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La brutta faccia del calcio giovanile: promesse infrante, ragazzi delusi

Società che spesso non tengono fede agli impegni, genitori assenti e di cattivo esempio; chi ne fa le spese sono sempre i più giovani

La brutta faccia del calcio giovanile: promesse infrante, ragazzi delusi

Alla fine di ogni stagione sportiva il calcio giovanile va incontro a problematiche che nella maggior parte dei casi si riflettono negativamente sui ragazzi. Le categorie più coinvolte e martoriate sono, analizzando le situazioni, quelle che vanno dai Pulcini (bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni), agli Esordienti A e B (fasce tra gli 11 e i 13 anni) fino ai Giovanissimi - categoria che arriva ai 15 anni. Questi ultimi, con l'eccezione di chi ha avuto la possibilità di partecipare a campionati sperimentali o sotto età, alla prima vera esperienza nel calcio dei grandi.
Da anni a questa parte si leggono e si sentono situazioni a dir poco imbarazzanti e comportamenti che per la crescita, non solo calcistica dei ragazzini, rischiano di diventare deleteri. La domanda è sempre la stessa: ma perché rovinare un ragazzino facendogli credere di essere pronto per giocare in Serie A, oppure trattarlo come merce e non solo di scambio?

La colpa? Beh un po' di tutti. Dalle società ai genitori, che con i loro modi di fare e gli atteggiamenti non aiutano certamente lo sviluppo del calcio minore. Si potrebbero fare centinaia di esempi negativi, anche se quelli che si palesano in modo più nitido rispetto altri sono, nello specifico, il comportamento di molte società e l’incuranza di educazione da parte dei genitori. La stagione calcistica 2023/2024 si conclude tecnicamente il 30 giugno ma già dall'inizio del mese sono iniziate le manovre assurde per pianificare la nuova, che avrà il suo apice con l’inizio dei campionati tra settembre ed ottobre.

È consuetudine che diverse tra le società più blasonate cerchino in quelle inferiori ragazzi da prendere per, detto da loro, farli crescere come persone e come atleti, ma il più delle volte con promesse che successivamente non verranno mantenute. Dall’altro lato, genitori che, dopo un anno in cui il figlio si è distinto più di altri, pensano sia pronto per il grande salto e cercano di accasarsi in società con maggiori visibilità perché il futuro del loro figlio sarà, nella loro testa, la Serie A. Ragazzini che, controvoglia vengono sballottati a destra e sinistra alla ricerca della squadra giusta, facendo provini il più delle volte inutili quando basterebbe più corretto farli crescere in serenità.

Non ultimo: le promesse. Casi più recenti: «Per noi sei ok. Ti aspettiamo a settembre». Passano i giorni, il ragazzo si svincola dalla sua attuale società, ed all’improvviso: «Abbiamo rivisto i nostri piani, non farai parte della nostra società». Tutto questo in piena estate. Oltre al danno la beffa, e un ragazzo senza squadra e fuori tempo massimo per accasarsi altrove. Gestioni pessime e senza la minima consapevolezza del danno anche umano che si fa al ragazzo. Ed i genitori? Assenti, ma questa è un’altra storia.

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