Under 17 Élite
30 Aprile 2024
UNDER 17 RHODENSE: Lorenzo Digiglio, tecnico arancionero
L'avrà sentita oppure no? È questo il dilemma, il dubbio amletico, la domanda da un milione di euro. Si parla di una frase, un semplice insieme di tre parole: «Come De Zerbi». Chi? Non è dato saperlo. Quando? Domenica 28 aprile, un po' la consacrazione un po' la risposta a milioni, miliardi di domande. Perché? Per il talento, quel dono innato che da tempi non sospetti gli ha indicato la via, gli ha suggerito la strada giusta da seguire. Dove? Via Cazzaniga baby, la casa dell'Enotria e tante, troppe altre cose. Forse il punto d'arrivo, forse il punto di partenza, forse una via di mezzo.
Meritato? Meritato. Perché si parla di passione, perché si parla di lavoro, perché si parla di passione affiancata dal lavoro. Perché si parla di mister Lorenzo, perché si parla di mister Digiglio, perché si parla di mister Lorenzo Digiglio. Perché si parla di storia: quella stravolta e riscritta, quella passata e quella futura. Perché si parla di passato e futuro, quindi quello che è stato (bellissimo) e quello che potrebbe essere (potenzialmente pure meglio). Tante, troppe cose? Ebbene sì, ma che sia benedetta quella frase...
Sì, benedetta. E se possibile andrebbe stampata, incorniciata e conservata. Perché? Perché non ne esiste una migliore. Non tanto per il soggetto in sé, quel Roberto De Zerbi diventato ormai riferimento anche oltremanica. Anzi, se fosse per lui ruberebbe da molti altri: «La fase di possesso da Guardiola, la fase di non possesso da Allegri, le ripartenze da Klopp». Qualcuno ha detto idee chiare? Dunque il significato di quel «Come De Zerbi» - urlato rigorosamente a gran voce - va ben oltre, tanto che racchiude in poche parole anni e anni di lavoro. Quindi un percorso che parla da sé, dall'annata come vice-allenatore dell'Under 19 all'Arese a quella dei record con l'Under 17 Élite della Rhodense.
Subito il piatto forte, ovviamente. Roba da palati fini, roba che sì, giustifica appieno l'ormai celeberrimo «Come De Zerbi». Quello urlato a gran voce, sempre lui. Qualche aggettivo? Ce ne sarebbero un'infinità. Probabilmente è sufficiente sbloccare l'iPhone chiederlo: «Hey Siri, come definire un'impresa sportiva senza precedenti?». È quella della Rhodense e no, non servono particolari presentazioni. La Rhodense di Lorenzo Digiglio, il condottiero. La Rhodense di Gianluca Monaco, il capitano. La Rhodense di Simone Cazzalini, il portierone. La Rhodense di Filippo Renner, il predestinato. La Rhodense di Lorenzo Moro, il crack. La Rhodense di Vincenzo Scigliano, il bomber. E ovviamente la Rhodense di tutti, ma proprio tutti i classe 2007 arancioneri.
Quello che è stato? Bellissimo. Partendo dal quarto posto in campionato (chi l'avrebbe detto?) e arrivando alla vittoria in casa dell'Enotria (no, non l'avrebbe detto nessuno). A modo suo clamorosa, più semplicemente emblematica per modalità e risultato. La prima si riassume con una parola, tanto semplice quanto inequivocabile: dominio. Dominio fisico, dominio tecnico e dominio... in tutto e per tutto. Il secondo parla da sé: due gol da una parte, cinque dall'altra. Il tutto in rimonta, il tutto come a dire «fermi tutti, siamo la Rhodense».
Quello che potrebbe essere? Potenzialmente pure meglio. Domenica si parte per Olginate e si fa visita a Conca, un altro genio della panchina e l'ennesima dimostrazione che sì, la classe allenatori italiana è decisamente in buone mani. Sarà Olginatese-Rhodense, sarà quarti di finale. Favoriti? Forse no, ma sicuramente non sfavoriti. D'altra parte la vittoria contro l'Enotria è roba rara, roba capace di lasciare strascichi non indifferenti. Un po' nel bene (sponda Rhodense), un po' nel male (sponda... tutte le altre in corsa per il titolo) e un po' nel benissimo (si può dire?). Sì perché saranno comunque applausi, a prescindere dal risultato e a prescindere da tutto.
Intanto quel ristorante sulle rive del lago di Lecco andrebbe prenotato, d'altra parte non si sa mai... Menù di carne o menù di pesce? Toccherà chiedergli anche questo, intanto data (sicura al 99) e ora (sicura al 90) sono fissate: domenica 5 maggio ore 11:00. Palcoscenico da togliere il fiato, il comunale di Olginate, Avversario da... togliere il fiato, ovviamente: l'Olginatese di Conca, i campioni in carica.
E chissà se ripenserà al passato. Ai primi passi mossi all'Arese («Dovevo scegliere se continuare a giocare o allenare», il resto è storia) agli anni al Bresso (Giovanissimi e Allievi), passando per la parentesi alla Bollatese (Juniores) e l'esperienza in Seconda Categoria sempre all'Arese. La chiusura di un cerchio? In parte sì, in parte no. «Mi sono ritrovato a gestire ragazzi più grandi di me, è stata un'esperienza importante e mi è servita molto» le parole di Digiglio.
Quindi la chiamata di Max Pasquetti, quindi l'arrivo in via Italo Calvino: prima vice in Eccellenza, poi l'inizio di una favola con i classe 2007. Tocca ribadirlo perché sì, il resto è storia. Capitolo dopo capitolo (tutti bellissimi), caduta dopo caduta (inevitabili) e successo dopo successo (sempre di più). Infine frase. Sempre dalla tribuna, sempre dalla tribuna dell'Enotria. «È molto bravo, lo ha detto anche Bergomi». Parola di Emilio, suo "vecchio". Voce commossa, sguardo eloquente: qualcuno ha detto papà orgoglioso? E probabilmente tutto questo è solamente l'inizio. «È evidente che il sogno sarebbe vivere di questo. Io ho sempre avuto i piedi per terra, sono molto realista. Intanto sogno di fare qualcosa di importante con la Rhodense e perché no, un giorno allenare la prima squadra». Parola di mister Lorenzo, parola di mister Digiglio, parola di mister Lorenzo Digiglio.