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L'iniziativa

Il club italiano con più titoli giovanili riparte dal calcio di strada: «È ciò che manca oggi»

Quarta seduta d'allenamento in totale libertà: in campo annate miste, si fanno le squadre... e si gioca!

Il club italiano con più titoli giovanili riparte dal calcio di strada: «È ciò che  manca oggi»

«Avevo questo sogno da quasi dieci anni: ci ho sempre pensato, poi quando è arrivato Savoldi ci siamo messi all’opera per poterlo realizzare» racconta Massimiliano Borsani, presidente dell’Aldini. Per riportare nei campi il calcio di strada, per ritornare a un’idea di questo sport più indipendente, più libera. Da regole, ma soprattutto da pressioni. Quelle che, come raccontava il responsabile della preagonistica Samuele Grassi, rischiano di rovinare questo mondo, soprattutto quando si parla di Scuola Calcio.

TUTTI INSIEME, SENZA BARRIERE

Ma, un passo per volta. Prima di spiegare gli effetti, serve partire dalla radice: in via Felice Orsini si è pensato di introdurre una quarta giornata d’allenamento, dedicata alle annate 2011, 2012 e 2013. Una seduta combinata, in cui si gioca tutti insieme: due porte, nessun’altra limitazione. Squadre mischiate, tutti insieme. «Per ritornare a quella dimensione d’oratorio che forse manca in tante società», come commenta lo stesso Grassi. «Mi ha fermato il pres qualche giorno fa e mi ha raccontato di quest’idea che aveva avuto: è qualcosa di nuovo, che dobbiamo ancora organizzare al meglio, ma credo sia arrivata la momento giusto: c’è bisogno di guardare anche a qualcosa di diverso, a un calcio “di strada”, almeno per un giorno a settimana.

Si torna a un tutti contro tutti, con l’idea di “buttare in campo” i ragazzi (dai Giovanissimi agli Esordienti), scegliendo come se fossi al parco con gli amici. “Io scelgo te” e così via». Senza però prescindere dall’aspetto “allenante” della giornata: «Rimane una partita di pallone, che alimenta un percorso di crescita. Ma credo soprattutto che sia importante, perché tutti possono imparare gli uni dagli altri. Giochi con quello più grande, che ha delle attitudini che il più piccolino può imparare, ma questo momento può servire anche ai nostri 2011, che guardando agli Esordienti possono ritrovare quel modo più “genuino” e spensierato di divertirsi. Il concetto è semplice, basilare. Impari divertendoti. Per noi è fondamentale: i nostri allenatori sono insegnanti, ma devono comunque lavorare nell’ottica del divertimento. Pensa a un bambino che va tutto il giorno a scuola: deve pensare che quando arriva al campo, è una gioia. È chiaro che quando hai una certa pressione, ti viene detto che puoi e devi guardare in alto, arrivi con un’altra testa. L’obiettivo non cambia; si punta a mettere un paletto in più che cerca sempre di far crescere, ma che vuole anche guardare ad altro».

Perché, nonostante questo progetto sia solo all’inizio - ancora non si è “schedulato” un calendario, nè una vera e propria data d’inizio - il dirigente biancorossoblù è sicuro: «I miei ragazzi, dai 2011 ai 2013, la prenderanno benissimo. Son tutti passati dai piccolini, la maggior parte li conosco molto bene e so che più giocano a calcio, meglio si sentono. Se concedi ancor più tempo per far qualcosa che piace, è ovvio che non puoi che essere felice. E tutto ciò, nell’ottica comunque di perseguire un sogno: più ti allena, più stai alimentando la sua realizzazione».


C’è coesione d’intenti, fra i falchi, ma c’è soprattutto una mentalità nuova: che non guarda solo a vincere, ma che cerca di volgersi ad altro per potersi migliorare. «L’Aldini è una grande famiglia e per noi è molto importante ribadire questo concetto; soprattutto per me, che vengo proprio da una realtà oratoriale. Ho giocato in oratorio, la prima squadra che ho allenato era proprio quella dell’oratorio. E adoro il “terzo tempo” del CSI: quella “regola non scritta” del campionato amatoriale dove la squadra ospitante organizzava la merenda; è un momento di inclusione: che tu vinca o perda, sai che alla fine della partita ti ritroverai a mangiare coi compagni e con gli avversari. Tutti insieme. Un momento bellissimo, che nel nostro piccolo abbiamo voluto cercare di ricreare qui: coinvolgendo i nostri gruppi, coinvolgendo soprattutto tanti ragazzi che coi nostri colori hanno fatto e stanno facendo un percorso importante. Ci crediamo: il presidente ha la sua filosofia e se mi ha dato quest’incarico ormai tanti anni fa, è perché ci troviamo su tante cose. E speriamo che il tempo ci dia ragione».

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