Torneo delle Regioni Under 17
29 Marzo 2024
Capello riccio e biondo, occhi azzurri e quel sorriso, quel dannato sorriso. È l'identikit del ragazzo perfetto? Aperto il dibattito. Se poi fa anche il calciatore... Per chi se lo stesse chiedendo, su Instagram si trova anche abbastanza facilmente perché si chiama Filippo Simoncelli (filippo.Simoncelli, no adv...): niente nickname con il codice postale, niente riferimenti a particolari rapper, trapper e compagnia bella. Semplicemente Filippo Simoncelli, Filippo Simoncelli da Castenedolo. Ridente cittadina in provincia di Brescia, sede della Castenedolese che... niente, questa è la classica "altra storia".
Sguardo semplice, faccia da bravo ragazzo e quella barba che no, non gli crescerà mai. È l'identikit del ragazzo perfetto, genitori edition? Aperto un altro dibattito, il secondo. Ma fa il calciatore... prendere o lasciare? Vale tutto, ma la bilancia pende chiaramente verso l'opzione uno. D'altra parte non è altro che il ragazzo della porta accanto, semplicemente il ragazzo della porta accanto. E semplicemente il ragazzo della porta accanto che, in una mattinata uggiosa di primavera e in uno stadio che è storia, ha alzato in cielo un trofeo particolare, quello dello Scudetto. Da trascinatore, da capitano.
Quel fare sempre garbato, quel dannato fare sempre guarda. Anzi, (quasi) sempre. Tocca effettivamente cercarlo su Instagram e dare una sbirciata alle stories, ma non si può perdere tempo: l'indiziata speciale, il perché a milioni di domande, scade giusto tra qualche ora. Una scivolata, un pallone recuperato. E ancora, un tirarsi su da leone, un mettersi sotto e continuare la battaglia da tigre. Quindi no, in campo non lascia passare praticamente nulla.
E occhio a non rubargli il posto sul pullman. D'altra parte la scaramanzia è pur sempre la scaramanzia, no? I posti sempre quelli, la musica sempre quella, le cuffie sempre quelle. Classico rito scaramantico, niente di particolare. Ma tirava un'aria diversa, un'aria... da finale Scudetto. Una ventina di minuti di pullman, giusto il tempo di lasciare alle spalle il Marriot di Genova e arrivare allo "Sciorba". Poi il fischio d'inizio, la sofferenza: «Non ci aspettavamo loro così aggressivi, all'inizio ci hanno schiacciati». Quindi la reazione, roba da grande squadra: «Ci siamo rialzati, non era semplice ma lo abbiamo fatto bene». Poi il triplice fischio, la parola fine a una finale pazzesca: «Siamo un gruppo grandissimo, ce la siamo guadagnata». Infine il coro più bello, la coppa più bella: «Abbiamo dimostrato di essere la squadra più forte d'Italia». Serve altro?
L'ha alzata lui, Filippo Simoncelli. E l'ha alzata anche con un pizzico di commozione, ma sarebbe potuta andare diversamente? È un sogno che si realizza, una tappa importante (forse fondamentale, chissà) di un percorso che sì, da qui a qualche mese potrebbe vederlo lasciare la Mario Rigamonti e trasferirsi... no, non ancora (qualcuno ha detto Verona?). Intanto al suo fianco non mancherà certamente nonno Luigi, ultras numero uno della Rappresentativa di Daniele Tacchini e sul carro da tempi non sospetti. Prima l'Eusalp, poi il Torneo di San Pellegrino, quindi tutti i raduni e tutte le amichevoli. Infine il Torneo delle Regioni, ma tempo al tempo.
Intanto Pippo l'ha fatto, è salito suo trono d'Italia. «È un'emozione immensa, il sogno di una vita». Sì, di parole ne servirebbero altre, ma intanto spazio a un'istantanea che vale più di mille parole: Pippo con la coppa, Pippo che la mostra al cielo. Sì, Pippo: forse il ragazzo perfetto, sicuramente il capitano perfetto. Sì, Pippo Simoncelli da Castenedolo.