Tornei
07 Giugno 2022
Non sono state le Finali Regionali, né tantomeno quelle Provinciali. Non reggono il confronto i playoff o i playout di qualsiasi categoria dilettantistica; non c'è stata manifestazione FIGC a livello giovanile che quest'anno abbia offerto un PANDEMONIO come quello andato in scena venerdì 4 giugno a Milano.
Glorioso e scalcinato, il "Cappelli" di Piazza Caduti del Lavoro si è trasformato per una sera nell'incandescente colosseo che ha ospitato qualcosa come trecento persone malcontate, anzi trecento diavoli, ragazzi e ragazze, per la finale del Super High School Cup: di fatto un torneo auto-organizzato tra alcuni tra i più iconici istituti superiori cittadini.
Agnesi, Manzoni, Vittorini, Vittorio Veneto, Tito Livio, Severi Correnti, Moreschi e Leonardo Da Vinci. Otto scuole rappresentate che si sono sfidate nelle settimane precedenti in un tabellone di quarti di finale, e che hanno visto arrivare in fondo il Classico di via Orazio e lo Scientifico di via Mario Donati. Se Liverpool-Everton si gioca in riva al Mersey, quello tra Manzoni e Vittorini è il derby della «Circonvalla» che separa i due istituti divisi da quattro chilometri. Ed è così che la casa dell'ex Savorelli si è trasformata in una specie di Ali Sami Yen, incendiato già prima della partita da cori, bandiere e striscioni: Un assordante carnaio dantesco consumatosi in un clima di pulsante rivalità ultras.
Il Vittorini scende in campo con un completo grigio gatto anemico brandizzato "Grillo Traslochi", stracult milanese; il Manzoni risponde con un'entropica cromatura rossa che lascia spazio alle singole interpretazioni, da Istanbul alla Barona passando per il North London. Il livello è quello di una ruspante Under 19, poco spazio ai ricami e alle geometrie da esteti, bensì lotta aperta aperta all'arma bianca su ogni pallone, che schizza di qua e di là come in un flipper degli anni '80. Non Masterchef, più Camionisti in trattoria, ma proprio questo è il bello.
È il «Calcio del Barrio» all'ennesima potenza: muscoli, sudore, scarpate. Detto questo, abbiamo comunque assistito negli anni a finali ufficiali di categoria ben più brutte e noiose. Il risultato si sblocca nella ripresa con il calcio di rigore trasformato da Ferrara che fa esplodere la parte di tribuna manzoniana. Il Vittorini però non molla, e trova il pari grazie alla deviazione volante di Indovina, con tanto di "tardelliana" esultanza. 1-1 ai fine dei regolamentari, si va così ai rigori dove proprio il Vittorini è più preciso fino al 5-3 conclusivo frutto del penalty decisivo realizzato nel boato da Robustelli.
Come detto, lo spettacolo è stato in campo ma anche e soprattutto sugli spalti. La rivalità tra le due scuole, speziata e insaporita anche da una mantecatura di ideologia politica, è totale. Ciò che si vede normalmente sui campi di periferia è roba da Orsetti del cuore contro Mini Pony rispetto a quanto ammirato venerdì. Le due frange sono vicine come fiamma ossidirica e azoto liquido. Non mancano gli sfottò, le provocazioni, le bandiere rubate e rovesciate.
C'è anche qualche contatto che porta persino a una temporanea sospensione dell'incontro, ma ciò che non è mai venuto meno è una latente, e gioiosa, consapevolezza di GIOCO. -Ci divertiamo a fare gli ultrà inneggiando i nostri compagni come fossero Carlos Tevez alla Bombonera. Ma è la nostra festa di fine anno, lasciateci fare un po' i cazzoni-. Questo, almeno, è quello che si è percepito e apprezzato dal campo: una grandiosa rappresentazione, una mimesis greca di un mondo complesso e talvolta controverso come quello delle curve, ma indiscutibilmente maestoso ed emozionante.
C'è da farsi due domande se un evento del genere lo organizzano dei ragazzi, con le loro forze e le loro risorse, mentre gli eventi ufficiali hanno molte delle volte il calore di un circolo numismatico. Il torneo è frutto della collaborazione dei capitani, ma sopratutto dell'iniziativa di uno in particolare. Avevamo già parlato di Ludovico Lombardo quando da solo, in tempo di pandemia, disboscò e riqualificò un campetto di calcio pur di potersi allenare. Buon calciatore (gioca nell'Iris 1914 e ha partecipato al torneo con il suo Agnesi), è stato il principale promotore e organizzatore dell'evento. Ma soprattutto un ragazzo di uno spirito e di un'intraprendenza non comuni.
Un fulgido esempio di "nichilista attivo" oseremmo dire citando Nietzsche. Manifesto vivente di una generazione di giovani consapevole e coraggiosa. «Sì, lo sappiamo che viviamo in un mondo un po' di merda. Ma il futuro è biologicamente nostro; sta a noi plasmarlo con le nostre azioni. Agendo, sperimentando, vivendo». Non sono parole di Ludo, ma siamo pronti a scommettere che le sottoscriverebbe.
Ne siamo sicuri perché il ragazzo ha fatto un'altra cosa grandiosa venerdì scorso. In quella bolgia turca lui ha arbitrato, e lo ha fatto, peraltro molto bene, senza avere particolare titolo o esperienza. «Tutti vogliono giocare a calcio - queste sì sono parole sue - ma nessuno vuole arbitrare. Così, semplicemente, l'ho fatto io...». Come direbbe Cassano: Sciapò!