Intervista
30 Agosto 2022
Andrea Fabbrini parla della sua nuova avventura a capo del settore giovanile del Novara Fc
Ai nastri di partenza di questa stagione 2022-2023 una ‘nuova’ realtà che ritorna al suo passato recente. Al via dei campionati giovanili nazionali torna e tornerà il nome del Novara. Una ricostruzione affidata all’esperienza e allo spessore professionale e umano di un profilo come Andrea Fabbrini.
«Siamo partiti il 27 luglio e non è stato semplice ma siamo soddisfatti per essere riusciti a costruire le tre rose delle squadre a livello numerico, che era la cosa più importante: ripartire da una base. Poi vedremo se e come intervenire ancora. Tutto questo però non ci spaventa, anzi c’è grande voglia di fare in tutti noi. Proprio questo entusiasmo, le idee chiare, la voglia di crescere e strutturare nuovamente una realtà che ha grande storia, tradizione e ambizione. Una società che è stata chiara fin dall’inizio e che mi ha dato subito lo stimolo ad intraprendere questa avventura. E io cerco e cercherò di portare la mia esperienza, le mie idee e i miei principi. C’è tanta voglia di fare e bene, ricostruendo blasone e senso di appartenenza, cominciando dall’organizzazione e dalla coesione di tutte le figure della società. E fin da subito mi sono reso conto di quanto sia determinante e fondamentale, come qui a Novara, avere strutture e struttura, consenta di svolgere al meglio il proprio lavoro e consenta un costante confronto e vicinanza tra le diverse anime e ruoli del club».
Partenza un po’ e inevitabilmente ritardata visto il fresco ritorno nei professionisti e soprattutto il primo passo verso la vera ricostruzione anche del settore giovanile, che si presenterà al via nelle tre categorie nazionali: Primavera 4, Under 17 e Under 15, già al lavoro e con guide tecniche delineate. Semioli sarà alla guida della Primavera coadiuvato da Viola, sulla panchina dell’Under 17 Simone Olivi, ex Alcione, su quella dell’Under 15 Simone Vecchio, ex Sisport e Torino: «Con Semioli - commenta Fabbrini - ci conosciamo da anni e quando c’è stata l’opportunità di portarlo a Novara non ho e non abbiamo esitato. Con Olivi ci siamo conosciuti e piaciuti fin da subito. Lui arriva da una società importante come l‘Alcione, con tradizione e cultura. Con Simone Vecchio invece condividiamo in pieno filosofia, metodi e approcci fin da quando era alla Sisport e poi negli anni di collaborazione al Torino».
E la fortuna di aver ritrovato casa a Novarello: «Un impianto splendido e una casa speciale. E devo dire che già solo dopo poche settimane di lavoro, ho già toccato con mano quanto sia importante avere le strutture adatte. Solo così ci si confronta, si vive e si lavora condividendo idee e pensieri, avendo i ragazzi sotto osservazione e potendo lavorare al meglio. In queste settimane abbiamo dato priorità all’allestimento delle squadre e ora, dopo l’1 settembre, cominceremo a fare le nostre valutazioni e un primo bilancio sulle cose fatte e da fare. A livello personale spero di riuscire a mettere tutti i tasselli al posto giusto e iniziare il percorso che abbiamo immaginato. I risultati dovranno essere una conseguenza del lavoro fatto da tutti e devono essere una prospettiva a cui guardare con entusiasmo e grande voglia di lavorare, consapevoli che il cammino non sarà breve e semplice. La volontà è quella di riportare il vivaio del Novara ai livelli di qualità e organizzazione che ha conosciuto nel recente passato. Non sarà semplice ma già in queste settimane ho visto davvero una società con idee chiare e tanta voglia di realizzarle».
Prime settimane che hanno detto e significato che cosa per Andrea Fabbrini in questo viaggio biennale così come l’accordo sottoscritto col Novara? «Colpito fin da subito dallo splendido ambiente che si respira in ogni ufficio della società: giovane, che lavora bene, con entusiasmo. Io spero di poter mettere la mia passione e voglia al servizio di questo club storico e ambizioso, avendo lo sguardo al presente e al futuro, perché non esiste crescita e non arrivano i risultati se non ci sono le basi, le condizioni e il contesto giusto per poterle mettere a frutto».