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Una vita di calcio! La sfida con Maldini, il lutto e la crescita di talenti: storie di una leggenda

Mauro Pignatiello, tecnico dell'SC United: «I cinquecento ragazzi che ho allenato mi salutano ancora con affetto»

Mauro Pignatiello, SC United

UNDER 16 SC UNITED • Mauro Pignatiello

Ha iniziato a tirare i primi calci a sei anni, proprio sul campo dove oggi allena. Da allora Mauro Pignatiello non ha mai smesso di vivere per il calcio. Una passione autentica, nata sui campi di Cesate e cresciuta anno dopo anno, tra sacrifici, sogni e la voglia di restare sempre vicino al pallone. Dai giorni in cui affrontava in Primavera un certo Paolo Maldini alla maglia del Como indossata con orgoglio, fino ai successi in panchina e ai ragazzi lanciati tra i professionisti, uno arrivato addirittura in Serie A, Pignatiello si è raccontato così, attraversando trentun anni di calcio vissuti con lo stesso entusiasmo di quel bambino che tutto era iniziato.

GLI INIZI DA CALCIATORE

«Ho iniziato qui, a sei anni - racconta - e fino ai dieci/undici ho giocato in questo campo. Poi sono passato al Garbagnate, e a quattordici anni mi ha preso il Como. Ho fatto quattro stagioni fino alla Primavera, dove ho avuto la fortuna di allenarmi con tanti che sarebbero arrivati in Serie A: Annoni al Torino, De Marchi alla Juventus, Viviani al Milan, Didonè, Notaristefano che ha fatto Lecce e Bologna... e io, da punta o mezza punta, mi allenavo spesso anche con la prima squadra e ho avuto modo di fare tante amichevoli. Eravamo un gruppo fortissimo, ancora adesso abbiamo un gruppo WhatsApp in cui ci diamo il buongiorno le mattine».

Nell'85, con la Primavera del Como, Pignatiello partecipò a un torneo a Salice Terme dove si trovò di fronte giocatori destinati a diventare protagonisti della Serie A: Maldini e Costacurta, al tempo nella Primavera del Milan allenata da Fabio Capello, che pochi giorni dopo furono convocati in prima squadra. «Qualche tempo prima avevamo giocato un torneo a Vercelli», ricorda Pignatiello. «Era la mia prima stagione con il Como e alla fine mi premiarono come miglior giocatore. A consegnarmi il riconoscimento fu Claudio Sala, leggenda del Torino. È stato uno di quei momenti che non si dimenticano, tra tanti giocatori che poi hanno fatto grandi carriere, quello ad essere stato premiato sono stato proprio io». 

Dopo la trafila nelle giovanili e le esperienze con la Primavera del Como, la carriera di Pignatiello prese una piega delicata. Un infortunio, unito, soprattutto, alla morte dei genitori, lo costrinsero a fare delle scelte difficili. Avrebbe potuto trasferirsi al Palermo e giocare in Serie C, ma decise di restare vicino al fratello più piccolo e accettò di continuare in Serie D. «Nel calcio, purtroppo, capita che il treno passi e tu debba decidere se salirci o meno. Io in quel momento ho scelto di restare con mio fratello e ho perso quell’occasione». Dopo questa scelta, continuò a giocare in altri campionati: due stagioni al Mariano in Serie D, poi l’esperienza in Eccellenza con la Caronnese. Negli anni successivi girò tra diversi club, fino a concludere la carriera da giocatore al Real Cesate, che oggi conosciamo come SC United, sempre in Eccellenza, proprio nella squadra in cui ha calciato il primo pallone. In questo modo si chiude la carriera da calciatore, ma non quella nel mondo del calcio, perché il campo, per Mauro, non poteva restare solo un ricordo.

