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«Sto male non riesco a muovere le gambe»: la partita di calcio tra 2008 finisce al telegiornale

Le conseguenze dell'aggressione di domenica lasciano ancora strascichi. 56 partite tra dilettanti e Serie D non sono arrivate al termine a causa di aggressioni: i dati parlano chiaro

«Sto male non riesco a muovere le gambe»: la partita di calcio tra 2008 finisce al telegiornale

Ancora una volta un fatto di cronaca che arriva dai campi del Piemonte finisce sulle prime pagine del notiziario nazionale. Questa volta la notizia arriva dall'Alessandrino e riporta i fatti accaduti durante Castellazzo-Rapid Torino di Under 18. Come abbiamo scritto anche nella giornata di domenica, la partita non si è conclusa, il direttore di gara ha infatti fischiato anticipatamente la fine, a causa di una rissa scoppiata in campo. Un calciatore della squadra di casa, dopo essere stato espulso, avrebbe colpito un calciatore del Rapid innescando una serie di eventi che si sono conclusi con l'arrivo dell'ambulanza, dei carabinieri e con tre ragazzi del Rapid in ospedale. I calciatori sono stati intervistati dal Tg 1 della Rai che ha mandato in onda il servizio.

La vicenda non finisce qui, la società del Presidente Fiore ha sporto denuncia, ma anche dal punto di vista "calcistico" ci saranno conseguenze, si deve infatti esprimere il Giudice Sportivo. Questa vicenda, riportata appunto tra le notizie dei telegiornali nazionali, è solo la punta dell'iceberg di un'escalation di violenza che sta invadendo i campi dilettantistici italiani. 

56 partite tra dilettanti e Serie D sono terminate con atti di violenza da inizio stagione ad ora, delle quali 22 con feriti. I provvedimenti sono stati presi, tra divieti di trasferta e gare a porte chiuse, ma sembra che il fenomeno non accenni a diminuire. 

Non solo i calciatori, ma tutti sono stati coinvolti in questi fatti di cronaca: gli spettatori (come nel caso di Volpiano-Carmagnola al SuperOscar nel quale c'era stata l'invasione di campo), i tifosi sugli spalti (ultimo caso proprio della scorsa settimana quando Rapid-San Giorgio era stata data persa ad entrambe per una rissa che si era accesa sugli spalti) e, infine, gli arbitri.

I NUMERI

Sono 650 le aggressioni contro gli arbitri che si sono contate nell'ultima stagione, per un totale di 699 giorni di prognosi, (praticamente 1 anno e 11 mesi). Alcune di esse sono poi sfociate in casi gravissimi che hanno fatto il giro del web e delle testate giornalistiche principali, come l'esempio dell'Under 17 siciliana dove l'arbitro catanese era stato aggredito brutalmente dai calciatori in campo, da altri tesserati e addirittura da individui scesi in campo dagli spalti. 

Solo nell'ultima stagione e nell'avvio di quella attuale (2024-205 e 2025-26) ci sono stati episodi che hanno fatto discutere. A dicembre 2024 il CRA del Lazio decide lo stop: niente designazioni per un intero weekend dall’Eccellenza agli Under 14, segnale forte che ha al centro dell’agenda la tutela degli arbitri e la responsabilità dei club. La protesta, nata in seguito all’ennesima aggressione in Terza Categoria, ha reso evidente che il problema non è episodico ma diffuso. L’episodio-simbolo è quello di Riposto (Catania), il 5 aprile 2025, durante un play-off Under 17 provinciali: il giovane arbitro, 19 anni, viene aggredito in campo da più persone. Le immagini fanno il giro d'Italia e l’AIA arriva a “oscurare” il proprio sito per l'intera giornata di domenica con un messaggio contro la violenza. La giustizia sportiva interviene con sanzioni esemplari: esclusione del club dal campionato successivo e squalifiche fino al 2030 per diversi tesserati. Il caso segna uno spartiacque nell’attenzione pubblica al tema.

A inizio estate 2025 la cronaca registra un altro fatto: ad Arezzo, al termine di un torneo giovanile Under 12, un genitore entra negli spogliatoi e picchia un arbitro 18enne. La Questura emette un Daspo di quattro anni, mentre in sede sportiva arrivano sanzioni per responsabilità oggettiva del club coinvolto.

LA SOLUZIONE

Dal momento che la maggior parte di queste aggressioni avviene nel settore giovanili, la soluzione, forse, deve partire proprio da chi guida le squadre: gli allenatori. Lo abbiamo già scritto varie volte, sono loro i primi educatori sportivi e hanno il compito di trasmettere ai calciatori il rispetto delle regole, degli avversari e degli arbitri. Rendere gli allenatori direttamente responsabili del comportamento dei propri calciatori – anche attraverso sanzioni disciplinari – potrebbe rappresentare un deterrente. Solo coinvolgendo chi quotidianamente forma e indirizza i giovani si potrà riportare nei campi dilettantistici lo spirito che dovrebbe essere alla base di ogni convivenza civile.

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Commenti all'articolo

  • ita.2543

    29 Ottobre 2025 - 12:10

    Io credo che i problemi siano altrove e maledettamente radicati nella società malata di oggi. Dovremmo fare tutti un passo indietro soprattutto noi genitori, perchè siamo noi per primi ad essere la mela marcia. Cosa può fare l' allenatore se la società gli mette a disposizione 10 scapestrati maleducati e irrispettosi? Non possono dare loro in un anno ciò che non è stato fatto a casa per anni.

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