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Torneo delle Regioni Under 17

Fa il fenomeno davanti a tutta Italia: 16 anni, un talento da Serie A e segna da fuoriclasse

Il classe 2007 è inarrestabile e indirizza la sfida contro la Liguria

Caccia

Calza Nike, ciabatta Adidas... Niente, fermi tutti. Chiudete tutto perché sì, è un abbinamento alquanto strano. E poi: pantaloncino e maglietta Macron, chiappe sul divanetto del Marriott e postura tendente l'orizzontale. Insomma, il classico pascià. Una parola, un nome, anzi un soprannome: «Andre...». Rigorosamente in bergamasco, quella "e" chiusa che sì, sicuramente è uno dei suoi tratti distintivi. Spoiler: sono tanti, tantissimi... ma tempo al tempo. Quindi i puntini di sospensione, seguiti da una pausa che vale più di mille parole. Nel mezzo l'accenno di un sorriso e uno sguardo furbo, quasi come se fosse sicuro di quello che avrebbe detto da lì a poco. Due parole, un verbo e un pronome: «Guarda che...». La cadenza bergamasca? Presente. La pausa? L'accenno di sorriso? Lo sguardo furbo? Che domande... Cinque parole ma no, a questo giro niente analisi grammaticale: «Domani sento che faccio gol». E niente, il resto è storia.

PRESENTAZIONI

Quindi sì, ne era sicuro. E quindi sì, il gol l'ha fatto. Da qui la domanda, il dubbio amletico, il quesito da un milione di euro: come? Ovviamente, rullo di tamburi... con tutto ciò che ne comporta: come l'ha fatto? Bello o brutto? Piede o testa? Fuori o dentro l'area? Destro o sinis... fermi tutti, qui non c'è dubbio. Perché l'ha fatto di sinistro, per l'ha fatto con quel mancino che sì, probabilmente è uno dei migliori in circolazione. Lo stesso mancino che, da qui a qualche giorno, potrebbe portarlo sul trono d'Italia. E lo stesso mancino che, da qui a qualche mese, potrebbe portarlo molto, molto in alto. Sicuramente sul Gran Sasso (2476 metri) e probabilmente pure sul Monte Bianco (4810 metri), ma perché non puntare all'Everest? Sì, il monte più alto del mondo (4848 e grazie Wikipedia).

Tutto qui? Macché. Anzitutto le presentazioni, ma servono realmente? Viene da Bergamo, gioca al Ponte San Pietro e... si chiama Nicola Caccia. No, non si chiama Federico Dimarco. Ma sì, facile che siano separati dalla nascita. Dopotutto ci sarà un motivo se lo chiamano così... Sotto con il gol? Non ancora, prima il classico "se", quello che sarebbe potuto essere. Altro spoiler, l'ultimo: sarebbe potuto essere un capolavoro, un gran bel capolavoro. Non un calcio di punizione, il calcio di punizione. Non un mancino a giro, il mancino a giro. E non un calcio di punizione di mancino sotto l'incrocio, il calcio di punizione di mancino sotto l'incrocio. Intanto Barroerro potrà raccontarlo, domani ai compagni di classe e dopodomani ai suoi figli. Perché sì, ha parato un calcio di punizione di mancino che sarebbe finito sotto l'incrocio. Ah, lo ha fatto a Nicola Caccia da Bergamo.

PIATTO FORTE

Infine il piatto forte, il perché a tutte le domande. Il gol, appunto. Dannatamente importante, clamorosamente decisivo e sì, pure capace di cambiare il corso della storia, stravolgerla. Niente che verrà ricordato per estetica, sia chiaro. Ma se è vero che alla fin fine conta sempre e solo la sostanza, quel mancino nel secondo tempo rappresenta sicuramente il gol più importante della sua carriera, della sua vita. «Spaneshi fa il lavoro sporco e Nicola Caccia da Bergamo, sempre lui... Ringrazia, sfrutta anche una leggera deviazione e trova l'angolo». E adesso il Veneto, quel Veneto che di Scudetti ne ha vinti più di chiunque altro.

Niente calza Nike, niente ciabatta Adidas. Un semplice paio di scarpe nero, questa volta niente marche perché sia mai che qualcuno, boomer e leone da tastiera, possa pensare a pubblicità occulta. Il divanetto è lo stesso, le posizioni opposte. E via con il solito tran tran: «Andre...», «Guarda che...», «Domani sento che faccio (ancora) gol». Tocca riaggiornarsi? Eh, facile che sì...

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