Torneo delle Regioni Under 17
29 Marzo 2024
Non ci crede nemmeno lui. E se non ci crede nemmeno lui, come possono farlo tutti gli altri? Ma forse non si tratta più di tanto di credere o non credere. Si tratta di prenderne atto, accettarlo e vivere di conseguenza. Perché sì, è tutto vero: straordinariamente vero, clamorosamente vero, magnificamente vero. E perché sì, piaccia o non piaccia, le cose sono andate proprio così e lui, Constantin Gondor, non è umano.
Sì, l'ha combinata grossa. Ma grossa per davvero. Un po' per il palcoscenico, lo "Sciorba" di Genova (impianto ultracentenerio che sì, racconta una storia diversa in ogni sui centimetro) vestito ad hoc per la finale del Torneo delle Regioni. In palio, quindi, lo Scudetto. E ovviamente il Tricolore sul cuore, quel verde-bianco-rosso che fa sognare. Un po' per il momento ma sì, ci sarà tempo e modo. Sì, la classica "altra storia". E un po' per le modalità, quella "cosa" a cui lui, Constantin Gondor, umano solo all'apparenza, non crede.
Leggenda narra che fossero più ben più di sessanta metri. Via al dibattito, intanto doveroso specificare che sì, sicuramente erano più di cinquanta. Se non altro perché l'ha fatto ben oltre la metà campo, ben oltre la soglia dell'ordinario. Sì, da quella porzione di gioco in cui tutto, ma proprio tutto diventa straordinario. E pure dove accadono le magie, dove Constantin Gondor ha messo un paio di metri (forse sessanta? Chissà...) tra sé e tutti gli altri esseri umani.
Si parla di un gol, dunque. Ma non un gol come tutti gli altri, nossignore. Un gol senza precedenti: sicuramente il gol del torneo, probabilmente il gol dell'anno, potenzialmente il gol del secolo. Succede tutto in un paio di secondi, giusto il tempo di alzare lo sguardo e vedere il pallone che entra in rete. Perché sì, la testa era bassa e valeva per tutti, proprio tutti: i giornalisti scrivevano, i genitori aggiornavano i nonni a casa, le fidanzate scrollavano tra un post e l'altro su Instagram. Insomma, nessuno se l'aspettava. Poi il colpo di genio, il guizzo. Il portiere è fuori dai pali, quindi perché non provarci? Un missile terra-aria, traiettoria perfetta e pallone in rete. Altro dibattito perché sì, c'è chi sostiene che abbia sfiorato la traversa. Forse sì, forse no. Ma cambia davvero qualcosa?
Ma guai a gridare alla fortuna. Neanche l'istinto, la pancia, per certi versi anche un senso di sopravvivenza. Perché se l'era preparato e anzi, se l'erano preparato. Loro due, Gondor e Caccia: chip e chop, il gatto e la volpe, Bonnie e Clyde. «Oh Caccia, visto il portiere quanto sta fuori?», rigorosamente con vocione da duro: signore e signori, Constantin Gondor. «Sì fide, visto. Che dici, ci proviamo?», rigorosamente in bergamasco: signore e signori, Nicola Caccia. Sì, probabilmente è andata proprio così. Passano i minuti e intanto succede di tutto: lo stesso Caccia fa 1-0, Sadiku commette il primo errore del torneo e lo spettro dei calci di rigore, sempre loro, pian pianino si fa vivo. Poi un calcio di punizione, apparentemente un semplice calcio di punizione. Sì, solo all'apparenza perché, da lì a qualche istante, sarebbe cambiata la storia. «Caccia, lasciami la palla», parola di Constantin Gondor e il resto... serve davvero ribadirlo?
Tutte notizie positive, chiaro. Ma c'è un neo e no, non è proprio da poco conto. In fondo c'è un problemone mica da ridere perché oggi, venerdì 29 marzo, è il venerdì di Pasqua. E lunedì prossimo, tra 72 ore, il classico giorno dell'angelo: sì, più semplicemente Pasquetta. Quindi... quando? Quando potrà raccontarlo ai compagni di classe? Quando potrà gustarsi la focaccia col crudo al centro di quegli amici che, proprio come lui, sono cresciuti a pane e pallone? E ancora, quando potrà dire di averlo capito una volta per tutte? Infine, la classica chiusura in bellezza... quando darà un senso a quel salvataggio sulla linea a tempo praticamente scaduto? Tante domande, poche risposte. Almeno per ora, intanto c'è uno Scudetto da festeggiare.