Under 17
17 Ottobre 2025
UNDER 17 ACC. INVERUNO • Alessandro Epifani
I tratti del grande attaccante, spesso, sono quelli che non si vedono. Perché ridurre tutto all’area piccola, quando possiamo andare oltre? Il gol è sì fine ultimo del gioco, ma non l’unica cosa da ricercare in un 9. Specialmente nel calcio di oggi, aperto a più visioni e più applicazioni. Di un’idea, ma anche di un ruolo. E qui subentra lui: Alessandro Epifani. Lui ha tutto, capacità di esaltare i compagni annessa. Con un movimento, con una giocata, con una parola detta bene o con una pacca sulla spalla. Segna tanto, ma…perché ridurre tutto all’area piccola? Andiamo oltre.
Scenario noto: l'inizio di stagione registrato dal ragazzo parla solo una lingua. Ed è quella del gol. Universale? Tra 9 ci si intende, sì…ma - affatto scontato - non tutti hanno la battuta (o la ribattuta) pronta come il gioiello dell’Inveruno. Squadra che, fino a questo punto del campionato, ha conquistato tre vittorie, approcciando prontamente le zone centrali della griglia. Ovviamente, grazie ai guizzi di Alessandro: è consigliato sapere che, nelle conquiste gialloblù, c’è sempre stata la sua firma. Nell’ordine: doppietta contro la Bustese, doppietta contro il Bosto, prestazione di sacrificio contro l’Union Gorla. Facile ai più, meno prevedibile per chi serba continuamente la fame di traguardi. Senza porsi limiti, né freni. Proprio come lo stesso Epifani: già a quota quattro reti dopo sei gare, deciso a dominare assiduamente le statistiche. Ancora e ancora.
Gli è sempre piaciuto, del resto, stupire. Ne siamo certi: continuerà su questa strada. Prima, però, scacco alla regola: facciamo un passo indietro. Ripartiamo dai suoi step bambini, ispirati dalla forza di CR7 e dalla fantasia di Neymar. Personalità agli antipodi, un dono comune: il calcio. Il pallone. Il desiderio ultimo che anche Alessandro riesce a farsi amico e compagno di viaggio, proprio con i muscoli e l’estro dei suoi idoli. Inizia a Bareggio, prosegue a Sedriano, sboccia ad Inveruno. Ma non cambia l’abito, e non cambia la moda: panni del bomber, sempre puliti e ricamati. Come il suo calcio libero, del resto, costruito su affondi ariosi e strappi verticali, su presenza fisica e vigore tecnico, su spirito di sacrificio e lavoro di fantasia. Un continuo contrasto di colori ed emozioni che graffia la tela, un armonioso susseguirsi di qualità e prerogative che lascia il segno. Definendone progressivamente i canoni artistici: validi per ogni occasione e per ogni palcoscenico. Il tocco resta, sempre. E non perde colore, mai.

Per gli insaziabili: prendere una penna e segnare le parole del suo allenatore. Ci penserà lui, Vito De Francesco, a concedere gentilmente un secondo e terzo round di conferme, questa volta senza scomodare tele e tavolozze. Chi meglio di lui, del resto? L'occhio vigila e il riguardo è oltre la media. Senza limiti di consentito, perché Epifani merita tanto. Motivi concreti? Eccoli: «Fuori dall'ambito puramente sportivo è un ragazzo aperto, sveglio, sicuramente catalogabile tra i leader del gruppo. È un ragazzo che si fa sentire, dunque posso affermare che, a livello ambientale e comportamentale, è già sulla buona strada». Un plus che adorna e arricchisce ulteriormente il suo background calcistico, in prospettiva tra i più estensibili per carattere, predisposizione e completezza. Palla al tecnico, che attorno al diamante della classe 2009 gialloblù ha forgiato un'intera struttura e stabilito dei solidi princìpi: «Per la squadra è importantissimo, essendo la punta centrale del 4-2-3-1. Incarna la concretezza dell'intero impianto di gioco, e non solo in zona gol». Alt: è qui che si apre un altro capitolo. Ridurre tutto all'area piccola, no, non è proprio concesso, ed è presto spiegato il motivo: «Alessandro, insieme al partner Cislaghi, permette ai compagni di salire e prendere campo, nonostante la stazza partecipa attivamente alla manovra e possiede anche un'ottima tecnica». E poi, vede la porta come pochi altri. La sente, anzi: la vive. Facile da constatare: sforna giocate e sfoggia eleganza. Veloce, nel pensiero e carezzevole, nell'esecuzione. Risultato, cinematografico. Il Bosto, oltre la fede, può confermare e approvare.
Contesto. Domenica 12 ottobre, mezze luci ottobrine e ondate di speranza. In palio, l'alta classifica. Tra chi sa già navigare a certe quote e chi, desideroso di imparare, ne insegue la scia. Varesini sopra, meneghini a rincorrere. Ma il calcio può, e deve, sorprendere. E i valori, con i muscoli e con il cuore, possono altresì essere ribaltati. Non nelle fasi iniziali del match, quantomeno, perché tra le mura di Inveruno ruggiscono gli ospiti: Yovchev pesca la bellezza dal cilindro. Dopo soli 6 minuti. Preludio di una partita bollente? Sicuramente. Antipasto di un match a senso unico? Non proprio. "Oltre la fede"...per urlare contro il cielo e chi lo governa: i gialloblù ci sono. Al volante, ovviamente, il ragazzo con la 7. Alessandro Epifani.
La sente, anzi: la vive, quella porta che apre ben due volte nel giro di 6 minuti. Si ribalta lo spartito, e senza nemmeno la necessità di riaccordare l'assolo. Cambia solo l'interprete. 420 secondi per la prima fiammata, 360 per il secondo sigillo. Miccia e incendio, sulla falsariga delle grandi rockstar e delle loro performance atemporali. Epifani imbraccia la chitarra elettrica e travolge il pubblico, alla sua maniera: anticipo vorace sul difensore, gol da vero 9 e pareggio fulmineo, doppietta da 10 cum laude e tre punti pesantissimi inoculati nel serbatoio. La rete che decide l'incontro è però la perla finale, che racchiude ogni aspetto del suo genio: dribbling, stoccata, colpo chirurgico. Quasi sul velluto, come se fosse riservato a tanti. Ma non tutti hanno la battuta (o la ribattuta) pronta come il gioiello gialloblù. Inarrestabile, in tutta la sua compostezza. In tutta la sua consapevolezza. Quella che, di solito, caratterizza solo i grandissimi.
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