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Under 15

14 gol, 14 assist e un passato all'Atalanta: il classe 2010 fa godere la Rapp e piace fuori regione

Jacopo Mucci della Leon è l'ala destra che vorrebbero tutti

JACOPO MUCCI, AC LEON

AC LEON, UNDER 15: Jacopo Mucci (qui ancora agli anni del Biassono)

Chissà da dove lo guarda giocare adesso quell'elastico portafortuna di mamma Micaela. Era il compagno di viaggio di ogni singola partita, un amuleto per non perdere la concentrazione e - perché no - per ingraziarsi le stelle. Un contrasto di gioco, e via, perso sul terreno, forse sintetico, forse di erba vera. Succede, Jacopo Mucci lo sa bene. Eppure rimane ben salda la sensazione che gli effetti benefici del suo totem non siano in realtà mai finiti. Che sia forse magia? La domanda può restare aperta, superata da un quesito più impellente: se è vero che quel fedele porta fortuna non ha mai perso di vista il suo protetto, che imprese gli ha visto compiere negli ultimi anni? Ce lo racconterebbe più o meno come segue. 

EXCURSUS

Partiamo dalla fine, per stuzzicare la memoria a breve termine del totem nascosto. Due numeri, uguali uguali: 14 e 14. A Jacopo Mucci piace l'equilibrio. E infatti, le cifre della sua ultima stagione alla Leon sono perfettamente specchiate: 14 assist e 14 gol, in quel mix esplosivo di efficacia davanti alla porta e tanto sudore speso per il reparto. Uno che non passa inosservato, questo poco ma sicuro. E infatti, in un angolino delle tribune, con il suo immancabile taccuino appoggiato alle ginocchia, Dino Carrieri ha preso i dovuti appunti. «Perfetto come ala destra», c'è scritto in fondo al foglio. La convocazione al primo raduno della Rappresentativa regionale è solo una normale conseguenza: cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia. 

E pensare che Jacopo non è sempre stato protagonista di quella parte di campo che ora tanto lo sta facendo risplendere. Nossignore, la sua carriera la comincia nientepopodimeno che come difensore. L'inizio della storia ha il suo teatro al Biassono, la squadra del suo paese. Erano ancora i tempi in cui l'elastico di mamma Micaela non gli stava fedelmente sul polso, erano ancora i tempi in cui il pellegrinaggio per il rettangolo verde non aveva trovato il suo approdo finale. Non che da difensore non facesse la sua porca figura (perdonando il francesismo, necessario a rendere il concetto): d'altronde è proprio in quel ruolo che l'Atalanta lo nota, lo coccola, e alla fine se lo prende con sé. 

RACCONTO

È un racconto pieno di flashback e flashfoward, di balzi all'indietro e repentine spinte in avanti. Ma sull'ordine di narrazione di un totem magico è decisamente meglio non mettere il becco. Al massimo si può ricapitolare: il presente alla Leon, gli inizi al Biassono, un passato all'Atalanta. Tutto qua? Sarebbe già abbastanza, ma non siamo nemmeno a metà. Continua a raccontare l'amuleto: a Bergamo Jacopo trova finalmente la sua dimensione. Nasce tutto come una semplice prova, ma diventa la mossa vincente per eccellenza: il suo allenatore ha un lampo di genio e lo sposta in avanti. Come ala destra, Jacopo dà davvero il meglio di sé. E segna, segna, segna... continua a segnare da quell'angolo di campo anche quando la sua strada si separa da quella dell'Atalanta e lui torna al Biassono. 25 gol in Under 14 possono bastare per convincere anche i più scettici? No? E allora, basti guardare quella perla di calcio allo stato puro che il classe 2010 si inventa contro la Leon (sua successiva casa, forse uno scherzo del destino?): azione che parte da centrocampo, cross in mezzo e rovesciata perfetta. Un battito di ciglia, e il gol più bello di tutta una carriera è bello che apparecchiato. Semplicemente, spettacolo per gli occhi. Semplicemente, il DNA di un attaccante

E ora, l'amuleto nascosto deve dirci qualcosa delle prossime tappe, uno sguardo al futuro è d'obbligo. Sì, perché mentre Jacopo fa le fortune della sua Leon, tutto intorno a lui si muovono centinaia e centinaia di penne. Sono le penne degli osservatori di tutta la Regione (e non solo, dalle parti di Sassuolo e Verona sembrano aver teso le orecchie), sono tutte penne pronte a versare fiumi d'inchiostro per quell'ala destra che viene dai professionisti e che è tornata tra i dilettanti per fare il devasto. Tutto questo, sotto gli occhi vigili di mamma Micaela: non si perde una partita, che sia lei il vero porta fortuna? Ma con buona pace del vecchio totem, forse non stiamo parlando né di stelle allineate né di magia: qui il vero ingrediente segreto è il talento, quello vero, quello cristallino.

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