Under 17
05 Dicembre 2025
UNDER 17 SESTESE • Ruben D'Andrea Picconi
Entro e non oltre l’area di rigore. Lì dove, no…non ci sono proprio paragoni. Alla Mauro Icardi, per intenderci. Ma con qualche piccola differenza. Nemmeno troppo evidenti, se ci basiamo sui soli numeri. Tante e profonde, invece, se vogliamo un’idea di tutto e non di una semplice parte dello stesso. Guardiamo al di là dei confini. Stabilizziamoci nel varesotto, orizzonte Sestese, e prendiamo un foglio di carta. Alt, perché la firma non serve: ci pensa direttamente il nostro protagonista. Ruben D’Andrea Picconi. Scritto a codici cubici, come il suo talento senza confini. Da vero rapace, da vero bomber d’area di rigore. Lì dove, no…non ci sono proprio paragoni. Scorrere per credere.
9 si nasce o ci si diventa? Domanda generazionale, poche risposte al seguito. Ma qualche certezza sa strapparla: esiste un dono. La differenza, chiave, risiede nel modo in cui esso viene alimentato, sgrezzato, completato. Ed è un processo lungo, che però senza fame e perseveranza perderebbe tutto il suo valore insito. D’Andrea Picconi ha le idee chiare sul tema. Obiettivo, anticipare la concorrenza e issarsi lì, in cima. Dettando passo e legge con il solo proferire del verbo “segnare”: comodamente diffuso e impartito alle difese avversarie. Probabilmente lui nasce 9, tanto per tornare al quesito dei quesiti. Come nasce un 9, però? Così: pane e calcio. Il Milan sotto il cuscino, l’occhio teso verso i grandi 10: il gioco dei numeri stimola sogni e obiettivi. Ruben, infatti, brama Messi e canta l’inno alla Joya insieme al mancino di Dybala. No, non ha certo problemi con i sentimenti. Anche sul manto verde: il ragazzo ha quel sano appetito che allarga le prospettive. Risultato, risultati: i primi centri arrivano subito.
Partendo dalla Valcuviana, per arrivare fino a Gavirate (dove, contro l’Ispra, segna due gol iconici confezionando la partita dei ricordi). Nel mezzo, la fatica di un percorso che, a conti fatti, gratifica e ripaga gli sforzi. Propugnati direttamente lì, in zona gol: rigorosamente. Non è però l’unico aspetto del suo gioco: presenza fisica e predisposizione tecnica rubano la penna (sa spaziare pressoché su tutto il fronte offensivo). Ma gonfiare la rete resta il suo hobby preferito. Quello con cui riempie le sue domeniche, fatte di tante piccole cose che costituiscono grandi traguardi. I più importanti? I prossimi: «Mi sento in evoluzione nella gestione del pallone. E so di per certo che devo anche migliorare la corsa. Aiuterebbe la squadra». Tocca fidarsi. Intanto, vede e sente la porta come pochi altri. E non è poco, anzi. Parola ai numeri.

Sesto Calende bussò. I colori, quelli delle grandi occasioni: il bianco e il blu. La purezza e la calma, virtù dei forti. Poi, un numero e un compito. Ben precisi: avete già capito no? Ruben, dalla sua, adempie prontamente all’obbligo di dare il massimo. Ed esegue tutto alla perfezione, con il sorriso. Sempre con il sorriso: «Così affronto le difficoltà, da solo e giocando insieme ai compagni. Cerco sempre di trasmettere loro leggerezza per smorzare la tensione pre-partita». Il campo, al momento, ne risalta anche questa peculiarità: la Sestese è in continua crescita. Lo scorso anno è arrivata seconda, quest’anno è sempre in zona podio. Non è cambiato lo score varesotto, così come le medie del ragazzo: 22 gol nella passata stagione (in 24 presenze), 15 nell’attuale. La particolarità? Li ha segnati in 13 partite. Uno ogni 52 minuti, 6 da subentrato, di cui 4 nelle ultime due contro Legnano e Atletico Lomazzo. Poco male, decisamente.
E questi numeri non sono nient’altro che il frutto del suo esserci sempre. Una presenza costante, non solo nei numeri ma soprattutto nel portamento, nella tenacia, nella consapevolezza che riesce ad impartire ai compagni. L’ambiente, poi, coccola: «Mi sono fin da subito trovato bene qui, sono stato accolto piacevolmente e apprezzo che i valori vengano messi al primo posto. Non conta il calciatore, ma il rispetto». Etica e derivati, uguale: trionfo garantito. «Il mio inizio di stagione è stato positivo, però credo che senza il gruppo non farei neanche un gol. Inoltre, credo che giocare con una punta affianco mi possa agevolare. Stiamo funzionando». Che possa funzionare sempre, allora. Perché la Sestese e D’Andrea Picconi, insieme, sono uno spettacolo.