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Dirigente entra in campo e soccorre il calciatore avversario

Aveva sostenuto il corso di primo soccorso 4 giorni prima: l'importanza di essere preparati e sapere cosa fare in certe situazioni

Under 15 Provinciali Torino, Girone D: Accademia Torino-Aviglianese,  il dirigente Walter Moroni entra in campo per soccorrere un giocatore avversario (foto Cassarà)

Under 15 Provinciali Torino, Girone D: Accademia Torino-Aviglianese, il dirigente Walter Moroni entra in campo per soccorrere un giocatore avversario (foto Cassarà)

A bordocampo c’è sempre lui: il dirigente, il tuttofare della squadra, quasi sempre nel nostro mondo giovanile è un genitore che lo fa per passione, a titolo volontario e totalemente gratuito, anche per dare una mano alla squadra in cui gioca suo figlio. Sistema le distinte, parla con i genitori, risponde all'allenatore, controlla le borracce. Eppure, nel momento in cui un ragazzo resta a terra e non si rialza subito, all’improvviso tutto il resto sparisce. In quell’istante  ci si rende conto di quanto sia prezioso sapere cosa fare. Proprio come è successo domenica scorsa, nella gara di campionato della Under 15 provinciale di Torino, quando il dirigente dell'Aviglianese Walter Moroni, vedendo un giocatore dell'Accademia Torino a terra, è subito entrato in campo prendendo in mano la situazione. Fortunatamente niente di grave, ma bisogna sempre essere preparati in certe evenienze, soprattutto con i ragazzi, perché non sai mai quello che può succedere, allora devi sapere i tempi e i modi in cui agire.

«HO AGITO D'ISTINTO, SE CAPITASSE DI NUOVO FAREI LA STESSA COSA»

«I ragazzi sono sempre delicati - spiega Walter Moroni, per il terzo anno consecutivo dirigente del gruppo 2011 dell'Aviglianese, dove gioca anche suo figlio Andrea -, avere un dirigente preparato per ogni categoria è sempre un'ottima cosa, bisogna sapere cosa fare e farla nei modi e nei tempi giusti. Nel mio caso, innanzitutto mi sono assicurato che il ragazzo fosse cosciente, ho chiesto se avesse dolore al petto e mi ha detto di no. Poi l'ho fatto sedere e girare in posizione fetale ed ho fatto allontanare tutte le persone intorno per non creare panico: ci hanno spiegato che se ci sono troppe persone attorno il ragazzo si agita, si preoccupa e la prima cosa è sempre tranquillizzarlo. Nel mentre cercavo di capire se il polso avesse battito regolare. Gli ho parlato, l'ho fatto sentire tranquillo e si è rilassato. Conoscendolo e sapendo che è del Toro gli ho detto per scherzare e riportarlo in una comfort zone: "Noi tifosi granata siamo abituati a soffrire". Poi l'ho accompagnato negli spogliatoi insieme ad un dirigente dell Accademia Torino. Era tranquillo, respirava bene. In serata ho recuperato il numero di quel dirigente dell'Accademia Torino per assicurarmi che il ragazzo stesse bene, che fosse tutto a posto. Ho agito d'istinto, perché in quel momento bisognava intervenire. Solo tornando a casa ho realizzato cosa fosse successo e cosa potrebbe accadere sui campi di calcio se non ci fossero persone preparate in questi casi, infatti quello dei corsi di primo soccorso è un tema importante e più se ne parla, più si riesce a fare formazione».


L'AVIGLIANESE HA UN DIRIGENTE PREPARATO PER OGNI CATEGORIA

Generalmente i corsi di primo soccorso si svolgono in due sessioni durante la stagione calcistica, ogni lezione dura intorno alle 5 ore (in sostanza un pomerggio), e vengono organizzati dalle società per dare ai propri dirigenti delle nozioni su come intervenire nel caso succeda qualcosa in campo, durante le partite o anche durante gli allenamenti. Nel caso dell'Aviglianese, lo scorso mercoledì ha tenuto la lezione un dirigente della società, già preparato in materia, oltre a una consulenza esterna per dare ulteriori nozioni. L'Aviglianese inoltre ha messo a disposizione il corso ad almeno un dirigente per ogni categoria, in modo che su ogni gruppo squadra ci sia sempre una persona che sappia cosa fare in caso di interventi tempestivi in campo.

L'IMPORTANZA DEI CORSI DI PRIMO SOCCORSO

Negli ultimi anni, nel mondo dello sport dilettantistico, si è iniziato a parlare sempre di più di formazione alla sicurezza: non solo palloni, tute e trasferte, ma anche responsabilità e tutela dei ragazzi. Allenatori e dirigenti non sono solo figure “tecniche”, sono punti di riferimento. E quando le cose vanno storte, come ad esempio una distorsione, un colpo alla testa, un malore improvviso, una crisi respiratoria, non ci si può inventare sul momento cosa fare.

Per questo sono nati i corsi di primo soccorso “sportivo”: pensati proprio per chi vive campi, palestre e spogliatoi. Non sono lezioni astratte: parlano di cadute in allenamento, di scontri di gioco, di colpi di calore nelle giornate afose, di ragazzi che svengono all’improvviso. Insegnano come valutare una situazione, quando chiamare il 118, come muovere (o non muovere) un infortunato, come gestire trauma, sangue, dolore. Molti includono anche BLS/BLSD, cioè le manovre di rianimazione e l’uso del defibrillatore: lo scenario che tutti sperano di non vivere mai, ma per cui vale la pena essere preparati.

Il dirigente che frequenta uno di questi corsi torna al campo con uno sguardo un po’ diverso. Le stesse cose di prima – il borsone, la bottiglietta, il ghiaccio istantaneo – iniziano ad avere un altro peso. Non ci si sente medici, ma si sa cosa fare nei primi minuti, in attesa dei soccorsi, e spesso quei primi minuti sono decisivi.

Così il corso di primo soccorso diventa un po’ come un “patentino morale” del dirigente: non è solo un attestato, un pezzo di carta, ma il simbolo di un modo diverso di vivere il calcio giovanile. Non solo gol e classifiche, ma cura delle persone, attenzione ai ragazzi, consapevolezza che il campo è un luogo di crescita e, allo stesso tempo, un posto dove qualcosa può andare storto. In conclusione, il corso di primo soccorso per dirigenti, guardando alla realtà di ciò che succede ogni giorno sui campi, è sempre più vissuto come una forma di responsabilità e di rispetto verso i ragazzi e le loro famiglie.

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