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Torneo delle Regioni • Under 17

È il portiere più forte d'Italia! Vince uno storico Scudetto e lo dedica all'amico che non c'è più

Alberto Rizzi salva la Rappresentativa Under 17 tra i pali

ALBERTO RIZZI, LOMBARDIA UNDER 17

ALBERTO RIZZI, LOMBARDIA UNDER 17

Sopra l'Italia c'è una costellazione nuova. Ormai lo spazio è sdoganato: anche il confine dell'universo è cosa lombarda. Lo è dalle 13:38 di venerdì 18 aprile, un giorno qualsiasi, a partire dal quale niente sarà più come prima. È il momento in cui il 4-2-3-1 più famoso d'Italia ascende così com'è e si incastra in un angolo della galassia. Nome della costellazione? Si accettano proposte. Intanto, possiamo dare un titolo alla cometa che questo inedito agglomerato di stelle si porta dietro. Il fascio di luce più luminoso del cielo, quello che sta sempre dietro, quello che illumina il tragitto, quello che mette al sicuro le stelle dagli stormi di asteroidi. Si chiama Alberto Rizzi, e dalle 13:38 di venerdì 18 aprile è il portiere più forte d'Italia

12 e 98

La sua è la storia più bella della Rappresentativa. Un po' rivincita, un po' dedica, un po' sogno che si avvera. Andiamo per ordine, necessariamente. Rivincita. Sì perché, storico della spedizione alla mano, Albi Rizzi era stato convocato una volta sola da Tacchini, in quell'amichevole contro il Brescia. Null'altro, pareva una storia d'amore destinata a finire ancora prima di cominciare. E poi, invece... cambia tutto: convocazione, è ufficiale. Certo, con la 12, ma sicuramente meglio di quanto si poteva presagire. La 12, la sua amata 12. Spesso sinonimo di "panchina", si è trasformata invece nella sua occasione più importante. Dalla seconda partita, quella contro la Basilicata, la cometa Rizzi ha cominciato a orbitare con convinzione attorno alla costellazione e a diventare la sua protettrice ufficiale. Mai scelta fu più azzeccata: destinato a diventare il portiere più forte d'Italia, si è trasformato minuto dopo minuto in una scia di luce sempre più accecante appena dietro Traballi e Corsaro. «Se dovessero mai farmi scegliere che maglia farmi indossare vorrei la 12, oppure la 98, che è la mia maglia ora al Desenzano»: due numeri, che raccolgono tutto il percorso di un viaggio interstellare che ha del clamoroso.

DEDICA

Ripartiamo dai parastinchi, simbolo intoccabile del gioco del calcio. Da una parte il 98 - e abbiamo già spiegato -, dall'altra il 10 e un volto, un viso sorridente. Se li è portati dietro fino in Sicilia quel sorriso e quel numero, il suo segreto vincente per ogni singola parata. Sono il sorriso e il numero di maglia di Lorenzo, amico e compagno, braccio destro di mille e una avventure. Questo Torneo delle Regioni, Lorenzo se l'è goduto da una prospettiva speciale, dall'alto che più alto di così non si può, spostando da Taormina le nuvole per non avere impedimenti alla visuale. Quando Albi Rizzi ha alzato la sua coppa al cielo, Lorenzo l'ha potuta toccare con un dito. «La dedico a lui, è tutta sua, sarebbe stato felice di esserci». Semplice, puro, bellissimo

SOGNO CHE SI AVVERA

E di chi non lo è? Chi può dire di aver giocato a calcio e di non aver sognato almeno una volta di andare a dormire con al collo la medaglia dello Scudetto? Per Albi è tutto vero, il sogno è diventato realtà. Certo, la prima notte con il gioiello più ambito indossato è stata tutto fuorché una degna prima notte da Campione d'Italia (leggenda narra che ce l'abbiano fatta a imbarcarsi, volo delle ore 12:05 verso Linate). Comunque, fonti attendibili dicono che la mattina dopo ce l'aveva ancora al collo: non se la toglierà per un po', forse mai più. D'altronde, sono cose che ti rimangono cucite addosso per tutta la vita. È il sogno che si realizza, è il tuo nome che entra nella storia, è la cometa che parte e arriva nell'iperspazio. Il momento in cui ha capito che tutto questo era possibile? Quella parata ancestrale sul colpo di testa di Morreale della Sicilia. «Domanda difficile, lo so: ti ricordi chi aveva colpito il pallone su quel tuo intervento?». Sono passati tre giorni, uno Scudetto è stato vinto, mille emozioni hanno riempito testa e cuore di dettagli incancellabili. Eppure: «Ovvio, Il numero 20!». Memoria di ferro, tutti gli attimi del tragitto ben immagazzinati nelle sinapsi. Sono gli attimi che l'hanno trasformato nel portiere più forte d'Italia. 

E dunque sì, dopo tutti gli sforzi (anche fuori dal campo: lui e Agogliati rigorosamente seduti ai due lati del tavolo a colazione, pranzo e cena. E se il tavolo è rotondo? Tocca aguzzare l'ingegno, impossibile venire meno alle regole della scaramanzia), dopo la grande rivincita, per Lorenzo e per se stesso, nel segno della costellazione più luminosa del cielo. È proprio come cantava Ligabue: «Sono sempre i sogni fare la realtà». 

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