Under 17 Élite
29 Maggio 2024
UNDER 17 ALCIONE: Luca Voceri, talento
Uno è nato il 30 settembre 1919, letteralmente più di un secolo fa. L'altro è nato il 29 agosto 2008, praticamente l'altro ieri. Nel mezzo 89 anni, più precisamente 32475 giorni. Che Dio benedica l'intelligenza artificiale. Uno ha visto l'Italia vincere quattro Mondiali, l'altro grosso modo non l'ha mai vista neppure partecipare. Che Dio maledica Svezia e Macedonia del Nord, si può dire? Uno è un appassionato di calcio fino al midollo, l'altro... pure. Stesso sangue, stessa passione. Smisurata, incommensurabile, sconfinata. Uno è Girolamo Buble, per gli amici Genko. Uno è Luca Voceri, per gli amici solo Luca. Uno è il bisnonno, uno è il pronipote.
Genko era lì, comodo comodo sulla sua poltrona di Porto Recanati. «Ma quindi la sta vedendo anche lui?» ci si chiede in tribuna. Risponde Antonio, padre di Luca e nipote di Genko: «Proprio così». Via al dibattito. Un commento con il sorriso («Ha 104 anni e riesce a seguire YouTube? Io non riesco a spiegarlo nemmeno a mia madre»), la risposta a mille domande («Non è da solo, gliela stanno facendo vedere dal telefono»). Intanto Luca era lì, comodo comodo al fianco di Gioia e opposto a Curto. Due che ce l'hanno dentro, due centrocampisti per definizione, due che potrebbero tenere anche qualche lezione a Coverciano.
Da lì a tre minuti il devasto. Neanche il tempo di un caffè, neanche il tempo di chiamare Genko: per avvisarlo («Nonno, guarda che è entrato Luca»), per far sì che da quella poltrona sobbalzasse. Letteralmente. Poco dopo cosa succede? Un assist di Villa Santa, rigorosamente con il suo fare inconfondibile. Un controllo a seguire di Voceri, proprio lui. E poi, rullo di tamburi... il devasto, quello vero. Qualche passettino a tagliare il campo, ovviamente con il pallone incollato ai piedi. Quindi un destro stratosferico, roba da prendere e incorniciare. Infine il pallone che finisce lì, appena sotto la traversa. In campo quasi non esulta, poco dopo la dedica speciale: «È per il mio bisnonno, so che mi stava guardando».
Discorso a parte per la tribuna. Ogni discorso si può chiudere dopo un virgolettato, evidentemente in parte censurato: «Ma che cavolo di gol ha fatto?». Sì, il francese c'era eccome. Sarebbe stato lecito? Sarebbe stato lecito. E chissà se i bravissimi "3direcupero" non abbiano immortalato anche questo momento. Tocca restare per sempre con il dubbio.
A proposito di dubbi, c'è pure quello legato a Genko. Quale sarà stata la reazione? Anche questo resterà un arcano, un quesito senza risposta. Tuttavia restano gli occhi, gli sguardi. Tangibili, evidenti ai più. Quelli di Antonio (un po' papà, un po' nipote), quelli di Luca (un po' figlio, un po' pronipote) e quelli di chi, senza troppi peli sulla lingua, con l'ausilio di un paio di parole ha riassunto fedelmente quello che, indipendentemente da tutto, resta un gesto tecnico da incorniciare. Ma guai pensare al miracolo. Forse non era nell'aria, ma l'abitudine a farli splendidi ce l'ha da sempre. Leggenda narra che ce l'abbia scritto sulla carta d'identità dai tempi del Niguarda, passando poi alla parentesi con l'Aldini fino al matrimonio con l'Alcione, ormai prossimo al sesto anniversario.
In campo fa il fenomeno, davanti alle telecamere... pure. È il giusto mix tra spensieratezza dettata dalla giovane età (compirà 16 anni solamente il prossimo 29 agosto) e consapevolezza («Dopo la finale dello scorso anno sapevo che avrei avuto successo»), arrivando poi a quelle dichiarazione di facciata. Roba trita e ritrita, ma se rappresentassero effettivamente la verità? «Siamo un gruppo unito, i ragazzi sono super gentili con me. Nonostante non abbia trovato tantissimo spazio, ringrazio l'allenatore (Scandroglio, ndr) perché credo sia uno dei migliori che abbia mai avuto».
Da qui un'altra domanda, l'ultima: perché così poco spazio? La risposta vien da sé spulciando le dichiarazioni. Un indizio: «I ragazzi sono super gentili». Parla di Frigerio e compagni, tutti più grandi di lui di un anno. Ebbene sì, ormai da agosto è aggregato all'Under 17 Élite. Bruciando le tappe, ritagliandosi il suo spazio e sfruttandolo sempre alla grande. Eloquenti anche le parole di Andrea Scandroglio, chiosa perfetta per un pomeriggio che no, non dimenticherà mai: «È un ragazzo molto intelligente, lavora molto e questo lato lo apprezzo tantissimo. Ha accettato in maniera trasparente quello che è il suo all'interno della squadra, ma tuttavia ha le carte in regola per poter mettere in difficoltà nelle scelte».