Under 15 Élite
30 Aprile 2024
UNDER 15 ÉLITE VARESINA • Gabriele Bongiorno, attaccante e matchwinner della finale contro il Sarnico
«Quando un attaccante riceve palla in area piccola deve fare gol». Semplice e chiaro. Anzi, limpido e cristallino: se nel cuore dell'area di rigore la sfera gli finisce sui piedi, un attaccante non può fallire e deve riuscire assolutamente a gonfiare la rete. Non si può e non si deve sbagliare, perché da quella palla possono dipendere le sorti di una squadra intera, di tutta una stagione. Quella palla può essere l'ago di una bilancia che oscilla tra la storia e il dimenticatoio, tra la vittoria e la sconfitta, tra l'euforia e il rimpianto. Insomma, quella palla può essere un vero e proprio appuntamento con il destino e bisogna essere gli uomini del destino per arrivare con la giusta intensità e la giusta grinta proprio lì, nel cuore dell'area di rigore, per scaraventare poi in rete il gol che - come detto - può valere tutta una stagione. O più banalmente (per modo di dire) può valere un trofeo. Il primo trofeo stagionale, magari. Il primo storico trofeo stagionale, a voler essere precisi.
Ecco allora che quella singola palla che non si deve sbagliare diventa pesantissima, quasi un macigno. Un macigno perché è una di quelle palle che nell'arco di una partita capita una volta, forse due. Un'occasione più unica che rara. Ma è così: «Quando un attaccante riceve palla in area piccola deve fare gol». Deve, imperativo categorico. Lo ha detto Gabriele Bongiorno, uno che quella palla non l'ha mancata, uno che quell'appuntamento non l'ha perso, uno che quel gol non l'ha sbagliato. Uno che ha segnato in finale e al triplice fischio ha alzato al cielo la Coppa Lombardia.
Un gol che vale una coppa sì, ma che sicuramente avrà anche avuto il sapore della liberazione. Perché fino a quel momento la partita di Gabriele contro l'Uesse Sarnico era stata tutt'altro che facile: l'attaccante della Varesina nel primo tempo era finito nella morsa di Belometti e Belotti, bravissimi a seguire tutti i suoi - tanti - movimenti e a non concedere al 2009 di Arban occasioni. Una partita difficile però non vuol dire che il 9 delle fenici non ci abbia provato, anzi: tutta la prima frazione è stato un susseguirsi di tentativi per scappare alla linea difensiva sarnicense, sia per vie centrali che provando ad allargarsi sulla fascia. Un plauso alla dedizione e alla voglia di fare la differenza, ma il Sarnico tiene botta.
Nella ripresa, però, cambia qualcosa: la Varesina torna in campo con tutt'altro piglio e inizia a portarsi con più insistenza a ridosso dell'area di rigore dei blues, cercando di indirizzare una finale che le fenici voglio vincere a tutti i costi. La mossa vincente di Arban è quella che porta Trezzi a entrare a far parte della partita: è il 22' e due minuti dopo il 19 si incarica di battere un calcio d'angolo. Palla velenosissima che elude l'intervento di tutti e finisce nel cuore dell'area piccola, dove pesca proprio Gabriele.
Difficile capire o sapere cosa avrà pensato in quel momento Bongiorno, ma con ogni probabilità si sarà ripetuto proprio quella che è già diventata una legge: «Quando un attaccante riceve palla in area piccola deve fare gol». O più probabilmente: «Quando io ricevo palla in area piccola devo fare gol». Ed è proprio quello che succede: a botta sicura, coordinazione perfetta, botta di potenza e Radici perforato: è 1-0 per la Varesina, con Gabriele che segna la rete numero 19 in stagione e dopo la gara promette di farne altri per raggiungere la finale regionale.
A 14 anni di gol Gabriele ne ha già segnati tanti e ne segnerà sicuramente ancora tantissimi, anche perché ha più volte dimostrato di avere un feeling speciale con il gonfiare la rete, chiedere per esempio al Club Milano, squadra a cui ha segnato sia in campionato (il centro del 4-0) che - soprattutto - nella semifinale di Coppa Lombardia, quando all'ultimissimo minuto del secondo scaraventa in rete il pallone che vale la vittoria, la finale e di conseguenza anche la vittoria contro il Sarnico. Di nuovo facendosi trovare pronto al momento giusto. Di nuovo nel cuore dell'area di rigore, questa volta a raccogliere non il suggerimento di Trezzi ma di Annunziata.
Ecco perché, allora, Gabriele è veramente l'uomo del destino, l'uomo che più volte si è dimostrato infallibile, ma soprattutto l'uomo su cui Arban ha potuto più e più volte fare affidamento durante la stagione: in campionato di gol ne ha fatti 15 e anche grazie alle sue gesta la Varesina ha potuto ovviare alle pesanti assenze di Colugnat (a proposito, anche lui in gol nella finale di Coppa) e di Tortora. Nessun problema per Bongiorno, che si è preso sulle spalle tutto il peso dell'attacco e ha condotto la Varesina alla vittoria della Coppa Lombardia, una vittoria che resterà nella storia perché vittoria della prima edizione della competizione. E nella storia resterà anche il primo marcatore dell'incontro. Un marcatore - oggetto dell'attenzione di diverse squadre, e ci mancherebbe altro - che sa benissimo qual è il suo dovere. Perché «quando un attaccante riceve palla in area piccola deve fare gol».