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È il capitano dei più forti d'Italia! Ferma l'attacco da 144 gol e vince uno Scudetto clamoroso

Andrea Barone, portierone della Nuova Tor Tre Teste, la alza al cielo e la dedica al padre

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UNDER 15 NUOVA TOR TRE TESTE: Andrea Barone, portierone e capitano rossoblù

«Sta là». Rigorosamente in romanesco. Nudo e crudo, genuino. «È quello lì che ci guarda con la camicia blu?». Si ferma, sospira. «Esattamente, proprio lui». Si ferma ancora, sospira nuovamente. «Durante le mie partite stava in ospedale». Gli occhi si bagnano. È commosso, emozionato. Il linguaggio del corpo vale più di ogni cosa. Alza lo sguardo, lo cerca in tribuna. Carlo è lì, distante una decina di metri scarsi. In piedi. Mani sulla ringhiera, prima fila. È il suo ultras. Camicia blu, occhi eloquenti. Fiero, pancia in dentro e petto in fuori. «Quello è mio figlio». Se avesse potuto lo avrebbe detto a tutto il mondo. 

Indice puntato, voce sporcata dalle lacrime: «È bellissimo vederlo esultare insieme a me». Alla sua destra Loredana, moglie e mamma. E in sottofondo Freddy Mercury, le note dell'intramontabile «We are the champions». Pianeti allineati. Il destino ha fatto la sua parte. «Stamattina era in ospedale per alcune visite, ora è qui che esulta». Non si ferma e non sospira, via in quarta: «È bellissimo vederlo felice con me». Andrea Barone, portiere e capitano della Nuova Tor Tre Teste. Centro di Roma, cuore pulsante della capitale. 15 anni dal 2 gennaio, Campione d'Italia dal 28 giugno. Figlio di Carlo e Loredana. Cuore d'oro per definizione, guerriero per antonomasia.

DUE VIDEO

Personalità, essenza, cuore. Andrea Barone sta tutto in due video. Uno a favore di telecamere, consapevole di essere in mondovisione. L'altro... sempre a favore di telecamere. Ma inconsapevole, ignaro di quello che sarebbe successo da lì a poco. Mondovisione? Quasi.

Stretta di mano a Vito Tisci e coppa in mano. La prende, se la studia. Poi parte con la camminata. Non se la dimenticherà mai. Passo breve, quasi uno "skip basso". A Stefano Fabi piace questo elemento. Allenatore, condottiero. Altra storia. Tutto d'un tratto diventa ancora più intenso. Qualche decimo di secondo e si ritrova ai piedi del palco. Dietro tutti i compagni, davanti papà Carlo e mamma Loredana. A casa parenti, amici. Tutti connessi. La alza con foga, vigore. Il resto vien da sé. 28 giugno 2024. È il più recente, il più iconico. (IL VIDEO)

Mentre tutti esultavano, lui era lì. Appiccicato a Daniele Lulaj, "diez" del Savio. I rivali di sempre, l'avversaria di una vita. E anche il motivo del secondo posto in stagione regolare della sua Nuova Tor Tre Teste. Sarà rimasto una ventina di secondi abbondanti. Abbracciati, immobili. Il resto meriterebbe un film. 5 maggio 2024. È il meno recente, altrettanto iconico. (IL VIDEO)

PAROLE

Mattia Cattaneo? «Un giocatore incredibile, ha fatto una stagione clamorosa». Fabrizio Iavarone? «Lui mancino, tecnicamente forte». Andrea Lucchini? «Bel centrocampista, ci tengo a fargli l'in bocca al lupo dopo l'infortunio». Una per ognuno, li conosceva tutti. Studiati, analizzati. Giorno e notte. È il "figlioccio" di Stefano Fabi, non c'è altra vita: «Ringrazio tantissimo il mister. Ha preparato la partita splendidamente, sia nei giorni di avvicinamento sia stamattina. Ce li ha fatti conoscere, siamo arrivati preparati».

Si parla dell'Alcione, dunque. 144 gol stagionali, se non il migliore attacco d'Italia quasi. Il segreto? «Non avere paura di nessuno». Sempre fermandosi, sempre sospirando. «Sapevo che avrei affrontato una squadra che segna sempre, ma se approcci con la paura hai già perso in partenza». Limpido, senza troppi giri di parole. Anche quando parla di tutto il resto, quella cavalcata che lo ha portato a giocarsi una finale Scudetto: «È stato un anno di grandi sacrifici, siamo ragazzi di 15 anni e per questo non è affatto scontato. Il Tricolore? Emozione pazzesca, ci sono stati tanti problemi e ne siamo consapevoli». E poi l'ultimo virgolettato, tra i più importanti: «Ci sono stati tanti inciampi, ma ci siamo rialzati altrettante volte».

STORIA

Lo dice forte, fortissimo. A voce alta. Probabilmente l'ha sentito anche papà Carlo. E che dire del percorso? 8 anni alla Trastevere, poi il grande salto alla Nuova Tor Tre Teste. Anni fa? No, l'altro ieri. Più precisamente la scorsa estate. Dove tutto ebbe inizio. Primo anno, primo anno da capitano. E cosa ci abbia visto Stefano Fabi è ormai chiaro. 

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