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Under 15 Élite

Ha visto nascere il De Zerbi allenatore: ora siede sulla panchina della storica società bresciana

Giampietro Binetti, ora alla FC Voluntas, si racconta: il suo credo e il legame con il tecnico

UNDER 15 ÉLITE FC VOLUNTAS De Zerbi e Binetti

UNDER 15 ÉLITE FC VOLUNTAS • Il tecnico Binetti (a destra) con Roberto De Zerbi ai tempi della Mario Rigamonti (foto: Mario Rigamonti)

Sessantatré anni e un amore incondizionato per il gioco del calcio. Giampietro Binetti, tecnico della FC Voluntas, fa trasparire tutto l’amore che prova per il pallone da sempre, un rapporto così viscerale da farglielo preferire ai peluche nelle notti d’infanzia. Questo amore non si è mai affievolito, anzi: dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2002, ha intrapreso un lungo percorso in panchina, iniziando dalla Juniores provinciale, passando attraverso i dodici anni alla Rigamonti e uno con la Rappresentativa bresciana, fino all’arrivo alla FC Voluntas in Under 15 Élite.

LA FILOSOFIA

Il suo credo calcistico è chiaro: proporre gioco, senza mai snaturare il talento. «Il dribbling è la scintilla che cambia la partita – racconta facendo trasparire una cristallina passione - io lo adoro e non lo vieto mai. È giusto che un giocatore sposti gli equilibri con le sue qualità. La tattica è necessaria e cerco il palleggio, ma senza lo strappo, senza chi salta l’uomo, senza chi prova il tiro dalla distanza, il calcio perde la sua essenza. Il compitino sanno farlo tutti, solo il talento fa la differenza». Esterni che puntano l’uomo, terzini che sanno entrare dentro il campo, libertà di espressione dentro un contesto ben organizzato: questo è il credo di Binetti.

VALORI E RAPPORTI

Non sono i trofei a definire la sua carriera, ma il rapporto con i giocatori. «La mia vittoria più grande è quando i ragazzi che ho allenato continuano a cercarmi, a invitarmi a cena, ai matrimoni, a condividere con me i loro percorsi di vita. È lì la mia vittoria». Uno dei momenti cruciali della sua vita privata e calcistica è sicuramente il corso Uefa B del 2012. Oltre a conseguire il patentino, per il tecnico si creano amicizie, si scambiano idee e tra i compagni di banco c’è Roberto De Zerbi, ex giocatore professionista e uno degli allenatori di maggior rilievo attualmente. «Ci siamo trovati subito, abbiamo creato un gruppo con un’altra decina di allenatori e ci sentiamo quasi quotidianamente. Dopo il corso Roberto venne ad allenare con me alla Rigamonti, era ai suoi primissimi esercizi sul campo. Ho avuto un grave problema di salute e gli ho chiesto di gestire la mia squadra nel ritiro di Pinzolo, nonostante la sua inesperienza e qualche piccola resistenza da parte sua; io non avevo dubbi sulle sue qualità e mi sentivo tranquillo. Durante la mia convalescenza veniva ogni giorno a trovarmi per parlare di calcio e confrontarsi»Binetti ricorda bene le sue sensazioni «Non ho la sfera di cristallo, ma era evidente che avesse qualcosa di diverso. Personalità devastante, curiosità, umiltà: chiedeva consigli anche a me, che non ero nessuno. Oggi è quello che tutti vedono, un grande allenatore, ma soprattutto è rimasto un uomo vero, come amico e come persona».

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