Torneo delle Regioni Femminile
28 Marzo 2024
«Tutti pazzi per Antoniazzi». Un'analisi al volo, parola per parola. Tutti: sì, tutti. Ma tutti per davvero, da Pordenone a Modica, da Aosta a Trapani. Tutti, ma proprio tutti hanno sentito parlare di lei. Pazzi: sì, pazzi. Ma pazzi per davvero, pazzi da ricovero in reparto psichiatrico. D'altra parte l'effetto che fa è proprio questo, più ne vedi e più ne vuoi. Una droga? Una droga. Antoniazzi: sì, Antoniazzi. Beatrice Antoniazzi da Cesano Maderno, Beatrice Antoniazzi da Cesano Maderno che... niente, semplicemente Beatrice Antoniazzi da Cesano Maderno. Subito al sodo, subito le notizie ciotte per davvero: sicuramente una, probabilmente due e forse pure tre, ma quest'ultima sì, a tutti gli effetti è un'altra storia.
La prima. Tutti, ma proprio tutti parlano di lei. Non c'è allenatore che non conosca il suo mancino fatato, non c'è direttore sportivo che non conosca il suo destro prelibato. E non c'è nessuno che non abbia detto... «Wow». Semplicemente «wow»: un po' quando parte palla al piede (beato chi l'ha vista...), un po' quando abbassa la testa e inizia a dribblare (quante colazioni avrà pagato alle varie avversarie?), un po' quando calcia in porta (beato chi l'ha vista... parte due).
Dalla sinistra, rientrando con il destro e calciando a giro: il suo marchio di fabbrica, semplicemente il suo marchio di fabbrica. E via con i telefoni che squillano all'impazzata. «Ma quella numero 3?». E, quella numero 3... Sempre lei, Beatrice Antoniazzi da Cesano Maderno. E sempre lei, Beatrice Antoniazzi da Cesano Maderno che no, non è passata per niente inosservata. Dopo il capolavoro contro la Calabria tutta taceva. Un silenzio quasi irreale ma sì, era la classica quiete prima della tempesta. Spoiler, piccolo ma doveroso: in quel di Sestri Levante mancavano le telecamere, quindi niente diretta streaming. Quindi la tempesta, il devasto: contro le Marche e sotto gli occhi di tutta Italia. Alcuni in diretta e alcuni in differita, chiaro. Ma tutti, proprio tutti (oh, tocca ripeterlo...) conquistati. E che Dio benedica quella telecamera e quel collegamento streaming...
La seconda. Lei, Beatrice Antoniazzi da Cesano Maderno, potrebbe vincere lo Scudetto. Quindi sì, potrebbe salire sul trono d'Italia: dove tutto è più bello, dove i sogni diventano realtà, dove l'ordinario diventa straordinario. Dove il destino, sempre e solo quel dannato destino, acquisterebbe finalmente un senso. E pure dove, forse, potrebbe chiudersi un cerchio. Aperto il 19 febbraio 2023, potenzialmente chiuso il 29 marzo 2024: più di un anno, esattamente 395 giorni. Dalla rottura del legamento crociato al Tricolore, più obiettivo che sogno. «Ricorda ce l'ha scritto sul polso» ma lei no, lei ce l'ha scritto sul polpaccio destro. Sì, quel destro con cui fa magie, quel destro con cui fa semplicemente innamorare. Due date, un prima e un dopo. No, non se lo dimenticherà mai. What else?
Sì, qualcosa ci sarebbe. E perché proprio un gol in finale, contro quell'Emilia Romagna che un anno fa ha sudare sette camicie a Citaristi e compagne? Intanto lei se lo sente, eccome se se lo sente. Ne è quasi sicura, ma come darle torto? D'altra parte quando c'è il talento... «Se segno esulto come Cristiano Ronaldo». Parola di Antoniazzi, parola di una che se lo sente, parola di una che dentro sé ha il fuoco. E sì, parola di una predestinata. In fondo è lei o non è lei che ha esordito in Serie C a 14 anni (quattordici anni!)? È lei o non è lei ad aver vestito la maglia della Nazionale, ieri come oggi e oggi come domani? Sì, la vera Nazionale: quella del Tricolore (verde+bianco+rosso ed è subito storia), quella della maglia Azzurra. E ancora, è lei o non è lei ad essere andata a un passo dalla vittoria della Viareggio Cup?
Quindi la terza, l'ultima. Si parla di futuro, semplicemente di futuro. Che piaccia un po' dappertutto è evidente, che a fine stagione possa fare il grande salto lo è altrettanto. Il talento c'è, sempre lo stesso: vero, genuino e innato. La testa pure, d'altra parte la sua vita, gira e rigira, ruota ormai tutta intorno al calcio. Insomma, le carte in regola ci sono tutte. Infine il dato di fatto, l'ultimo: non è una questione di "se", è una questione di "quando". E pure "dove". Intanto c'è una finale da giocare, una fascetta da indossare (quella verde acqua), un paio di scarpe da scegliere (no, non dipende da lei) e un gol da dedicare. A chi? Top secret... Ma queste, tutte queste, sono altre storie. Storie che sì, sarà doveroso raccontare.