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4 finali, 3 titoli e un futuro nei prof: è l'Alcione dei fenomeni! «Vogliamo migliorarci ancora»

Il responsabile del settore giovanile orange Riccardo Bellotti: «Il prossimo anno il livello si alza, ma siamo pronti»

ALCIONE

ALCIONE

Appena dietro le spalle, una coppa alzata al cielo nella sera calda di Cavernago. Appena davanti agli occhi, tra un paio di mesi (meno di quanto sembri), l'esordio tra i professionisti, il primo impegno nel calcio dei grandi, le prime sfide nel campionato di Serie C. E ora? Ora, la calma. Quella di chi ha appena raggiunto un grande traguardo, ma non si sente arrivato. Una pausa insomma, prima di riprendere la corsa. Il tutto riassunto in quella posa composta ma tranquilla, quella di chi nel mezzo di un'eroica scalata si prende un attimo sotto l'ombra di un pino per osservare con soddisfazione il percorso fatto fino a quel momento. Su un muretto appena fuori dal recinto di gioco, gambe accavallate, braccia tese all'indietro, un registratore sotto il mento: stava seduto così il responsabile del settore giovanile dell'Alcione, Riccardo Bellotti, alle ore 20.30 del 15 giugno. Quel recinto di gioco gli aveva appena regalato la soddisfazione più grande e un'amara constatazione. Nell'ordine: l'Under 16 è Campione di Lombardia, il Sangiuliano era più forte. Due finali e un titolo, nel bene (tantissimo) e nel male (pochissimo, nonostante la sconfitta dell'Under 14) due traguardi che non si dimenticano facilmente: «E il meglio deve ancora venire!», sembrano dire la sua posa, la sua voglia di buon calcio, la sua prospettiva di società. 

AMARO E GIOIA

La gioia del trionfo, l'amaro in bocca della sconfitta, si diceva. Il 15 giugno a Cavernago ci sono tutte e due: due risultati diversi da analizzare e comprendere, perché in Alcione l'imperativo resta sempre e comunque quello di non accontentarsi dei dati di fatto. Bisogna arrivare fino in fondo, sviscerare i problemi ed esaltare i pregi senza perdere di vista le zone d'ombra: un lavoro da Riccardo Bellotti, insomma. Dunque partiamo dalla prima in ordine cronologico: «Peccato per l'Under 14: non siamo riusciti a giocare un primo tempo da Alcione. Nella ripresa ci siamo rinvigoriti e abbiamo cercato di recuperarla. Ci aspettavamo una partita vera e così è stata. Alcuni ragazzi non erano forse al meglio della forma, e questo inevitabilmente ha inciso sulla freschezza del gioco». Ma guai disperare: «La qualità del gruppo è indiscutibile».

Quindi la gioia più grande, quella resa ancora più speciale dai suoi protagonisti. «Finalmente» commenta Jhonatan Chioetto, «Una vendetta» la chiama capitan Nicolò Holovko. Perché? Perché l'anno scorso il titolo era sfumato per mano di un'inattesa Masseroni, che ha alzato la coppa più desiderata mentre sullo sfondo si sentiva il suono di qualche sogno infranto e non poche lacrime a bordo campo. Ma quest'anno la musica è cambiata, nonostante il percorso in salita (terzo posto in campionato per i classe 2008 più forti della Lombardia, eppure guardateli dove sono ora!): «Dopo aver perso il titolo in Under 15 Élite era normale aspettarsi un po' di scoramento, i ragazzi sono partiti in sordina. Lì è stato fondamentale poter contare su figure tecniche che hanno saputo tenere unita la squadra e non perdere pezzi per strada. C'è stata capacità di reagire e la forza di migliorarsi: il titolo finale è la ricompensa di tutti questi sforzi in una stagione clamorosa per questi ragazzi». 

Titolo riscattato, promessa mantenuta, grande rivincita messa in saccoccia. Tutto qui? Nossignore, neanche per sogno. Lo abbiamo detto: questa è una società che guarda avanti, sempre avanti, inesorabilmente avanti. E lì davanti ci sono nientepopodimeno che i campionati professionistici, grazie alla prima squadra che quest'anno ha fatto le valige in anticipo e ha salutato anzitempo la Serie D con una storica promozione. Dunque la domanda che sorge spontanea: saranno pronti i classe 2008 più forti della Lombardia a giocarsela al livello dei Nazionali?

L'ALCIONE DI RICCARDO BELLOTTI

Dopo la grande domanda, giusto un po' di suspense è d'obbligo. Un titoletto, qualche trucchetto di lay-out per arrivare alla risposta che vale un milione di dollari: «Per me sì, i 2008 possono giocarsela bene anche in campionato Nazionale. Anche i 2009 hanno tante individualità importanti. Nel caso dei 2010 ci sono alcuni ragazzi che vanno ancora aspettati nel loro processo di crescita, la maturazione va aspettata, ma la qualità è indubbia. Il livello sicuramente si alzerà, ma io che ho vissuto sia dilettanti che professionisti posso dire che spesso la competitività è molto alta anche nei campionati dilettantistici. Per fare un lavoro fatto bene sulla prossima stagione il vincolo che hanno deciso di togliere ci mette un po' i bastoni tra le ruote, ma questi sono tutti ragazzi che hanno dato fiducia all'Alcione mentre era nei dilettanti e spero che possano trovare spazio anche nell'Alcione dei professionisti». Analitico, sicuro, con i piedi per terra e la testa che pensa al futuro: in due parole, Riccardo Bellotti. E pensare che l'anno scorso su quattro finali raggiunte, l'Alcione ne aveva vinta giusto una. Proporzioni completamente ribaltate, ora si parla di un solido tre su quattro: Under 15 (ancora in corsa per lo Scudetto) Under 16 e Under 17 (tra le prime sei squadre d'Italia). Sarà forse il tocco Bellotti? 

Ancora: uno spazio per creare suspense. Di nuovo: la risposta da un milione di dollari arriva senza tanti tentennamenti. «Ho ereditato dei gruppi meravigliosi. Esco da 4 anni di Renate dove è stato fatto un ottimo lavoro a livello di settore giovanile e i risultati continuano ad arrivare. Parimenti, bisogna dare i meriti anche a chi è venuto prima di me. Io ho avuto l'occasione di accompagnare queste magnifiche squadre dando loro qualche suggerimento, soprattutto nella gestione di gruppi molto forti, dove tutti gli elementi vogliono avere la possibilità di giocare». E poi la chiosa iconica, quella da virgolettato nel titolo dei giornali, quella che riassume la mentalità vincente della terza squadra di Milano: «Quest'anno abbiamo vinto tre titoli su quattro: se li avessimo vinti tutti non ci sarebbe stata la possibilità di migliorare, no?».

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