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Torneo delle Regioni • Under 17

È il capitano dell'impresa più bella: ha 17 anni, sta stupendo l'Italia e giocherà una finale storica

Alberto Gamba è il "Cap" per eccellenza

ALBERTO GAMBA, LOMBARDIA UNDER 17

ALBERTO GAMBA, LOMBARDIA UNDER 17

Quella fascia sul braccio è la costante più bella della sua vita. Una C che sembra una mezza luna, una parentesi aperta dentro la quale scrivere passo passo la storia intera, capitolo dopo capitolo. "C" di Capitano, come solo lui sa essere veramente. Fino al midollo, in ogni circostanza. In Ausonia come nella Rappresentativa, sembra sia semplicemente nato per questo. Un esempio? Sul pullman, rigorosamente cuffiette attaccate e diretta della partita del prossimo avversario sintonizzata. La sua Lombardia aveva appena vinto ai rigori contro il Friuli Venezia Giulia: tensione rilasciata, finalmente un po' di meritato riposo, qualche sacrosanta battuta con i compagni. Ma lui no, non il Cap: già con la testa al Lazio, già pronto a caricarsi la squadra sulle spalle. D'altronde, Alberto Gamba è così: sostanza, molto oltre l'apparenza. L'Italia ha imparato a conoscerlo adesso, con il suo faccino pulito e la cattiveria di chi non si lascia scappare neanche un pallone. E poi la verve da gentiluomo, quella che ti ruba il cuore. È inequivocabilmente il Capitano d'Italia. 

C DI EROE

È nata all'improvviso, ma di certo non per caso. A partire dal raduno contro l'Albinoleffe, quella fascia gialla aveva trovato il suo posto nel mondo. Dove? Al braccio sinistro di Alberto Gamba, e dove altro sennò? Cercare l'origine del connubio perfetto è come mettersi alla leggendaria quest di un ago in un pagliaio. Sarà forse a partire dalla mattinata passata in aeroporto, quando Dario Silini l'ha presentato alla squadra come Capitano? Oppure dalle battute di Ratti e Agogliati (la famosa coppia più bella del mondo) nello spogliatoio? Fin da subito lo hanno chiamato “Cap", chissà perché... O forse l'asticella va spostata ancora più in là nel tempo, all'altezza del raduno contro il Brescia. Quella volta la fascia era rimasta senza padrone su una panca dello spogliatoio. «Mister, ma chi è il capitano?». «Tu ovviamente!». Semplice conversazione, forse l'inizio di tutto. 

Ma con ogni proababilità interrogarsi su come è cominciata non è neanche poi così fondamentale. La cosa importante è come sta andando a finire. "C" di Capitano, "C" di Eroe. Sì, in Sicilia, per quegli 80 minuti di lotta allo stato puro contro il Lazio, la parola "Eroe" iniziava per C. Per la maglia, per la squadra, per la Lombardia. Pur con il sangue vivo sulla gamba, pur con l'inguine fuori uso, pur con tutte le beghe che può avere qualcuno che gioca ogni singola partita del torneo più importante della sua vita. Eppure, Alberto Gamba è stato in campo dal primo all'ultimo secondo, da capitano vero. Solo questo spiega tante, tantissime cose. 

ROULETTE

«Ti dà una carica diversa, c'è poco da fare»: sempre lei come protagonista, sempre lui come voce narrante. «Anche in Ausonia è così: quando ho la fascia sul braccio so di essere visto come esempio, mi viene spontaneo dare il tutto per tutto». Nel mezzo l'ammissione per ridere («Così posso sgridare Ratti and Co»), infine la chiosa da massima filosofica: «Ci sono cose che ti vengono fuori solo quando sei Capitano». Come quel rigore, il primo della lista, il primo lancio nella roulette che poteva cambiare tutto il corso degli eventi. Era la partita contro il Friuli Venezia Giulia, quel maledetto terno al lotto portato estenuantemente fino alla grande scommessa dagli undici metri. La squadra riunita in cerchio, in cerca di concentrazione e di cinque con i nervi saldi per tirare quei dannati rigori. «Chi va per primo?». Mano alzata e via, diretto sul dischetto.

Racconterà poi che quella era davvero l'ultima cartuccia. Dopo una lotta infinita, le forze erano quasi a zero. Ma un Capitano rimane lì fino alla fine, fin proprio all'ultimo atto. Il destino strizza gli occhi agli audaci: palla dentro, e Lombardia avviata alla felice salpata verso la semifinale contro il Lazio. Al ritorno a casa ci sarà da pensare alla media da mantenere alta all'American School (sì pure quello), ai calcetti organizzati all'ultimo (un grazie ad Alberto Campelli per l'aiuto), alla vita di tutti i giorni. Adesso c'è la storia da scrivere, perché ancora la parentesi a forma di "C" non si è chiusa. Via alla prossima lotta, Cap. 

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