Presentazione
07 Ottobre 2025
C’è qualcosa che va oltre il calcio sul campo della Macallesi. Lo si percepisce appena si entra: l’aria densa di emozione, i sorrisi dei ragazzi, l’attesa prima della sfilata delle diciotto squadre — maschili e femminili — che danno il via ufficiale alla stagione 2025/2026.
Una società storica, nata nel 1927, che continua a crescere, innovarsi e a credere nel valore dello sport come forza collettiva. E in attesa del centenario, previsto tra due anni, la Macallesi mostra ancora una volta la sua capacità di essere radice e futuro insieme. A dare il via alla serata è Marina Melloni, consigliera del Municipio 4 di Milano, che ha voluto sottolineare l’importanza della Macallesi come punto di riferimento del territorio. «È un grande orgoglio avere in questo territorio una società come la vostra — ha detto — che dà un senso al futuro e alle passioni dei ragazzi. La parte femminile di questa società è sempre stato un valore aggiunto: prima il calcio era uno sport da maschi, ma il calcio femminile è in crescita».
Parole che hanno colpito nel segno, ricordando quanto la Macallesi abbia saputo aprire la strada all’inclusione e al rinnovamento, diventando da quest’anno centro tecnico Milan a livello femminile. Un riconoscimento importante che premia una visione chiara: il calcio come esperienza totale, fatta di campo ma anche di viaggi, attività e momenti di condivisione, dove il gruppo diventa spazio di crescita personale e collettiva.
La società ha poi voluto dedicare un momento speciale alla perdita di Alberto Negri, figura storica e amatissima della Macallesi. A ricordarlo, con voce commossa, è Francesco Capriglia, direttore generale, che ha voluto condividere parole di affetto e gratitudine: «Con lui abbiamo preparato le basi della Macallesi di oggi. Con la sua presenza siamo riusciti a far diventare tutto più allegro, gioioso, meno noioso». Un ricordo sincero, che ha unito dirigenti, atleti e famiglie in un lungo applauso. È in momenti come questo che si percepisce davvero quanto la Macallesi non sia solo una società sportiva, ma una famiglia, un luogo dove la memoria diventa forza per continuare a crescere insieme.
Dopo la sfilata delle diciotto squadre, è Giancarlo Capriglia a chiudere la serata con un discorso dal tono appassionato e costruttivo. Ci ricorda che l’ultima volta in cui tutti gli atleti si erano radunati su quel campo risale a ventisei anni fa.
«Iniziative come questa – spiega — creano tanto senso di appartenenza e d'identità. E l’identità porta a un risultato, dentro e fuori dal campo: è questo che ci fa diventare imbattibili». Capriglia fa presente che il concetto di appartenenza non riguarda solo la prestazione sportiva, ma anche la vita di ogni giorno: «Sentirsi parte di un gruppo aiuta a costruire qualcosa di bello, e quando ci si sente parte di qualcosa si riesce a esprimersi al massimo, in campo e fuori». Nel settore femminile, spiega, ci sono rose promettenti e un grande potenziale; nel maschile, il focus resta la crescita, soprattutto nella fase pre-agonistica, dove ciò che conta non è vincere, ma imparare, migliorare, diventare squadra. Un percorso di formazione che punta a costruire non solo atleti, ma persone consapevoli, forti e appassionate.