Cerca

Under 16

Viene dall'Ucraina con un sogno: il classe 2008 lascia il suo Paese per fare il calciatore

Due anni fa l'inizio della guerra e il trasferimento in Italia: ora si mette in mostra all'Accademia Inter

VALERII BYSHOV, ACCADEMIA INTER

ACCADEMIA INTER, UNDER 16: Valerii Byshov viene dall'Ucraina per inseguire il suo sogno

Futuro, passato, presente. In ordine sparso, proprio come se i confini temporali non fossero poi così definiti. Non lo sono, questa la notizia clamorosa, almeno non quando fai le valige da un'ormai difficile città dell’Ucraina e ti trasferisci in Italia per ricominciare d’accapo. E il calcio cosa c’entra? Ovvio, è semplicemente il fil rouge che lega quel passato, quel presente e quel futuro dai confini sfumati, è la colla Vinavil che tiene unite due fette di vita completamente diverse. Signore e signori, mettetevi comodi: questa è la storia di una rinascita, questa è la storia di una nuova stagione, questa è la storia di Valerii Byshov. 

PRESENTE

Cominciamo dal presente, o meglio, dal recentissimo passato: quel gol contro la Triestina. E chi se lo scorda più? Non lui, lui proprio ce l’ha tatuato in testa. Di occasioni Valerii non ne ha avute tante in questa stagione: sono in tutto 111 minuti quelli passati in campo con la maglia dell’Accademia Inter. Pochi? Per lui sì, decisamente: «Vorrei giocare di più, ho tanta voglia di mettermi in mostra». Pochi ma buoni? Ancora una volta, decisamente sì: in soli 111 minuti (meno di due partite) Valerii Byshov ha segnato due gol e firmato due assist. Di qualità ce n’è finché si vuole, di voglia di ritagliarsi i suoi spazi in una squadra solida come l’Accademia Inter pure.

E dunque si parlava di quel gol contro la Triestina. Perché le occasioni possono anche essere poche, ma quando le sai far fruttare bene non c’è difesa che tenga. E allora eccolo lì, Valerii Byshov, con il suo destro che profuma di futuro: uno contro uno contro il difensore, colpo sicuro con la destra e palla che rotola tranquilla verso l’angolino in basso della porta. È il gol del subentrato, è il gol della rimonta, è il gol con cui il numero 19 grida fortissimo un messaggio limpido come l’acqua: ci sono anche io. 

PASSATO

Archiviato il presemte, c’è da aprire il capitolo più ostico della storia: passato, Ucraina. Due anni fa comincia la guerra, è febbraio, ma fuori dalla porta bussa il caldo rovente del conflitto: a marzo Valerii lascia la sua vecchia vita e vola in Italia, in compagnia del papà Sergio. Mamma Alla e le sorelle restano invece lì, ad Odessa, dove sono tuttora. Direzione? Un futuro più tranquillo, più solido, proprio quel futuro che la guerra metteva in pericolo, magari legato a quel pallone con i pentagoni bianchi e neri di cui si era follemente innamorato fin dai tempi della sua prima società Chernomorerts. L’eroica quête approda prima nei lidi del piacentino, dove Valerii trova un primo porto sicuro: e quale porto più sicuro del suo amato pallone? Lo raccoglie la società San Giuseppe, e in un attimo scatta la scintilla: «La prima partita in cui sono entrato in campo ho segnato quattro gol in 35 minuti» - racconta Valerii.

Ma il viaggio era tutt’altro che finito. Caso? Destino? Fatalità? Chiamatelo un po’ come volete: fatto sta che Valerii quella sera a San Siro si è trovato al posto giusto, al momento giusto. Era andato allo storico Giuseppe Meazza per vedere il suo amato Barcellona («Non sono interista… ma tra Milan e Inter preferisco Inter!»). Lì qualcuno gli passa la mail dell’Accademia: basta mandare un video, perché non provare? 

FUTURO

La risposta vien da sé e porta all’ultimo capitolo, quello di cui sono giusto state gettate le basi, quello che ancora non è scritto. Quel video di prova Valerii lo manda, piace e il suo viaggio si avvicina a Milano, in quella via Cilea che è centro formazione dell’Inter. Si parla di futuro? Valerii (figlio d’arte, anche papà Sergio ha giocato a calcio: in Spagna, nella terza divisione) per adesso pensa solo a mettere qualche minuto in più negli scarpini: «Mi alleno bene: intanto pensiamo ai playoff, poi si vedrà». Nessuna fretta, dunque, di tempo ce n’è. Intanto però il suo sogno nel cassetto è ben definito: «Cosa vuoi fare da grande?», «Ovvio, il calciatore». 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter