da Milano: il talento per antonomasia, l'ultimo degli esteti. O più semplicemente il proprietario di quella scarpa rossa della Nike.
Il fatto. Matteo Buzzetti da Milano, con quella scarpa rossa della Nike, ha giocato quella che, dati alla mano, potrebbe essere stata la partita più importante della sua carriera. Almeno fino a venerdì, ma questa è un'altra storia... Insomma, la classica partita della vita. Quindi sì, ci ha giocato. Per la precisione 45 minuti più recupero, poco prima del colpo fatale: si rompe anche l'altra parte, quella più esterna. Roba che neanche il nastro adesivo può aggiustare, roba che porta Matteo Buzzetti alla scelta che mai avrebbe voluto fare: cambiarle e usare l'altro paio. Che, spoiler... ha comprato giusto ieri a Chiavari, all'incirca una ventina di ore prima la partita più importante della sua carriera, la partita della vita. Perché non a Milano? Perché non attrezzarsi prima di partire? Sono domande da un milione di euro, sono interrogativi che no, una risposta probabilmente non l'avranno mai.
Di nuovo il fatto. Doveroso perché lui, Matteo Buzzetti da Milano, con quella scarpa rossa della Nike ci ha giocato ma, rullo di tamburi... ci ha pure segnato. Con il destro, il piede che lo ha fatto entrare di diritto in quella cerchia ristretta degli esteti del calcio. Dagli undici metri, laddove l'ordinario può diventare straordinario. E nel momento più importante, contro l'avversario più difficile e nella partita più sentita. Insomma, tutti gli indizi portano a definirlo il rigore dell'anno. Tra l'altro non è mancata neppure l'estetica, ma c'erano davvero dubbi? Rincorsa lenta, destro secco e pallone che si infila lì, nell'angolino basso di sinistra. Imprendibile per tanti, sicuramente per Basso.
Infine il riassunto, step by step e capitolo dopo capitolo. Sì, ci si potrebbe scrivere un libro.
Fine della storia? Macché. O meglio, non ancora. Sì perché il meglio, come dice Ligabue, deve ancora venire. Da qui il dubbio amletico, un altro quesito da un milione di euro: cosa succederà dal giorno 3 in poi? Chi vivrà vedrà.