Under 14
21 Febbraio 2023
UNDER 14 INTER: a sinistra Giuseppe Matarrese, a destra il figlio Thomas
Cos'è il destino? «Indica l’idea di una predeterminazione delle cose che accadono, percepita come immutabile, quasi come il frutto di una volontà ferma al di sopra delle capacità di azione e comprensione umana», parola di Treccani. Tutti ne parlano, pochi riescono a comprenderne il vero significato. Delle volte sembra remarci contro, altre rappresenta l'unica spiegazione - più o meno plausibile - al verificarsi delle cose. Detto ciò, nel raccontare la storia di Giuseppe e Thomas Matarrese - padre e figlio - è impossibile non tirarlo in mezzo.
Partiamo da un collage di foto. Quella di sinistra risale a trent'anni fa e ritrae papà Giuseppe, all'epoca appena tredicenne, con la maglia dell'Inter. Tra le mani ha un pallone, il ciuffo è biondo e negli occhi si intravede la fame - tipico per un giovane innamorato del calcio. Alla sua sinistra, inoltre, Andrea Zanchetta: attuale allenatore dell'Under 18 dell'Inter nonché ex calciatore, tra le altre, di Chievo, Foggia, Lecce e Cremonese. Quella di destra è ben più recente e immortala Thomas, il figlio, sempre con la maglia dell'Inter. Il ciuffo è rigorosamente biondo - tale padre, tale figlio - e la costante è sempre l'amore per il pallone. Anche gli occhi sono i medesimi: stesso colore, stesso fuoco, stesso messaggio.
Papà Giuseppe - detto "Beppe-gol" - la maglia nerazzurra l'avrebbe salutata pochi anni dopo. Le stagioni all'ombra della Madonnina furono in totale tre, tutte a livello di settore giovanile. «Fisicamente non crescevo e mi mandarono via» spiega l'ex calciatore. Ma come suol dirsi, solo toccando il fondo si può risalire. La sua carriera è poi continuata nel segno di questo motto e le soddisfazioni non sono mancate: l'esordio in Serie C a 27 anni, gol a raffica nelle serie minori e una parentesi - quella con il Cervia - che gli regalò una certa popolarità. Erano gli anni di Ciccio Graziani e del reality show "Campioni, il sogno", in onda su Italia 1 e capace di segnare una generazione intera. «Me ne andai dopo pochi mesi - spiega Matarrese - perché nacque il mio primo figlio (Nicolò, fratello di Thomas, ndr) e volevo stare accanto a mia moglie. Resta però una bellissima parentesi: Ciccio Graziani stravedeva per me».
Viceversa, Thomas la casacca nerazzurra non ha alcuna intenzione di togliersela e ce l'ha cucita addosso da quasi dieci anni. Precisamente dal 2013, quando Roberto Dell’Acqua - volto noto nell'area scouting dei nerazzurri - lo vide per la prima volta una domenica a Seregnello. Tempo qualche settimana ed ecco il passaggio proprio dal Seregno all'Inter: il resto è storia. E che gran bella storia, bisognerebbe aggiungere, perché il percorso del classe 2009 fin qui è stato a dir poco fenomenale. La stagione della svolta è sicuramente quella attualmente in corso e i numeri lo confermano: 9 presenze e 7 gol. La maggior parte li ha messi a segno nel girone A con la formazione guidata da Sala, ma è stato anche capace di andare in gol con quella di Pedrinelli nella trasferta dello scorso 29 ottobre contro la Pergolettese. Come? Subentrando dalla panchina nell'intervallo, facendo passare appena cinque minuti e firmando il definitivo 2-1 per i nerazzurri.
Giuseppe e Thomas: uniti dal DNA in tutto e per tutto. Ma in tutto e per tutto per davvero, difatti le analogie tra i due riguardano anche gli aspetti puramente tecnici. Il primo ha sempre giocato da seconda punta ed ha fatto della tecnica il proprio punto di forza: mancino raffinato, grandi doti balistiche e un ottimo killer instinct davanti al portiere. Per il secondo vale più o meno lo stesso discorso: dal centrocampo in su può giocare praticamente in qualsiasi ruolo, ha un'innata freddezza davanti al portiere e i suoi tratti distintivi sono estro e fantasia. Una differenza però c'è: l'utilizzo del piede debole. Se Beppe-gol ha basato una carriera intera sul suo magico mancino, Thomas utilizza indistintamente sia destro che sinistro. Inoltre pare destinato ad un fisico più strutturato di quello di papà - attualmente è alto 172 centimetri - e ciò lo potrebbe portare a ricoprire più ruoli, per esempio quello di regista. In questo senso i paragoni si sprecano, ma non può non venire in mente Pirlo: nato trequartista ma spostato poi davanti alla difesa da Mazzone, per quella che forse è stata l'intuizione più importante della storia recente del calcio italiano. Tempo al tempo, intanto Thomas gioca con la numero 10 sulle spalle e nel 4-4-1-1 di Sala agisce alle spalle di Dade: lui inventa, il compagno finalizza. Ma anche viceversa, come si può evincere dai numeri.
Con un padre come Beppe-gol è facile immaginare che Thomas sia cresciuto a pane e pallone. Se non altro perché il primogenito Nicolò, 17 anni, al calcio ha preferito il body building, limitandosi a colpire qualche palla al parco con gli amici. Tutte le nozioni, i racconti e i consigli sono andati a lui. Quelli di papà Giuseppe, chiaramente, ma anche quelli di nonno Saverio, scomparso quasi un anno fa e primo tifoso di Thomas, tanto che è sempre stato presente alle sue partite. «Negli anni ho avuto diverse esperienze da calciatore. Cerco di dargli quanti più consigli possibili - spiega Matarrese - e di stargli vicino nei vari momenti, come adesso che è infortunato (dovrebbe rientrare nel giro di 10 giorni dopo leggero fastidio al flessore della gamba destra, ndr)». Infine una frase che non lascia spazio a interpretazioni: «È un predestinato: sono sicuro che diventerà più forte di me e migliorerà quanto ho fatto nella mia carriera». Parola di Beppe-gol.