Under 15 Élite
02 Aprile 2025
GIACOMO RABBOLINI
«Io le promesse le mantengo». Con conseguente screen della classifica marcatori. In cima campeggia proprio il suo nome: Giacomo Rabbolini, unico e inimitabile. Lo aveva scritto nella sua speciale to do List: fare più gol di tutti in un girone che trasuda calcio allo stato puro. Mission complete, dicono dalla regia. Sono 17 in tutto, che facendo due calcoli con il minutaggio stagionale alla mano significa un gol a partita. Mica pizza e fichi, insomma. Niente di più e niente di meno che un appuntamento con il destino: quando hai nel sangue l'istinto di cercare la porta, è normale che l'inerzia degli eventi ti porti lassù, a fare un pezzo di storia per una società che sta dominando in lungo e in largo i campionati lombardi. La Varesina si coccola la sua gallina dalle uova d'oro, la regione intera rimane con il fiato sospeso in attesa che cominci la parte ciotta della stagione, Giacomo Rabbolini promette che no, non è ancora finita. E si sa, lui le promesse le mantiene.
Chissà se se lo aspettava, quando ha indossato per la prima volta i colori rosso e blu, di poter fare tutta questa differenza. Direttamente dall'Academy Legnano, dove condivideva gli spazi d'attacco con un certo Edoardo Bonzi. Bella storia la loro, quasi da telenovela: vecchi compagni di squadra diventati eterni rivali, in questo testa a testa tra Varesina e Accademia Inter che ha tenuto la Lombardia sveglia di notte. No, forse non se lo immaginava che avrebbe recitato il copione da protagonista assoluto anche in questo campionato, forse questi numeri all'inizio erano più un sogno che un obiettivo.
Eppure, che si trattasse della stagione della consacrazione era davvero nell'aria. Il tutto riassunto in tre parole molto semplici, farina del suo sacco: «Sono migliorato tantissimo». Sotto ogni punto di vista, da ogni posizione del campo. Pesavento si è giocato la carta Rabbolini in qualsiasi modo: da esterno, da trequartista, da prima punta... ruolo che provi, gol che ti fa. Il Città di Varese - giusto per raccontarne una - lo ha imparato a sue spese: doppietta Rabbolini, uno da esterno, l'altro da trequartista. Il segreto? C'è poco da fare, o ce l'hai o non ce l'hai: velocità e tocco preciso sulla palla, due cosucce che Rabbo si mangia a colazione insieme a caffellatte e fette biscottate. Sul rettangolo verde ricorda un po' Lautaro, un po' Mbappé: magari in versione ridotta, ma caratteristiche fisiche e tecniche sono proprio quelle lì.
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Partiamo dalla fine, da quello che è successo dopo. Appena uscito dallo stadio, con i capelli ancora bagnati e l'adrenalina a mille. C'è sempre una sola cosa da fare: chiamare nonno Pierangelo e nonno Roberto. Alle abitudini non si viene mai meno. Due chiamate veloci per raccontare come è andata l'ultima di campionato, per aggiornarli su quel dribbling che non si può spiegare, per descrivere per filo e per segno l'ultimo gol. Quante volte ha digitato quei numeri sulla tastiera la domenica pomeriggio? Difficile non perdere il conto, ma due di sicuro vanno raccontate. Quella doppietta all'Accademia Inter nella semifinale di andata di Coppa Lombardia, innanzitutto. Rivalità eterna, districata nel giro di 45 minuti da una doppia sentenza che non ha lasciato possibilità di replica.
E poi quel rigore contro la Masseroni... sono cose che non si possono descrivere. In una partita maschia, in una partita nervosa, in una partita da nervi saldi, il capocannoniere si posiziona sul dischetto e la butta dentro. «Una liberazione». L'avrà descritta così anche a nonno Pierangelo e a nonno Roberto, depositari di mille storie, custodi di tutti i sacrifici di una stagione praticamente perfetta (3 allenamenti a settimana, 40 minuti ad andare, 40 minuti a tornare, i compiti sulle ginocchia durante il viaggio, le interrogazioni di latino da preparare...). 3 di 17, ma sono quelli che gli sono rimasti dentro più di tutti. Almeno, per ora. Ci aggiorneremo dopo le fasi finali, promesso?