Regionali
20 Novembre 2025
BULGARO - Direttivo FCD Bulgaro, Bocconcello è il secondo sulla destra
Ha iniziato a respirare calcio diciotto anni fa, entrando in un mondo che oggi è diventato il suo lavoro, la sua quotidianità e il suo ambiente naturale. Juri Bocconcello, responsabile del settore giovanile e direttore generale del Bulgaro, si racconta così: con sincerità, passione e una visione chiara di ciò che una società dilettantistica deve essere. Intervista fissata al centro sportivo, dove ogni giorno crescono generazioni di ragazzi, e dove da otto anni porta avanti un progetto che ha trasformato una piccola realtà da ottanta tesserati in una delle società più strutturate e rispettate del calcio comasco.
«Sono nel mondo del calcio da 18 anni e dopo una parentesi all’Eracle, da otto siamo qui a Bulgaro. Quando, insieme al mio socio Andrea Bianco, abbiamo rilevato questa realtà, avevamo circa 80 tesserati. Era una società completamente diversa da quella che vedete oggi». Il Bulgaro, infatti, è cresciuto su basi particolari: sei soci, ciascuno con un ruolo preciso. Bocconcello racconta che lui si occupa del settore giovanile dagli Esordienti alla Juniores, mentre la scuola calcio e la prima squadra restano fuori dalle sue competenze dirette. Da lì il calcio è diventato un lavoro a tutti gli effetti: «Ho la fortuna di vivere di questo», ripete spesso. E negli anni, dice, hanno portato qualcosa di diverso: un ambiente familiare. «Ho allenatori che sono con me da otto anni. Da noi, chi entra resta. Siamo un gruppo vero, amici prima ancora che colleghi». Pretendono però una cosa molto chiara: che ogni allenatore trasmetta una doppia visione. Divertirsi sì, ma con mentalità, è una frase che il direttore ripete spesso ai suoi tecnici. Per questo hanno doppi gruppi in tutte le annate, dai 2008 ai 2019. Sul valore dei doppi gruppi è diretto: «Il vantaggio è semplice: non perdi i ragazzi che hanno tempi di crescita diversi. C’è chi non è pronto per i Regionali a 14 anni ma magari lo è a 15. Con il doppio gruppo restano con noi, crescono col nostro metodo, e quando sono pronti… li abbiamo già in casa». E i numeri lo confermano: «Nell’Under 16 provinciale ho dieci ragazzi che arrivano dalla nostra scuola calcio. Nella regionale ne ho cinque».
Parlando della prima squadra, retrocessa l’anno scorso, Bocconcello anticipa subito ciò che si può pensare: Rispetto ad altre realtà del nostro livello, è vero, la nostra prima squadra non ha ancora espresso la qualità raggiunta dal nostro settore giovanile. Questa però è una scelta oltre che un obiettivo. «Non vogliamo snaturarci. La nostra idea è avere una prima squadra composta da ragazzi del territorio, ragazzi cresciuti qui. Prendere giocatori da fuori solo per dire ‘siamo in categoria alta’ non ci interessa. Un’Eccellenza senza ragazzi del settore giovanile, per noi, non avrebbe senso». La retrocessione non li ha fatti cambiare rotta. Ora però il livello si è alzato: «Da quattro anni abbiamo tutte le categorie regionali. I nostri ragazzi stanno arrivando in prima squadra. L’obiettivo è riportare subito Juniores e prima squadra nelle categorie che meritano».
Nel comasco, a parte il Como 1907, manca una realtà capace di essere un riferimento assoluto. Il confronto con altre province è spesso impari. Bocconcello però taglia corto: Guardare gli altri ti fa sbandare. Noi guardiamo la nostra strada. «Che siamo già un punto di riferimento lo dicono i fatti: siamo gli unici ad avere tutte le regionali. Ma non viviamo di slogan. Pensiamo a migliorare ogni anno la qualità del prodotto che offriamo: staff qualificato, match analyst, GPS, la nuova palestra, collaborazioni col comune…» E i risultati parlano: «Questa settimana due ragazzi - Monetti e Colanero - hanno fatto la rappresentativa regionale U15. È una soddisfazione enorme». Ricorda anche la storia di Castelli, classe 2008, scuola calcio Bulgaro, ora in Primavera 3 all’Alcione. Sono queste le storie che ti fanno capire che stai lavorando bene. Si definisce perfezionista: «Possiamo migliorare in mille cose. Abbiamo un progetto con il comune per rinnovare la struttura ma finché non è ufficiale non ne parlo. Voglio continuare a inserire figure giovani nello staff». Sul rapporto con il Como, sottolinea: «È privilegiato. Loro non fanno affiliazioni, quindi per noi è un onore. E ci permette di mandare tanti ragazzi a fare esperienze professionistiche».
Sulla riforma federale preferisce cautela. Oggi rispondere è rischioso. Senza regolamenti ufficiali si parla a caso, dice. «C’è chi la vede come un capolavoro e chi come un disastro. Io aspetto di leggere tutto. Solo così posso dare un’opinione seria». Sul tema dello svincolo annuale, invece, è molto diretto: «Qui la verità è semplice: c’è una svalutazione del lavoro dei dilettanti. Prendi Castelli: otto anni da noi, esordio in Primavera… e la società prende zero. Sette anni di vincolo erano troppi, un anno forse è troppo poco. Il rischio di perdere i ragazzi esiste, ma se lavori bene… ogni anno ti scelgono di nuovo loro. Questa è la parte positiva». Fondamentale anche il rapporto con i genitori. «Siamo intransigenti. Ci sono regole precise. Il genitore deve avere la stessa educazione che pretendiamo dai ragazzi: rispetto per allenatore, arbitro e avversari. Se un genitore esagera, rischia che venga allontanato il figlio. Non è mai successo, ma la regola c’è». Ribadisce però un concetto a cui tiene molto: Porte aperte sempre. Chiudere nasconde i problemi, non li risolve. Servono forza e coerenza: riunioni, incontri, dialogo continuo. È un percorso, non un comando. La chiosa, poi, tornando su un punto fermo: la collaborazione con il Como. «Per noi è un privilegio. Ci permette di mandare ragazzi a fare esperienze professionistiche».
