Politica
29 Ottobre 2024
Sergio Pedrazzini, ormai ex presidente del Comitato regionale Lombardia
Che l'impresa sarebbe stata tutt'altro che semplice era del tutto evidente, ma francamente tutti speravano che alla fine un'intesa si sarebbe trovata. Invece niente, è mancata la capacità di fare politica, da una parte e dall'altra, e così alla fine Sergio Pedrazzini ha gettato la spugna. «Non potevo continuare a fare degli incontri con i consiglieri neo eletti per prendere delle decisioni che poi venivano puntualmente disattese - confessa ai suoi più stretti collaboratori - faccio il presidente perché ho passione e voglio anche avere il piacere di farlo e la cosa stava andando oltre».
Che non sarebbe stato facile lo abbiamo premesso però non è stato fatto abbastanza, né da una parte né dall'altra. Sono prevalsi i protagonismi e non l'interesse dei club. E una cosa va detta e cioè è stato disatteso il voto popolare, il voto delle società della Lombardia che si trovano senza un governo in un momento delicato per il calcio italiano. A finire sotto accusa è però l'intero sistema, se le società non fossero delle marionette dovrebbero contestare il fatto che comunque qui c'era un governo regolarmente eletto e non può essere mandato a casa perché non fa comodo al potere romano. Qualcuno dirà che sono i regolamenti, certo, ma questi regolamenti sono più vicini a una truffa che a un modo sano di gestire l'azienda calcio.
Ma questo è, la democrazia nel calcio italiano è finto, soprattutto con il discorso delle deleghe. Basta vedere quello che è successo in Piemonte dove per altro al momento è in corso un'inchiesta sul cui esito abbiamo più di una perplessità. Che non vuol dire mettere in dubbio il lavoro che stanno facendo i rappresentanti della Procura federale impegnati in prima linea. Assolutamente no. Siamo però quasi certi che senza un intervento esterno di peso finirà tutto a tarallucci e vino. Pagheranno un paio di figure di sesto piano e tanti saluti. Ma qualcuno dovrebbe spiegare che razza di sistema è un sistema che consente ai propri tesserati di fare campagna elettorale per il candidato in carica. Un po' come se il geometra del comune di un paesino passasse casa per casa a chiedere il voto per il sindaco. Vi pare normale? Chiaro che no.
E adesso? Adesso la Lega Nazionale Dilettanti chiederà il commissariamento del comitato regionale, ed è la seconda volta negli ultimi 20 anni, un triste primato per una regione che si candida ad essere la locomotiva del calcio italiano e ha espresso un dirigente come Carlo Tavecchio. Il nome del commissario che circola è quello del vice presidente vicario della Lega Nazionale Dilettanti Christian Mossino.