LA SECONDA VITA DA ALLENATORE

Così, nel 1994, è iniziata la seconda vita: quella da allenatore. «Allenare i giovani è sempre stato il mio obiettivo. Vederli crescere, migliorare, diventare uomini. Qualcuno l’ho anche mandato tra i professionisti: penso a Stefano Moreo, che oggi gioca in Serie A nel Pisa. Ma al di là dei nomi, la soddisfazione più grande è sapere che, dopo trent’anni, tutti i cinquecento ragazzi che ho allenato mi salutano ancora con affetto. Questo per me vale più di qualsiasi vittoria».

Negli anni, Pignatiello ha allenato centinaia di giocatori in categorie che vanno dalla Promozione fino alla Prima e Seconda Categoria, passando per tutti i livelli del settore giovanile. «Ho sempre curato ogni dettaglio: rispetto per i compagni, per gli avversari, per gli arbitri, per i genitori, per il mio staff. Tutti devono sentirsi importanti, anche quelli che non giocano. È così che si costruisce una squadra unita». La sua esperienza in Eccellenza a Cesate lo ha visto alla guida della prima squadra, successivamente, a Solaro, in Promozione, ha vissuto una delle sue esperienze più intense: dopo una grande stagione perde la finale per la promozione in Eccellenza, ma rimane uno dei suoi ricordi più grandi. Ha avuto anche un'esperienza extracampo come direttore tecnico della Geranzanese.

Con la Juniores Nazionale della Caronnese, Pignatiello ha conquistato un prestigioso secondo posto dietro il Seregno, proprio quando ha allenato Stefano Moreo. Successivamente ha guidato le Juniores Regionali a Saronno, Cesate e Lazzate, vincendo anche la Coppa Lombardia con gli Allievi del Cesate, a questo evento è legato particolarmente: la sfida contro l'Aldini, arrivata con tutto il suo seguito, pullman, allenatore, preparatore dei portieri e staff tecnico completo. «Quel giorno i ragazzi hanno avuto la fortuna dalla nostra parte. Gli avversari hanno sbagliato tante occasioni e alla fine siamo riusciti a vincere. Ho detto ai ragazzi: non è detto che oggi andiamo lì e facciamo la gita. Giochiamo contro una squadra superiore, certo, ma chi corre, chi lotta, chi mette la palla dentro può vincere. Loro quel giorno sono stati sfortunati, noi fortunati, e abbiamo portato a casa una vittoria memorabile». Alla guida della Juniores Regionale del Lazzate, con cui ha sfiorato il titolo di campione d’Italia, perdendo in semifinale ai calci di rigore. Quell’anno riuscì a portare dieci ragazzi tra i professionisti, coronando il sogno di ogni allenatore del settore giovanile: vedere i propri giocatori continuare la carriera nei club maggiori. «Quell'anno arrivai a stagione in corso, i ragazzi mi ripetevano che il loro obiettivo era raggiungere i playoff. Li ho rimproverati, spiegando che il loro obiettivo non doveva essere quello: il vero traguardo era raggiungere la prima squadra. Quando poi li vedi arrivare tra i professionisti, capisci che il tuo lavoro è stato fatto».

Dopo tanti anni passati su panchine diverse, nella stagione 22/23 è tornato a Cesate dove tutto era iniziato. Nelle ultime due stagioni ha allenato gli Allievi 2006, con cui ha conquistato un ottimo secondo posto, e i Pulcini 2011, arrivati terzi nel loro campionato. Quest'anno ha preso in mano i 2010 con cui ha iniziato molto bene il campionato. Dopo trentun anni di calcio vissuti con passione, coppe vinte e ragazzi lanciati tra i professionisti, Mauro Pignatiello ora sta pensando alle ultime stagioni da allenatore. Il suo futuro sarà dedicato in particolare al figlio Alessandro, che gioca nell’U15 del Renate, in Serie C, ed è già capocannoniere della squadra. Un’eredità che sembra destinata a continuare sul campo, proprio come quella del padre. «La mia vittoria più grande – conclude – è quella di non aver mai perso un giocatore durante le mie stagioni da allenatore. Tutti hanno sempre continuato: la stagione è un successo se, partendo in 20, finisco in 21».

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